La “più bella Luna nel più luminoso dei cieli stellati”. Così, dall’orbita della navicella spaziale l’astronauta, Luca Parmitano, incredulo e sorpreso, davanti all’immagine mozzafiato della Sicilia. Anche da lassù, a centinaia di chilometri di distanza, persa in mezzo al mare, la maggiore isola del Mediterraneo si staglia sull’azzurro delle acque del mare “nostrum”, come una pietra preziosa tra due continenti, non per dividere ma per unire.
La sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, il clima mite e le sue strabilianti bellezze naturali, hanno sempre fatto gola ai più grandi dominatori: Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Sabaudi, Austriaci e Borboni.
Ricca delle vestigia delle antiche civiltà, la Sicilia, ha sempre attratto poeti, scrittori e viaggiatori, da Guy de Maupassant, André Gide a Fernand Braudel, solo per citarne alcuni, che si sono innamorati perdutamente, di questa “Isola delle meraviglie”, dalle mille sfaccettature, colori, sapori, profumi e delle forme miniaturizzate, ma nette “di un Continente in miniatura”. Il poeta e filosofo latino Lucrezio, la descriveva come una terra straripante, di cultura millenaria e di ricchezze naturali, dal fascino spiazzante. Goethe la cita, magistralmente nei suoi versi immortali: "Conosci la terra ove fioriscono i limoni, l'arancia d'oro riluce nell'ombra, un dolce vento sempre spira, e i boschi sono d'alloro, mirto e rose”. Agli occhi del grande letterato e viaggiatore tedesco, Goethe, giunto in Sicilia nel 1787, la magnificenza dell'isola, “La purezza dei contorni, la soavità, il degradare dei toni, l'armonia del cielo, del mare, della terra… chi li ha visti una volta non li dimentica per tutta la vita” sprigionava intense emozioni, come davanti a un quadro di natura fiabesca di Claude Lorrain.
E proprio questo luogo ameno, idilliaco e quasi irreale, così articolato e così complesso, fatto di mille vessilli e di mille lingue, di momenti di straordinario splendore e spesso di decadenza, ha arricchito i suoi abitanti di quelle esperienze e quella profonda cultura rendendoli unici e ineguagliabili.
Nonostante la diversità e il numero, oltre tredici dominazioni, i siciliani non sono mai diventati Arabi o Angioini, spagnoli o austriaci, ma hanno conservato le tre caratteristiche della loro unicità di popolo, “intelligenza”, “diffidenza” e “umorismo”, attribuite “all'uomo siculo” e riconosciute con il termine di “sicilianità”.
Già il più grande oratore latino, Cicerone, che conosceva molto bene l’isola e gli isolani, nel 70 avanti Cristo, definiva i siciliani “come gente acuta, solare e sospettosa” aggiungendo che “qualunque cosa possa accadere ai Siciliani, essi lo commenteranno con una battuta di spirito”.
Ma cosa contraddistingue coloro che sono nativi o abitano in Sicilia, rispetto anche alle altre popolazioni del resto d'Italia? Tratti identitari forti, nati dalle stratificazioni storiche che la Sicilia ha vissuto e che hanno inciso indubbiamente nel carattere e mentalità del popolo siciliano. “L'isola plurale” di Gesualdo Bufalino, acuto osservatore di questa terra e della sua gente, che ha delineato minuziosamente più di ogni altro, le qualità e le virtù dei siciliani, il carattere e le tendenze, causate da ragioni storiche, climatiche e insulari.
Andrea Camilleri, a sua volta, esalta tuttora abilmente il carattere perspicace e intuitivo di questo popolo millenario: “Quella era l'amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull'intuìto”.
Inalterabile e refrattario alla storia, è il temperamento del siciliano per Giuseppe Tomasi di Lampedusa che nel Gattopardo lo designa destinato “a rimanere così com'è”, immutabile e riluttante.
Orgoglioso e borioso è bensì l’indole del siciliano per Giovanni Verga. Pieno di ilarità e spensieratezza è quello per Luigi Pirandello. E tanti ancora i maestri nativi dell’isola, da Brancati, De Roberto, Sciascia, Vittorini a Quasimodo, che hanno esaltato le qualità e la tempra dei siciliani e della Sicilia con solennità e maestria. Una terra che non è solo mare ma entroterra misterico e montagna sacra, il vulcano Etna con i suoi 3350 metri di altezza, isola carica di energia e magia palpabili, luminosa da abbagliare e tanto oscura da disorientarti, estroversa e generosa e nello stesso tempo riservata e avara.
