Chi è Jean Le Guyader?
Sono nato in Francia trentaquattro anni fa. Dopo aver iniziato Giurisprudenza senza grande convinzione, nel 2009 sono partito per Shangai alla ricerca di nuovi stimoli e con l’intenzione di completare la mia formazione in diritto internazionale. Il richiamo dell’Arte ha però deciso diversamente per me: colpito dal fermento creativo diffuso in città ho interrotto gli studi e iniziato a collaborare con le principali gallerie d’arte europee lì presenti. A quell’epoca ci si stava preparando all’Expo del 2010 e la Cina era veramente il centro del mondo. Ho avuto così l’occasione di avvicinare e conoscere l’opera di alcuni tra i più grandi artisti del momento. Doveva essere una esperienza breve, sono rimasto in Cina sei anni, assumendo via via ruoli sempre più importanti fino a diventare direttore di galleria. Devo riconoscere che nelle mie scelte è stato determinante l’humus famigliare. Se la mia è stata una formazione “sul campo” il mio sguardo sull’Arte aveva radici più lontane: i miei genitori, fini intellettuali, hanno sempre alimentato il gusto per la bellezza e la passione per l’Arte contemporanea e moderna. Nella nostra casa capitava sovente di avere tra gli ospiti anche importanti artisti internazionali e nei week-end era normale fare lunghe trasferte per andare a mostre e concerti. Per non dire del “Grand Tour” in Italia all’età di dieci anni: un viaggio quasi profetico se guardo a quello che sto vivendo oggi.
Ti riferisci alla Woolbridge gallery?
Certamente! Un progetto straordinario nato dall’incontro casuale con Patrick Saletta, imprenditore e collezionista francese di origini italiane. Ci siamo conosciuti qualche anno fa in Cina a un party nello studio di un artista, Patrick, una genuina passione per l’Arte, entrambi francesi, l’intesa è stata immediata. Solo diversi anni dopo, alla fine dell’estate del 2019 – io già mi trovavo in Europa e lavoravo come consulente per gallerie tra Parigi, Milano e Beirut - mi ha chiamato invitandomi a Biella. Conoscevo la reputazione della città in campo tessile, sapevo di Michelangelo Pistoletto, ma, lo ammetto, ignoravo il resto: e che sorpresa è stata! E pensare che credevo di aver visto tutto durante le mie esperienze nel mondo! Invece mi sono ritrovato di fronte a così tanta bellezza inaspettata, con tutti quegli esempi grandiosi di architettura ex industriale ancora poco conosciuti. È stato in quella occasione che Patrick mi ha parlato per la prima volta della sua visione e dei suoi progetti. L’idea di creare insieme una nuova galleria in Italia è stata per me subito una tentazione irresistibile. E una sfida. Nel giro di poco più di otto mesi abbiamo ristrutturato tre piani dell’ex lanificio Pria - che Philippe Daverio ebbe modo di visitare e definì “già di per sé una installazione artistica” - per un totale di 6800mq e inaugurato quella che, a breve, diventerà una delle più belle gallerie in Europa. Entro due anni contiamo di ampliarci ulteriormente fino a coprire un totale di 20.000 mq. E la recente pandemia, se da una parte ha rallentato notevolmente i lavori e reso più complessa la movimentazione delle opere tra i vari Paesi, dall’altra ha rivelato una importante tendenza futura: la fruizione dell’Arte fuori dai contesti urbani. L’Arte non più monopolio delle grandi metropoli ma sempre di più esperienza sensoriale complessa, totale, dove importante diventa non solo la mostra del momento ma anche il territorio, la natura e la storia del luogo che la ospita. Per questo Biella con i suoi edifici ottocenteschi e la straordinaria bellezza dei suoi paesaggi ancora intatti si rivela il luogo perfetto nel momento perfetto per i progetti della nostra galleria. Non ultimo, da non dimenticare, la posizione strategica di Biella, poco distante da Milano e Torino ma anche molto vicina alla Svizzera, alla Francia e al Principato di Monaco.
Che tipo di galleria sarà Woolbridge gallery?
Fin dall’inizio – e in questa prima versione presentata al pubblico il 10 ottobre scorso è già visibile – abbiamo voluto differenziare le nostre proposte. Una parte della galleria ospita infatti una selezione di oltre 50 artisti internazionali tra i quali alcuni di origine biellese. Un’ala del secondo piano è invece occupata da una selezione di opere del celebre fotografo francese Guy Bourdin. Possiamo dire che la nostra scelta sarà sempre quella di far convivere esposizioni collettive semi-permanenti con mostre di artisti singoli. L’acquisizione di nuovi spazi nel fabbricato ci permetterà programmazioni future ancora più differenziate, con conferenze, mostre tematiche o esposizioni di artisti in residence. Vorremmo un giorno anche creare un museo d’arte fruibile solo dai bambini, qualcosa di veramente nuovo, all’avanguardia. Le idee insomma non mancano. Le nostre saranno tutte iniziative aperte al territorio pur mantenendo sempre un’impronta internazionale. Il legame con le realtà locali è naturale e fondamentale per noi. Biella ha una vocazione indiscutibile per la creatività e la bellezza e tanti spazi storici come quello che ci ospita, perfetta cornice per nuove, importanti iniziative. Con la città vogliamo creare e mantenere un rapporto di fertile collaborazione. A questo proposito, entro breve tempo, saranno aperte in diverse zone della città cinque piccoli spazi espositivi denominati Woolbridge Lab, spazi totalmente no-profit che porteranno il nostro marchio ma saranno gestiti da una selezione di giovani artisti, vogliosi di mettersi in gioco. La Woolbridge gallery porta nel suo nome il simbolo del ponte che ben traduce l’essenza della nostra filosofia: diventare uno strumento di collegamento tra realtà diverse per unire collezionisti, ricercatori, appassionati e curiosi del mondo dell’arte. Un mondo in perenne evoluzione.
Come trovi l’approccio degli italiani alle cose dell’Arte?
In Italia la bellezza è patrimonio genetico, qualcosa di profondo, che non ha a che fare con l’educazione, con la cultura. E che esula dall’epoca complessa e difficile che stiamo attraversando. Si tratta qui di “sentire” la bellezza e in questo gli italiani sono sicuramente avvantaggiati essendo stati da sempre circondati di opere d’arte. Sentire la bellezza per coglierne tutto il potenziale di vitalità, di ispirazione e creatività.
Al di là dell’estrema varietà di stili e ricerche, il mondo dell’Arte non è mai stato nel suo complesso tanto vibrante quanto oggi. E se c’è una cosa essenziale che lo caratterizza e è il potere illuminante che porta con sé. Un potere ispiratore che mostra a tutti la possibilità del cambiamento. Un cambia- mento coraggioso, senza riserve o controindicazioni. Di questo io credo oggi, abbiamo più che mai bisogno.