Hector Peres non conosceva la forza di gravità. Sapeva che i piedi stanno a terra, sapeva che se molli qualcosa questo qualcosa cade, sapeva ciò che l'esperienza gli aveva insegnato ma non sapeva di preciso cos'era la forza di gravità. Nessuno gliene aveva mai parlato e lui aveva vissuto lo stesso ventisette anni.
Hector Peres era stato concepito su di un treno, sua madre l'aveva partorito in una strada di un piccolo paese sudamericano poi, morendo, l'aveva abbandonato in un mondo assurdo, crudele con chi è solo.
Così lui aveva conosciuto la vita poco alla volta, facendo esperienza sulla propria pelle, pagando di persona ogni piccola acquisizione, ogni minima conoscenza.
A sette anni era pastore.
A nove anni e mezzo era ospite in un orfanotrofio.
A dieci anni era clandestino su di una nave mercantile.
A undici anni era lavapiatti in un paese di cui non conosceva neanche il nome.
A quattordici anni rimase in ospedale tre mesi per curare le fratture che si era procurato cadendo da un treno in corsa.
A sedici anni fece l'amore con uno zingaro che gli disse che si faceva così, tra uomini.
A diciotto anni rubò un'auto.
A diciannove anni rimase in prigione nove mesi per aver rubato della frutta in un mercato.
A ventuno anni fece l'amore con una ragazza che morì di overdose due mesi dopo.
A ventidue anni vide un vecchio piangere per il suo cane schiacciato in mezzo alla strada.
A ventisei anni lavorava come buttafuori in un locale di periferia.
A ventisette anni è alto coi capelli lisci e scuri, lo sguardo incomprensibile di chi non capisce e non è capito, e nella tasca sinistra dei pantaloni ha un coltello a scatto con incise sul manico poche parole: “Hai già pensato a cosa fare? No? Allora pensaci!”.
Immerso nell'acqua calda Hector Peres osserva il suo pene che galleggia pigro e molle nel centro della vasca, sembra un pesce strano venuto a prendere una boccata d'ossigeno in superficie. Ogni tanto Hector immerge la testa completamente e in quella posizione, ad occhi chiusi, ascolta i rumori che giungono ovattati alle sue orecchie... nell'appartamento di sotto qualcuno ascolta musica ma il motivo è incomprensibile.
Riemergendo con un soffio trova di nuovo lì quel pesce strano che lo osserva con un occhio solo. L'acqua è tiepida ormai e con un piede Hector rimuove il tappo che chiude il buco.
Gradualmente il corpo riemerge: prima compaiono le ginocchia, quindi il torace, l'addome, le punte dei piedi, ed è lì, in quel momento che Hector scopre che il suo corpo ha un peso, che le sue braccia, le sue gambe, mano a mano che l'acqua scivola via gorgogliando nel buco, acquistano solidità, aumentano di consistenza, diventano un corpo.
L'acqua scende pettinando i peli delle sue cosce e appesantendo sempre più le sue membra che ora gli sembrano piene di piombo.
Quando la vasca si è completamente svuotata, schiacciato sul fondo c'è lui, Hector Peres, che non sa cosa sia la forza di gravità, non lo sa perché nessuno gliel'ha mai spiegato e addosso a lui, c'è moribondo, quel pesce strano, forse un abitante delle profondità marine risalito fin lì chissà come, sfidando la forza di gravità, quella forza sconosciuta.