Le isolette di mare blu, in contrapposizione al nero della lava dell’Etna e al verde degli arbusti spontanei, la Sicilia è tutto questo e tanto altro ancora. Una sorta di Arcadia senza tempo, dalla visione idilliaca, dalla natura palpitante e a volte ingrata. Tanta è la voglia di riaccendere i riflettori e ridare luce alla meravigliosa storia di questa “Isola del sole”, culla di civiltà e crocevia di popoli che hanno lasciato impronte indelebili attraverso l’arte, la lingua e la cucina.
L’incanto della Valle dei Templi di Agrigento, una delle zone archeologiche di maggiore attrattiva; l’inebriante profumo degli agrumeti che inspiegabilmente fioriscono anche sulle balze di fuoco e le spettacolari sciare di lava del cratere; il fascino esotico delle isolette “africane” di Linosa, Lampedusa e Pantelleria.
E ancora gli splendidi mosaici della Villa Romana in Piazza Armerina e la Tomba di Costanza Imperatrice nella cattedrale arabo-normanna di Palermo; il teatro greco di Taormina e ancora il Teatro Romano di Catania, splendida città d’arte, esempio indiscusso del barocco siciliano. E tante altre straordinarie realtà ancora da scoprire.
Perché la Sicilia non è solo Palermo o Taormina, Catania, Agrigento o Siracusa. Ma è un tessuto Urbano a dimensione Umana. Ne è viva testimonianza la predisposizione all'accoglienza da parte di una popolazione che ha convissuto con tante dominazioni e che oggi accoglie quanti fuggono da fronti di guerra e persecuzioni e approdano nei porti siciliani, finestra d’Europa. Ponte tra Oriente e Occidente.
L’autentica Sicilia con i suoi tesori nascosti è quella dei quattrocento comuni, borghi, che custodiscono il sapere antico e ove sono vive le tradizioni millenarie, lasciando tracce profonde. La ricchezza architettonica e artistica, l’incanto della natura circostante, la posizione scenografica, il buon cibo e l’atmosfera autentica e viva, quest’anno hanno premiato Castroreale nel messinese, tra i borghi più belli d’Italia, poiché ancora conserva intatto negli anni il suo fascino arcaico e contadino.
L’anno scorso è stato prescelto, Castiglione di Sicilia, tra l’Alcantara e l’Etna, nel catanese, che spicca su una collina che domina la sponda Sud del fiume Alcantara e delle gole con le sue cascate. Un tipico centro d’altura, disposto lungo un ripido pendio, che vanta una tradizione antica e la magia di un luogo, frutto di quell’inspiegabile alchimia di colori, luci, suoni e suggestioni.
La Sicilia però è anche terra di sapori prelibatezze e mistioni tra oriente e occidente. La pasta con le sarde e alla norma, anelletti a forno, poi la caponata, le melanzane alla parmigiana, le verdure in pastella, le sarde a beccafico, la cassata, i cannoli. Una cucina che seduce e inebria per la ricchezza di profumi e sapori. Terra da assaporare con ogni senso e in ogni senso.
Una Sicilia ancora inesplorata dove ritrovare le tante facce della cultura e tradizioni lontano dagli itinerari più conosciuti. Una bellezza fatta di natura, odore del mare e di ospitalità. Un’isola tuttavia viva, solidale e proiettata al futuro. Al risveglio di attività innovative sui cui puntare per farla realmente prosperare al fine di riscattarla e riconoscerle il giusto splendore. La caparbietà, la forza e le contraddizioni tipiche di questa terra, dalle mille peculiarità e opportunità per il domani.
Quattro sono i comparti su cui si sta puntando per un significativo salto di qualità e per farla visibilmente crescere: turismo, agricoltura biologica e idroponica, energie rinnovabili e tecnologie innovative. E la Sicilia può contare in modo tangibile, su giovani motivati e capaci. Sui “cervelli” costretti ormai a emigrare per nuove occasioni e opportunità di lavoro.
Una regione orgogliosa, fiera e promettente, ovvero, dalla citazione di Leonardo Sciascia:
C’è chi crede che questa terra possa crescere e diventare moderna, civile ed economicamente evoluta senza perdere però le sue suggestioni, il suo fascino, la sua cultura. C’è chi lavora perché ciò accada...