Le restauratrici del Laboratorio Polimaterico dei Musei Vaticani sono da anni quotidianamente al servizio di un patrimonio estremamente variegato e complesso, quello delle collezioni etnologiche conservate nel museo “Anima Mundi” dei Musei Vaticani. Sempre alla ricerca di nuove prospettive, grazie al lavoro sinergico con il curatore del museo e alla collaborazione di studiosi e colleghi, hanno scelto di confrontarsi sul terreno delle esperienze di restauro e degli approcci conservativi proponendo un dibattito sull'etica della conservazione del mondo contemporaneo, nella prospettiva di poter mantenere aperto e sempre vivo un confronto e poter contribuire alla formazione interculturale delle giovani e future generazioni di restauratori.
I curatori e i restauratori, attraverso il loro lavoro, la ricerca e lo studio, avviano un processo complesso di relazioni di senso e funzionalità, fatto di compromessi e responsabilità condivise da diverse professionalità, nel rispetto degli interessi di tutti coloro i quali sono legati direttamente e indirettamente alla tutela e alla trasmissione dei beni da conservare. L’accessibilità e la più ampia partecipazione alla tutela del patrimonio in tutte le sue fasi, dalla conservazione alla trasmissione dei beni culturali, costituiscono i presupposti dei nuovi paradigmi interpretativi del ruolo sociale del restauratore.
Il museo del mondo contemporaneo sta dimostrando, grazie ad una reinterpretazione continua delle sue collezioni, di sapere rispondere agli attuali mutamenti sociali e culturali. Anche in passato, proprio in risposta alle esigenze della società del tempo, il museo ha plasmato se stesso e, attraverso un proprio agire sociale, ha proposto molteplici chiavi di lettura per comprendere la realtà.
Dopo un lungo cammino, che lo ha portato a rinegoziare continuamente la propria identità e le proprie funzioni, il museo oggi ci consegna un’immagine mutevole di sé, sensibile alle esigenze di una società complessa e in continuo cambiamento. La nostra riflessione, nasce dalla consapevolezza che oggi più che mai i musei e gli stessi laboratori di restauro possano svolgere un ruolo chiave nell’educazione come strumenti di coesione sociale.
Considerata atto fondante per il terzo millennio, la Convenzione UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, conclusasi a Parigi il 20 ottobre 2005, dove si afferma il principio dell’eguale dignità e del rispetto di tutte le culture si indica tra le finalità la creazione di condizioni tali da consentire alle culture di prosperare e interagire liberamente in modo da arricchirsi a vicenda. Ed è proprio in questa prospettiva che il laboratorio considera gli oggetti delle collezioni: ambasciatori di culture diverse, spesso in pericolo.
Il museo rappresenta, una preziosa opportunità per le culture, laddove non è più una minaccia per le comunità del pianeta e smette di qualificarsi come museo degli “oggetti” per divenire museo “di e per i popoli”, portando a compimento quel processo evolutivo dell’arte che da esclusiva ed elitaria può finalmente liberare il suo potenziale inclusivo.
I restauratori sono parte di questi mutamenti in atto e sono chiamati a parteciparvi in modo attivo, in sinergia con le altre professionalità coinvolte nella tutela del Patrimonio, per lo sviluppo di una museologia sostenibile, capace di fare leva proprio sulla responsabilità sociale degli operatori culturali. Favorendo lo scambio e la sinergia tra le professioni e le specializzazioni, incoraggiando la riflessione sulle tecniche e i materiali della conservazione, si intende far emergere una pratica condivisa della conservazione, capace di valorizzare lo scambio tra le culture e la più ampia partecipazione al processo di tutela e di trasmissione del patrimonio.
Oggi sappiamo che la tutela, la valorizzazione e la trasmissione del patrimonio rappresentano uno straordinario strumento per la conoscenza e la trasmissione dei valori di identità e i patrimoni specifici di ogni popolo, la sfida che siamo chiamati ad affrontare risiede nell’investimento continuo in risorse intellettuali ed economiche, nelle capacità professionali delle giovani generazioni, per lo sviluppo di nuove forme di apprendimento partecipativo e la formazione di restauratori con competenze interculturali, appassionati allo scambio di esperienze e di saperi, interagendo con le comunità indigene di riferimento, coinvolgendole nelle scelte conservative da adottare, caso per caso, in un processo di studio e arricchimento reciproco.
Il dovere di salvaguardare l’integrità del valore simbolico e semantico di cui un oggetto è portatore in questo tempo, con il fine ultimo di restituirlo alla comunità cui era destinato e all’Umanità tutta, rappresenta una responsabilità fondamentale nei confronti della società.