Ci sono degli incontri magici nell’infanzia, degli incontri che la sensibilità di un bambino può trasformare in destino. Per Claudia Pavone, acclamata e amata soprano in Italia e all’estero, galeotto fu un magnifico pianoforte a coda con la tastiera in avorio, un oggetto raro capace di far innamorare una bambina di quattro anni della musica e del bel canto.
Nata a Stoccarda, vicentina di adozione con ascendenze siciliane, Claudia Pavone è un’artista che rappresenta l’eccellenza italiana. Raggiunta nella sua Vicenza, il soprano, ci ha raccontato la sua storia e le difficoltà che cantanti e teatri vivono nell’era del Covid.
Fu uno Steinway gran coda, possiamo dirlo, il pianoforte che le rubò il cuore quando era una bambina. "È proprio così, fu la ragione che mi spinse a studiare musica e poi a iscrivermi al conservatorio. Avevo 4 anni e vivevo con i miei genitori in affitto in uno splendido palazzo nobiliare del Settecento in Corso San Felice a Vicenza. Al piano nobile, abitava una signora con la governante, un giorno andai a trovarla e vidi questo magnifico pianoforte a coda con i tasti in avorio, dagli anni ‘70 era stato completamente vietato il commercio dell’avorio, quindi era uno strumento davvero raro e prezioso. Ne fui rapita e la signora, che se ne accorse, mi disse queste parole:’se studierai ogni giorno, potrai avere quel pianoforte’. Non me lo feci ripetere due volte e ogni giorno alle 16.30 ero lì ad esercitarmi".
Inizia così a prendere lezioni di pianoforte all’età di sei anni ma è il canto ad affascinarla, la sua bella voce fa già parte di un coro di voci bianche, i Pueri cantores di Vicenza, dove sperimenta la disciplina e il metodo di studio che la farà diventare una stella del firmamento della musica lirica. “A 16 anni mi sono iscritta al conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza, anche se poi mi sono diplomata al Conservatorio Agostino Steffani di Castelfranco Veneto per seguire la mia insegnante che aveva chiesto il trasferimento”. Dopo il diploma Claudia Pavone partecipa a tutti i concorsi dove può far notare il suo talento, lavora e studia senza sosta. “Lo studio ha caratterizzato le dinamiche della mia infanzia e adolescenza, ha costituito il mio faro e la mia motivazione e, pur rendendomi conto di non avere la classica compagnia di amici con cui uscire o far festa, mi sentivo felice e focalizzata sul mio obiettivo. Proprio per questo ho raggiunto presto ottimi risultati e ho conquistato il podio di tutti i concorsi a cui ho preso parte”, spiega.
Il secondo magico incontro di Claudia Pavone è con un grandissimo, il maestro Riccardo Muti, che la nota e la sceglie per il ruolo di Violetta ne La Traviata di Giuseppe Verdi in forma di concerto. La guida vocale, in questo caso, viene affidata all’immensa Renata Scotto. Un battesimo del fuoco che segna l’inizio di un rapporto speciale con il personaggio di Violetta e l’inizio di una ascesa senza precedenti. “Sono molto legata al ruolo di Violetta, indubbiamente ne sono sempre stata affascinata perché è la più grande protagonista del melodramma italiano: una donna intelligente, dalla personalità forte e dalla grande sensibilità, non la stereotipata cortigiana che muore di tisi, e poi, rappresenta per me anche il ricordo dell’incontro fortunato col Maestro Muti e la Maestra Scotto che mi hanno insegnato moltissimo. Avrei dovuto interpretarla anche quest’anno al Teatro dell’Opera di Roma, nella versione di Sofia Coppola e con i costumi di Valentino, purtroppo la pandemia ha fatto cancellare molte date”.
Si è molto parlato e scritto di come il Covid abbia inferto un duro colpo al mondo della cultura e, in particolare, ai teatri e alle manifestazioni di musica dal vivo. Anche Claudia Pavone, reduce da molte stagioni di successo in Italia e nel mondo tra Russia, Cina, Giappone e Australia, ha dovuto fermarsi e riflettere non solo sulle conseguenze di questa situazione ma anche sulle lacune del proprio settore.
“È necessario ora più che mai riflettere sul ruolo sociale della cultura e del teatro - sottolinea l’artista - aprirsi a nuove tecnologie che permettano di fruire su larga scala della potenza e della magia dell’opera lirica, che non è una “cosa per vecchi” perché affronta temi universali e vicini a tutti noi. È un patrimonio nazionale amato in tutto il mondo e va valorizzato e promosso in ogni modo anche in attesa di una riapertura dei teatri e auditorium.” E aggiunge: “Certamente questo momento di vuoto dovuto al Covid mi ha provato psicologicamente soprattutto se penso che in un anno stavo a casa un mese. Questo adesso mi sembra un tempo sospeso ma non perso del tutto perché mi sta dando l’opportunità di pensare a nuovi progetti e di focalizzarmi su nuovi obbiettivi. Negli ultimi anni ho vissuto con la valigia in mano. I teatri erano la mia casa, il mio rifugio, il luogo dove sognavo ad occhi aperti, dove vivevo la mia magia. Certamente ricominceranno ad esserlo perché questa è la vita che ho scelto, la mia, è una professione che, prima di tutto, è una grande passione, fatta di tanti sacrifici e tanto lavoro, ma non potrei pensare di vivere facendo altro”.
Questa straordinaria artista è un esempio di come l’arte può essere sempre una grande fonte di consolazione e rinnovamento anche in un momento difficile come questo. Claudia Pavone continua a studiare e a prepararsi per i prossimi spettacoli che non tarderanno ad arrivare, continua a curare e coccolare la propria voce poiché la voce è tutto, al punto che ne parla come se fosse un’identità a se stante. “Quando mi sveglio la mattina è la prima cosa che controllo. La sento, verifico se sta bene, la mia voce viene prima di tutto. La tratto come se fosse una persona, mi dico oggi la voce sta bene, mi rivolgo a lei come ad una parte di me che ha una propria autonomia. La mia voce è la mia anima”. Ed è un’anima esigente quella dell’artista vicentina che richiede attenzione, estrema cura e devozione, anche perché gli obiettivi di medio-lungo periodo sono molto ambizioni. “Tra 15 anni sogno il debutto di Leonora ne La Forza del Destino di Verdi. Mi piacciono i ruoli di soprano drammatico e un altro grande sogno nel cassetto sarebbe quello di interpretare anche Norma di Bellini”.
Continua, dunque, lo studio e l’educazione sentimentale iniziata quando era appena una bambina, con la determinazione e la passione che le hanno permesso di arrivare in alto e che la porteranno di nuovo nei teatri di tutto il mondo.