Aggiratevi per le biblioteche, arrampicatevi sulle pile di libri come fossero scalini, odorate i libri come fossero profumi, indossateli come fossero cappelli, sulle vostre teste pazze. Che possiate essere innamorati per i prossimi ventimila giorni! E per amore rifate il mondo.
(Ray Bradbury)
Elogio del libraio. Elogio del libro, perché un libro resta un libro. Il suo fascino non cambia, italiano, francese, spagnolo, inglese o russo che sia. La sua carta, patinata, liscia o ruvida poco importa, profuma in tutte le lingue del mondo. Emana essenze di fantasie e viaggi miracolosi a qualsiasi latitudine lo si trovi o lo si legga. La sua copertina invita a entrare in un mondo, che è quello di ciascuno di noi.
Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso.
(Marcel Proust)
Un libro è sempre una storia unica, quella che ognuno vuole trovarci. Quello che ci porta dove vogliamo andare, ma anche dove non pensiamo saremo mai potuti andare. Le sue pagine accarezzano le dita, indipendentemente dalle lettere dell’alfabeto di cui sono composte. Anzi, talora proprio i suoi caratteri arzigogolati e degni di un disegno rinascimentale, come quelli del cirillico, sprigionano il loro immutevole fascino.
Per mettermi di buon umore devo leggere qualcosa di musicale e, come un bambino che corre dalla mamma, mi sprofondo in un libro.
(Virginia Woolf)
I libri hanno la loro casa, piccola o grande, luminosa o buia, aperta o chiusa, ricca o povera, maestosa o umile, nascosta e segreta o visibile. Hanno i loro luoghi. La bellezza delle librerie.
Ci sono posti magici in cui vuoi sempre ritornare, luoghi che ti invitano a entrare e a rimanere. Luoghi dai quali non usciresti mai. Sempre a guardarti intorno, a curiosare. Spazi dove il tempo non esiste più, dove la paura scompare, la bellezza riappare, la solitudine vola via.
Sono quelle piccole e curate librerie, spesso indipendenti, dove vi ritrovi una specie ormai quasi estinta (anche se a Roma, ammetto, ne ho trovati più di quanto pensassi), il libraio che legge, quello che consiglia, quello che capisce in cosa ti vuoi immergere, in quale storia ti vuoi perdere, in quale pagina vuoi sognare. Un legame empatico fra lui e il lettore è fondamentale, se poi sei un frequentatore assiduo di quello spazio quasi utopico e difficile da immaginare (oltre che da trovare), ormai il libraio preferito sa subito dove dirigerti.
Spesso in quel piccolo negozio si riuniscono anche gruppi, un momento e uno spazio dove un libro diventa tanti libri, tante letture, tante interpretazioni, tanti scambi e opinioni. Uno stesso volume, una stessa copertina colorata, mille visioni. Perché ognuno è diverso, unico, originale e con la sua storia, bella o brutta, facile o difficile. Un po’ uno, nessuno e centomila anche qui, passatemi la riflessione.
Gli anglofoni convinti e incalliti parlano di book-coaching, comunque lo si chiami si tratta di entrare in relazione, di dialogare. Quando si va in una libreria si cerca sempre un contatto, una storia che ci faccia sognare o dimenticare, magari capire qualcosa di davvero ignoto. Se il libraio è attento, intuirà immediatamente se quello che cerchi è per te o per qualcun altro, se potrà consigliarti qualcosa che vada incontro ai tuoi gusti e alle tue riflessioni, se potrà aiutarti nel trovare una risposta a un quesito che ti disturba o ti inquieta.
Sarà lui, o lei, a capire se alcune pagine potranno arrivare al momento giusto, se potrà guidarti nella ricerca dell’energia di cui hai realmente bisogno. Non è facile sentire, percepire e reperire la connessione fra la persona e “il libro giusto”, che si tratti di adulti o, soprattutto, di bambini. Ma l’intuito di un bravo libraio porta alla magia, a quella leggerezza di cui hai bisogno. La libertà spesso la trovi e la compri in una buona libreria. Anche grazie a lui.
Una libreria è un posto dove le idee dormono tra le copertine, aspettando che tu le scopra.
(Lois Ehlert)
Molti libri lasciano qualcosa dentro che può arrivare a qualcuno e non a qualcun altro. Capirlo è un dono. Un buon libraio ce l’ha. Si chiama semplicemente empatia. Una qualità che, a questo mondo assurdo, appare sempre più rara.
Spesso ognuno in un libro ci vede soprattutto quello che sta cercando per sé. Un buon libraio lo sa. Ci si può riunire leggendo pagine che hanno colpito e condividere con un gruppo di lettori attenti e curiosi la lezione o la morale o anche solo la sensazione che alcune parole hanno provocato. Ci si può riunire per capire come stare bene qualche ora solo con parole e pagine fitte, piene di esse, come poter passare una lunga domenica soli con sé stessi e le storie di personaggi in cui ci ritroviamo. Il buon libraio ci rende unici e creativi, ci conduce per mano lungo le viuzze colorate di un mondo fatato fatto di storie. Lui sa qual è la migliore per ciascuno di noi. Io ne ho trovati, di buoni librai. Buona ricerca, allora!
Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.
(Virginia Woolf)