Giacomo Puccini (1858-1924) fu il più grande compositore dell'opera italiana dopo Giuseppe Verdi. Era l'ultimo discendente di una famiglia che per due secoli aveva fornito i direttori musicali del Duomo di San Martino a Lucca.
Inizialmente Puccini si dedicò alla musica, quindi, non come vocazione personale ma come professione di famiglia. Rimasto orfano del padre all'età di cinque anni, il comune di Lucca sostenne la famiglia con una piccola pensione e mantenne la posizione di organista della cattedrale per Giacomo fino a quando non questi raggiunse la maggiore età.
Una rappresentazione dell'Aida di Giuseppe Verdi, che vide a Pisa nel 1876, lo convinse che la sua vera vocazione era l'opera. Nell'autunno del 1880 andò a studiare al Conservatorio di Milano, dove i suoi insegnanti principali furono Antonio Bazzini, un famoso violinista e compositore di musica da camera, e Amilcare Ponchielli, autore de La Gioconda.
Dopo aver scritto due opere di non particolare novità, Le Villi ed Edgar, Puccini ottenne con Manon Lescaut, basata sul romanzo dell'abate Prévost, il suo primo grande successo internazionale a Torino nel 1903 ed iniziò la collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, che avrebbero scritto i libretti delle sue opere più famose e rappresentate.
La partitura di Manon Lescaut, drammaturgicamente viva, anticipa gli approfondimenti operistici raggiunti nelle sue opere mature: La Bohème, Tosca, Madama Butterfly e La fanciulla del West. Alcune di queste sono tra le opere più amate e rappresentate di tutti i tempi. Le trame riguardano in genere una commovente storia d'amore, incentrata interamente sulla protagonista femminile e con un epilogo quasi sempre tragico.
Tutte e quattro le opere parlano lo stesso linguaggio musicale raffinato e limpido, con l'orchestra che crea un gioco sottile di reminiscenze tematiche. La musica emerge sempre dalle parole, indissolubilmente legata al loro significato e alle immagini che esse evocano.
La prima esecuzione (17 febbraio 1904) di Madama Butterfly fu un fiasco, probabilmente perché il pubblico trovò il lavoro troppo simile alle opere precedenti di Puccini. Nel 1908, dopo aver trascorso l'estate al Cairo, Puccini tornò a Torre del Lago e Giacomo si dedicò a La Fanciulla del West. In quel periodo dovette affrontare anche uno scandalo seguito al suicidio della cameriera, ingiustamente accusata dalla moglie di Puccini di tradirla col marito.
La prima de La fanciulla del West ebbe luogo al Metropolitan di New York City il 10 dicembre 1910, con la direzione di Arturo Toscanini. Fu un grande trionfo e con quest’opera Puccini raggiunse il culmine del suo periodo maturo.
Nel 1917 a Montecarlo, fu rappresentata la sua opera La rondine per la prima volta e poi presto dimenticata quasi del tutto, e venne ripresa solo occasionalmente.
Sempre interessato alle composizioni liriche contemporanee, Puccini studiò le opere di Claude Debussy, Richard Strauss, Arnold Schoenberg e Igor Stravinsky. Da questo studio emerse Il trittico (New York, 1918), tre opere in un atto, stilisticamente diverse tra loro: il melodrammatico Il tabarro, il sentimentale Suor Angelica e la commedia Gianni Schicchi.
La sua ultima opera è Turandot, basata sulla favola raccontata da Carlo Gozzi, che si può considerare l'unica opera italiana in stile impressionista. Puccini non completò l’opera: non poté infatti scrivere il duetto finale sull'amore che trionfa tra Turandot e Calaf. Soffrendo di cancro alla gola, si sottopose a un intervento chirurgico a Bruxelles, e pochi giorni dopo morì lasciando incompiuta la partitura di Turandot.
Puccini è un maestro del verismo musicale, permeato di lirismo ed anche di esotismo: le sue partiture sono più complesse e moderne di quanto sembrano: ha, di fatto, traghettato l'opera romantica nel XX secolo.
Il compositore ha creato uno stile molto personale, fondendo l'interesse che aveva Verdi per la melodia vocale con elementi dello stile di Wagner: in particolare, riprende dal tedesco l'uso di melodie ricorrenti, i cosiddetti o leitmotiv, e la libertà dalle forme operistiche convenzionali, assegnando un ruolo maggiore all'orchestra nella realizzazione della continuità musicale. Le opere, le arie, i cori e gli ensemble di Puccini compongono un flusso continuo piuttosto che costituire numeri indipendenti, o “pezzi chiusi”.
La struttura tipica di una scena, così come era stata introdotta da Rossini e mantenuta nella maggior parte delle opere di Verdi, è sostituita da una successione più fluida di sezioni con tempi e personaggi diversi.
La concezione della melodia diatonica di Puccini è radicata nella tradizione dell'opera italiana del XIX secolo, ma lo stile armonico e orchestrale delle sue opere mature indica che era anche a conoscenza degli sviluppi contemporanei, in particolare del lavoro degli impressionisti e di Stravinskij. Ciononostante, sebbene permetta all'orchestra di svolgere un ruolo più attivo e introduca delle innovazioni significative, Puccini è certamente un continuatore del tradizionale stile vocale dell'opera romantica italiana.