Abbiamo chiacchierato con il critico e curatore Giuseppe Amedeo Arnesano che ci ha raccontato uno dei suoi ultimi progetti: Giardino Project, una piccola oasi a pochi chilometri da Lecce nell’ex complesso P.E.E.P. (Piano Edilizia Economica Popolare) di Trepuzzi dove si trova, al piano terra di un appartamento condominiale degli anni ‘80, un giardino residenziale a uso privato ripensato ciclicamente come un’attività di giardinaggio mentale per le arti visive. Un luogo del tutto affascinante quindi, dove curatori e critici potranno incontrarsi e confrontarsi sulle varie tematiche che coinvolgono le arti visive.
“Giardino Project” è il nome del tuo ultimo progetto, un’isola domestica all’interno della quale le differenti pratiche artistiche vengono messe in discussione. Ci racconti come è nata l’idea, il suo concept portante, e dove nasce?
Istintivamente tutto è nato a Torino, durante una chiacchierata con Francesco Snote, ma con il senno di poi posso dire che l’idea di "giardino" deriva dall’insieme di esperienze curatoriali e formative portate avanti negli anni e che riguardano la dimensione spaziale e relazionale. Penso all’arte come un atto di condivisione e partecipazione, mi piace l’idea di concepire il mio appartamento in una mini-residenza, ospitando a settimane alterne un artista e un curatore che dialogano in maniera trasversale su una tematica.
Stefano Giuri - artista e fondatore di Toast Project Space a Firenze e Caterina Molteni - assistente curatore presso il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna sono stati i primi ospiti di “Giardino Project". Ci racconti i tipi di interventi che sono stati proposti? E come è avvenuta la scelta di ospitare queste due personalità?
Stefano Giuri ha presentato un progetto scultoreo e performativo che indaga la relazione tra lo spazio e il corpo, in un’operazione dal titolo A tu per tu con Tutankhamon, mentre Caterina Molteni ha raccontato per la prima volta l’esperienza di Bagni d’Aria, scuola di autoformazione concepita all’interno e all’esterno di una casa in montagna dalle parti di Frassinetto in Piemonte. Seguo da tempo il loro lavoro, subito dopo il lockdown ho avuto modo di incontrare entrambi per varie ragioni e dai confronti emersi è nato il Volume 0.
Come evolverà l’attività di “Giardino Project”? Al momento è programmata solo come residenza estiva?
L’attività di giardino al momento è pensata come residenza estiva, poi molto dipende dal luogo nel quale lavorerò durante l’invernata. Attualmente realizzo una piccola edizione cartacea che raccoglie il Volume 0 e in questi giorni penso a come sviluppare l’edizione 1.
Sul sito di “Giardino Project” è fruibile un’interessante bibliografia che spazia da Rudolf Arnheim a Nicolas Bourriaud. Ci racconti questa scelta? I titoli sono una tua selezione personale o condivisa con i primi ospiti?
Credo che il tipo di ricerche, gli studi e le letture che viviamo in privato debbano essere pensante come fonte di arricchimento reciproco e con spirito di condivisione. Questa selezione nasce da scelte personali, sono libri acquistati nel tempo che poi in occasione del progetto sono stati fondamentali. Alcune nuove acquisizioni nascono proprio dai dialoghi portati avanti in questi mesi.
Come critico e curatore indipendente hai altri progetti che stai seguendo al momento? Come pensi cambierà lo scenario culturale post pandemia e come hai trascorso i mesi di lockdown? È stato un periodo tutto sommato produttivo per la tua ricerca oppure no?
Sono in contatto con un editore che vuole realizzare il libro Future Interviews' Archive, dedicato alle interviste fatte ai galleristi italiani e nato come rubrica mensile, avviata grazie alla disponibilità di Elena Bordignon sulle pagine di ATPdiary. Proprio in questi giorni è uscita una bella proposta per un progetto a Milano. Invece dopo la restituzione materiale di una residenza qui in Puglia, mi hanno contatto per scrivere un saggio dedicato alle opere di un gruppo di giovanissimi artisti provenienti da tutta Italia. Credo che in questo scenario post pandemico sia in corso un temporaneo decentramento e processo di riorganizzazione da parte degli artisti emergenti che lasciano i grandi centri dell’arte, per concentrarsi direttamente nelle proprie zone di appartenenza. Effettivamente i mesi di lockdown sono stati intesi, ma ho avuto la fortuna di rientrare in Salento, a Trepuzzi (Lecce) rifugiandomi nel vedere del mio piccolo giardino.