Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L'audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.
(Johann Wolfgang Goethe)
Alcuni incontri significativi nascono da un atto audace, dal coraggio di estrarre un filo magico dagli intrecci delle tessiture dei mondi invisibili.
Ecco perché ho scelto un personaggio del calibro di Fabrizio Catalano, autore, regista, sceneggiatore, traduttore, per questa ‘conversazione soavemente sovversiva’. E se non bastasse, il nostro regista è anche il coordinatore delle celebrazioni per il centenario della nascita di suo nonno, il grande Leonardo Sciascia, un libero pensatore, osservatore critico dei suoi tempi. Di certo ne ha assorbito i principi, le idee, il suo intelletto ne è stato forgiato respirandone il genio, come lui stesso ha affermato sostenendo che ne “percepiva le atmosfere”.
Ascoltando, infatti, una delle sue tante interviste, mi hanno colpito frasi come: “Viviamo in un periodo di eccesso di tecnologia ma di scarsa consapevolezza” o “Gli intellettuali sono gli anticorpi della società”.
In un’epoca come la nostra dove si sta sempre più affermando un pensiero unico che fagocita tutte le menti, Catalano offre spunti di riflessione divergenti rispetto alla normalità imperante sia a livello nazionale che internazionale.
Quale eredità etica ed intellettuale hai ricevuto da Leonardo Sciascia?
Credere nelle idee ed essere disposto a lottare per affermarle. Intanto però bisogna averle, le idee…
Sicuramente, anche se vivo in un frangente storico diverso, una parte del patrimonio ideologico di mio nonno, inteso nel credere in idee e ideali, appartiene al mio corredo genetico, ma abbiamo un modo differente di declinare le idee. Mio nonno non era cosi taciturno come lo descrivono, però non era nemmeno loquace come me. In ogni modo, non mi sforzo di muovermi nel solco della sua lezione, infatti mi risulta umanamente facile non accettare compromessi, anche se lo sforzo si rivela moltiplicato per le differenti regole della società attuale. Sciascia scrisse un articolo dirompente e provocatorio per quei tempi, I professionisti dell’antimafia, ebbene a me piacerebbe scriverne uno intitolato I professionisti della democrazia, intendendo tutti coloro che affermano di portare la democrazia ma in realtà la compromettono, come sta accadendo oggi in Italia. A parte l’improponibile paragone tra me e mio nonno, Sciascia scriveva per Il Corriere della Sera, che non solo oggi non pubblicherebbe il mio articolo, ma nemmeno l’articolo più famoso di mio nonno.
A proposito poi di ascendenze familiari, sono stato educato al razionalismo, ma credo di arrivare alle mie conclusioni visionarie non per interconnessioni razionali, semmai per intuito.
Qual è il tuo punto di vista sulla situazione attuale del nostro Paese e del resto del mondo?
Potrei riassumerlo in una parola: “desolazione”, ma volendo essere più sfaccettati, osservando quanto accade in Italia e in gran parte del pianeta - salvo alcuni rari esempi di governi o gestioni più felici - il concetto imperante sembra essere quello di desolazione, tristezza, amarezza, rabbia, collera. Se vogliamo rimanere entro i confini della nostra nazione, a prescindere dalle idee di ognuno, uno dei grandi limiti della società è di non riuscire più a valutare gli eventi e le azioni con obiettività. Credo che, nel momento in cui un Governo sia votato contemporaneamente dalla signora Segre, reduce dai campi di concentramento, e dalla signora Polverini, che adotta ancora il saluto romano siamo giunti a un cortocircuito ideologico e culturale irrisolvibile. Il dramma ovviamente è che, quando la Segre e la Polverini votano la stessa cosa, è la Polverini che ha ragione! E forse, mi permetto di dire, che qualcuno, in riferimento alla signora Segre, dovrebbe cominciare a preoccuparsi non solo di intercettare, individuare e punire chi insulta una signora anziana che ha sofferto pene che non si possono augurare a nessuno e che restano una macchia indelebile nella storia di questo continente, ma anche di cogliere che, da qualche tempo, la sofferenza di questa signora è sfruttata e usata in modo assai scorretto: per cui l’immagine è veramente quella della desolazione.
