Matteo Perazzoli nasce a Verona nel 1979. Già a soli quindici anni s’innamora della street art, l’arte dei graffiti. Questa sua passione lo accompagnerà per una decina di anni.
Terminato il liceo artistico Matteo si trasferisce a Milano, dove si dedica al design tipografico, al graphic design ed all’illustrazione. È anche un visual designer ed è stato tra i giovani writers veronesi maggiormente apprezzati. Attraverso la serigrafia handmade, una delle forme d’arte che usa per esprimersi, ama riprodurre immagini ed illustrazioni su magliette o altri supporti. Per diversi anni ha avuto modo di progettare svariate grafiche per alcune aziende che operano nel campo della moda streetwear e non, come Lobster, Bastard, Golden Goose.
Al suo ritorno da Milano nel 2010 Matteo apre uno studio di comunicazione e collabora come grafico ed illustratore con vari studi, riviste e case editrici come Einaudi, Laterza, Guanda, Il Sole 24 ORE e Abitare soddisfacendo le esigenze di svariati clienti in ogni ambito.
Parallelamente si iscrive allo IUAV di Venezia, dove frequenta il corso di Arti Visive.
I suoi disegni colpiscono e rapiscono l’osservatore per il suo tratto immediato, minimale e deciso, ma anche i contenuti delle sue opere, chiari e diretti, rimangono al centro della sua esplorazione artistica, costruita su linee essenziali e ricche di significato. Si dedica anche alla pittura utilizzando calce, acrilico, gesso, terre e materiale di recupero di diversa natura come pezzi di armadi o vecchie assi da cantiere.
Sei un artista eclettico, ma qual è la forma d’arte grazie alla quale riesci ad esprimerti al meglio e perché?
Non ne ho una preferita… Ho imparato varie tecniche visive che uso all’occorrenza per esprimermi o lavorare.
Parlaci dell’anagramma Dream Merda che hai scritto su un muro bianco, ma anche su una tua t-shirt. È stata una sorta di provocazione?
Sì, una provocazione che racchiude due modi diversi, opposti…, un gioco! Amo gli anagrammi e le lettere. E nel 2008 ho creato quest’opera sul muro per un evento artistico a Verona. Peccato che sia stata copiata da altri a Milano. La paternità dell’opera in ambito artistico è sicuramente mia.
Ti piace molto provocare?
Provocare e giocare con l’arte è l’essenza della vita.
Sei anche un tipo romantico se penso alle lettere che hai realizzato con diversi materiali di riciclo per la tua mostra Love+Letters, Amore+Lettere, realizzata proprio un anno fa durante il periodo di San Valentino e tenuta al famoso Caffè Mazzanti di Verona. Cosa ci racconti al riguardo?
Non so se sono romantico, ma mi piacciono i sentimenti… Ho un’onestà intellettuale che cerco di seguire…
Il tuo tratto nel disegno diventa da “consistente” a “minimale”: come sei arrivato a questo risultato?
Dopo anni di lavoro, prove e studi mi sono accorto che la sintesi delle forme è la strada più immediata e giusta per far arrivare un messaggio. Cerco sempre l’essenza delle cose.
Attraverso i tuoi graffiti cosa hai voluto comunicare al mondo? Erano più messaggi personali, come il cuore infranto, oppure erano soprattutto messaggi universali?
Volevo farmi sentire ed esserci. Volevo dire la mia graficamente e nell’arte. Esprimermi mi è indispensabile come l’aria che respiro.
Da dove prendi l’ispirazione quando crei un’opera d’arte?
Da tutto quello che mi piace, da artisti che prima di me hanno cercato e trovato metodi e concetti originali. Il vero riconosce il vero.
Qual è lo scopo dell’arte per te?
L’arte dovrebbe rompere gli schemi e andare oltre le cose non dette. L’arte è qui per salvare l’uomo.
Cosa ti disturba di più della società in cui vivi?
Mi disturba la mediocrità e la pochezza d’animo. Ora ci troviamo in un nuovo medioevo. A causa dei social intere generazioni sono diventate dei veri e propri followers senza spirito critico, ma rimango comunque positivo. Corsi e ricorsi della storia…
Secondo te un artista quando si sente completamente realizzato?
Quando è soddisfatto del suo lavoro. Quando la comunità gli conferisce importanza.