Ravenna ebbe nel '500 due beate, Margherita Molli e Gentile Giusti, di rara pietà, che sacrificarono la loro vita per contribuire alla riforma e alla rigenerazione della Chiesa. Circa tre secoli dopo, la scena della città fu occupata da due altre fanciulle, Marianna Bacinetti e Teresa Gamba, di conclamata bellezza, di apprezzato ingegno, anche se lontane dal praticare l'austera castità a cui si erano votate le loro lontane, ascetiche, concittadine.
Marianna Bacinetti nacque nell'omonimo palazzo di via D'Azeglio nel 1802 e, qui, nel 1819, i genitori, in cattive acque economiche, “contrattarono” il matrimonio della giovane con un ultraquarantenne marchese di Perugia attratto da una delle due icone sexy della città. Ma che tipo di bellezza era Marianna? Capelli corvini sciolti, figura slanciata e leggera, abbigliamento estroso ed esotico, gestualità spontanea e diretta. Non solo, però, un bell'oggetto erotico, ma anche spiccata intelligenza e senso critico che la faranno diventare una delle “filosofe” più apprezzate dell'Ottocento italiano. Il consorte capì di avere fra le mani un capitale prezioso, e quando Ludwig von Wittelsbach, futuro re di Baviera, se ne innamorò, non mise i bastoni tra le ruote e, col suo “silenzio-assenso”, ottenne raccomandazioni e prebende fruttuose. Quella che ormai era definita “l'amante reale” poteva tranquillamente soggiornare a Monaco, presso la corte bavarese, portandosi dietro il piccolo Vico, che assomigliava maledettamente al re Ludwig. Dopo l'abdicazione del sovrano, travolto dagli scandali, iniziò un nuovo ciclo nella vita di Marianna, che trovò nelle sue indubbie risorse mentali la forza per combattere una battaglia per la pari dignità intellettuale della donna, s'impegnò nelle lotte risorgimentali e si affermò in studi e pubblicazioni filosofiche. Dopo essere stata proclamata “donna più bella d'Italia”, fu giudicata “donna più dotta d'Italia”.
Sempre nel centro di Ravenna, in via Gamba, nell'omonimo palazzo, il conte Ruggero Gamba propose ad un anziano vedovo, il nobiluomo Alessandro Guiccioli, la figlia sedicenne Teresa. Da una testimonianza sappiamo che il Guiccioli, impugnato un candeliere, girò attorno alla ragazza per valutarne le “misure” e, soddisfatto, diede l'assenso. Pochi mesi dopo fu celebrato il matrimonio e ancora pochi mesi dopo Teresa conobbe George Byron. La fanciulla aveva occhi azzurri, “ciglia frangiate e folte, più scure dei capelli; sopracciglia d'un disegno perfetto, colorito roseo, busto florido stupendo.” Tutte doti che infiammarono il poeta inglese, consapevole della facile arrendevolezza di una ragazza vittima di un matrimonio combinato. Il marito, fiutando di trarre qualche vantaggio da un ospite così illustre e ricco, chiuse più di un occhio finché il rapporto non fu di dominio pubblico, ma anche il giovane inglese, ormai pago delle grazie di Teresa, quando scoppiò lo scandalo non si scompose più di quel tanto e a poco a poco abbandonò al suo destino una donna che considerava troppo innamorata. Teresa, dopo la morte del primo marito, si risposò con un influente uomo politico francese e a Parigi il suo salotto fu frequentato da artisti e letterati e, mostrando anche buone capacità di scrittrice, immortalò con la sua penna la figura di un Byron, che, al di là dell’esibizionismo decadente, aveva dato un’ulteriore prova della sua pochezza umana.