Ti riferisci anche al fatto che non esistono più ideali politici, visioni lungimiranti rispetto al futuro del Paese, ritieni sia tutto riconducibile a questioni di interessi e profitto?
Esatto! Se volessimo cercare un appiglio nei vecchi ideali dovremmo ammettere che nel Parlamento italiano siedono solo partiti di destra; partiti di destra liberali che fanno gli interessi dei ricchi come il Partito Democratico e Forza Italia, partiti di destra che stimolano gli istinti come Fratelli d’Italia, la Lega o anche il Movimento 5 Stelle, che è un particolare cortocircuito, un partito nato per incanalare gli istinti ma che in realtà è diventato una sorta di Democrazia Cristiana senza cultura.
Assistiamo da tempo a un processo educativo che schiaccia e reprime la capacità di mettere in discussione le idee, conducendo addirittura a credere di non avere assolutamente scelta. Cosa pensi di questa sottomissione silenziosa a tutte le imposizioni dei decreti, alla limitazione dei diritti personali e civili?
Ritengo che tutti questi divieti non abbiano prodotto grandi risultati, non voglio mettere in discussione la buona fede di ognuno, anche se non ne sono certo, ma volendo ammettere che all’inizio della pandemia si fosse realmente spiazzati, questo vale per il Governo italiano come per tanti altri, è evidente che restare chiusi a casa non sia la giusta soluzione, del resto storicamente si sa che il proibizionismo non è risolutivo. Se proibisci di bere alcool, la gente berrà di nascosto, se proibisci alle persone di uscire di casa, una parte delle persone rispetterà questo provvedimento, ma un’altra parte comunque uscirà, quindi presumibilmente il provvedimento stesso sarà fallimentare non giungendo a risolvere il problema. Ormai è chiaro e palese che una percentuale della popolazione ceda a queste tentazioni, e questa è una reazione naturale che può essere condannata ma non evitata.
Dove sono finiti gli intellettuali? Quelli che hai definito “anticorpi della società”, le figure che sovvertono gli schemi, li ribaltano, pungolano le coscienze e veicolano altre interpretazioni della realtà?
Si dimentica che oggi siamo imbrigliati in questo concetto astratto e vago di “politicamente corretto”: se lo intendiamo come non insultare o abusare del più debole è un fatto, ma se pensiamo alle manifestazioni dell’arte e dell’intelletto, possiamo affermare che tutta l’arte non solo del mondo latino ma soprattutto italiana è “politicamente scorretta”. Dante ha scritto la Divina Commedia per vendetta, Caravaggio non era politicamente scorretto? Botticelli, che ci sembra così sensuale e poetico, ha dipinto una nascita di Venere in un tempo in cui tutti rappresentavano Madonne. E se andiamo avanti verso tempi più recenti, mio nonno o Pasolini non erano politicamente scorretti? Il Western all’italiana, il genere di cinema largamente più visto nel secolo scorso in tutto il mondo, non era politicamente scorretto? La nostra forza era questa.
Se mettiamo a confronto, dopo la rivoluzione di Caravaggio, i quadri dei pittori olandesi e quelli dei pittori italiani notiamo che i primi hanno una luce infinitamente più raffinata e sono politicamente corretti - vediamo l’astronomo col mappamondo, la ragazzina che legge la lettera - mentre nei quadri caravaggeschi italiani sono raffigurate la ragazza che taglia la testa al gigante e le prostitute, viene cioè rappresentato un mondo più vero, forse meno raffinato ma piuttosto sfacciato, se non addirittura totalmente inverecondo.
L’arte politicamente scorretta che sovverte i dogmi, anche religiosi, è quindi latitante in questo periodo storico?
L’artista, l’intellettuale - parola quest’ultima assai vaga - devono essere divisivi. Rispetto alle recenti celebrazioni del centenario di mio nonno sono rimasto stupito e anche un po' deluso da una certa unanimità: perché Sciascia non deve piacere a tutti, anzi a qualcuno non deve piacere. Nel suo penultimo romanzo Il cavaliere e la morte, mio nonno ha scritto che “la sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”: è esattamente quello che sta accadendo oggi nel mondo, quindi egli non può piacere a chi ci governa, deve piacere a chi vuole mandare in frantumi il sistema. In questo stesso dialogo tra il protagonista del suddetto romanzo breve e un suo interlocutore, quest’ultimo risponde: “Di tutti i cittadini, anche di quelli che spargendo insicurezza si credono sicuri”. È questo che ci dà speranza al giorno d’oggi, che l’insicurezza si ritorcerà contro chi la sta spargendo.
Quale significato nascosto si cela secondo te dietro gli avvenimenti contemporanei?
Devi sapere che su molti argomenti sono quello che si può definire un estremista. Prendiamo in considerazione, per esempio, il mondo dell’informazione. Assistiamo ad una estremizzazione: da una parte vi è un’apparente libertà di espressione attraverso i social, tutti possono avere un sito Internet ed esprimere le proprie idee, d’altro lato circolano nel web molte notizie false, tendenziose, addirittura folli. Mi posso anche permettere di dire - e nel circuito italiano ciò è palese - che i mezzi di informazione più tradizionali sono quelli più inattendibili: mi spiego meglio, i tre grandi quotidiani più letti La Repubblica, Il Corriere della sera, La Stampa, sono diventati i più inaffidabili in Italia. I grandi mezzi di informazione tendono a fare un unico pappone in cui chi dice che la terra è piatta e chi sospetta che il virus potrebbe essere nato in laboratorio sono la stessa cosa, invece la terra palesemente non è piatta, il virus molto probabilmente è nato in laboratorio. Vorrei dire che chi ha qualche vago contatto con le alte sfere delle forze dell’ordine è consapevole che l’origine non naturale del virus sia per molti un segreto di Pulcinella, anche se bisogna mantenere il beneficio del dubbio, visto che non si possiedono informazioni di prima mano.
Abbiamo la libertà di attingere alle più svariate fonti giornalistiche, ma quanto pesano controllo e censura sulla vera informazione?
Si attua una censura enorme e anche un’autocensura. Voglio farvi un esempio: in un film western del 1967 intitolato Se sei vivo spara, a un certo punto dei banditi messicani si ubriacano, hanno davanti un ragazzino biondo e, benché la scena non si veda, si capisce che lo violentano. Filmare una scena del genere non vuol dire avallare lo stupro di minori, ma significa raccontare la realtà: siamo messicani, siamo dei delinquenti, ci sentiamo esclusi dalla società, abbiamo accumulato frustrazioni, possediamo meno mezzi di difesa, abbiamo questo ragazzino biondo, effeminato, che rappresenta al contempo la parte debole di quelli che ci hanno emarginati e ci vendichiamo su di lui. Oggi non solo taglierebbero la scena, ma non la filmeresti per varie ragioni, sponsor, pubblicità, etc. Non sei bloccato dagli altri, sei tu che ti blocchi, perché se decidi di farlo devi affrontare una sorta di isolamento. Non tutti hanno il coraggio e la forza di essere isolati perché c’è il problema di pagare le bollette, di lavorare, per cui non a tutti si può chiedere l’atto eroico di opporsi singolarmente al sistema.
Come sarà il nostro prossimo futuro?
Non riesco a non vedere nel futuro, sparpagliata per questo continente, una situazione che affettuosamente chiamerei ‘Guerra Civile’, non perché rappresenti una mia aspirazione, piuttosto perché se chi gestisce il Potere opera una tale negazione della realtà, la realtà verrà a galla comunque immancabilmente vincitrice. In una poesia del poeta belga Georges Rodenbach si afferma: “La vie impérieuse, habile aux manigances, a des tapotements de doigts sur les cloisons”. Ossia, “per quanto tu ti rinserri dentro casa la realtà verrà sempre a bussare alla finestra”. Il mondo si sta impoverendo, chi è ricco lo è per soldi che non esistono. Pare che il famoso vecchio ministro zoppo tedesco abbia detto, mentre faceva fallire la Grecia, “io sogno la troika a Parigi”, ma questo desiderio si scontrerà col fatto che la Francia possiede la bomba atomica e la Germania no, la Francia non fallirà mai se può con una bomba atomica su Berlino risolvere il problema e questo si può moltiplicare per ogni contrasto, per quello tra Stati Uniti e Cina e così via. In una società patriarcale, per chiudere il cerchio, basata sulle potenze, se neghi la realtà non puoi che arrivare alle estreme esplosioni di violenza.