Napoli, quest’anno ha dedicato l’iter virtuale Maggio dei Monumenti a Giordano Bruno e al suo pensiero in movimento.
Infinito universo, effetto di un dio infinito, fatto di infiniti mondi, da amare infinitamente. Era proprio senza confini il pensiero di Filippo Bruno, ancor prima di entrare nel convento domenicano di San Domenico Maggiore a Napoli e diventare Giordano. Incarcerato, giudicato eretico e condannato al rogo per le sue idee, dalla Santa Inquisizione, non ebbe vita facile. Fu arso vivo il 17 febbraio 1600, ma la sua filosofia sopravvisse all’uomo, e i suoi concetti mostrarono un universo di universi, il suo modo di pensare attivo, aprì le porte alla scienza, alla ricerca scientifica e a quella rivoluzione che ne derivò. A cosa servono le idee se non a trasformare?
Nacque a Nola, in provincia di Napoli, ma il suo carattere irrequieto, affamato di conoscenza lo portò a vivere in tante città italiane ed europee. Il suo pensiero trascende dai percorsi della Chiesa cristiana dell’epoca, dai suoi dogmi e dalle sue chiusure. La chiesa cattolica, poi capì che il pensiero, per sua natura è cammino e ricerca costante, e così cambiò anch’essa. Pensiero libero, dunque, quello di Giordano Bruno, sciolto da vincoli, e fu solo un pretesto, forse, la sua condanna, quasi a simboleggiare il conflitto fra Stato e Chiesa, quest’ultima per nulla clemente e misericordiosa, scoprì i suoi limiti e orrori. Il filosofo nolano, in vita, però ebbe a disposizione la cultura di Napoli, la Cappella Carafa di Santaseverina, che nasconde i misteri dell’epoca rinascimentale con tracce egizie addirittura.
Il martire del libero pensiero lascia importanti impronte a Napoli, proprio a San Domenico Maggiore, il Complesso Monumentale, oggi Museo Doma. Nel centro storico di Napoli, questo complesso racconta otto secoli di storia, attraverso Tiziano, Tommaso Campanella e Michelangelo da Caravaggio, Luca Giordano e Domenico Vaccaro, Cosimo Fanzago, Raffaello. Carlo II d’Angiò edificò e affidò la struttura realizzata in stile gotico ai domenicani, frati predicatori, che ancora oggi vi risiedono. Una maestosa basilica, con un organo di 1640 canne, risuona nel bel mezzo del centro storico, oggi Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il 15 febbraio del 2019, il Doma ha ricordato il filosofo con un appuntamento intitolato Giordano Bruno, ricerca e scelta di libertà. In quell’occasione i visitatori hanno scoperto i legami fra San Domenico Maggiore e Bruno, quando quest’ultimo nel 1565, decise di entrare nell’ordine domenicano. Nel percorso si può ammirare la Cappella di San Martino di Tours e i luoghi, dove il frate trascorreva le sue giornate, ispirato da sottarchi e dipinti di immagini cristiane, simboli, attraverso cui il suo pensiero diventò libero, oltre postulati e pregiudizi, al di là dell’immutabilità di antiche concezioni, che bruciarono il suo corpo, lasciando intatto il suo infinito.
L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.
Questa frase di Giordano Bruno suona come un testamento, non a caso il filosofo e frate domenicano è considerato uno dei più grandi esponenti del Rinascimento, di quella fervida età di cambiamento, che portò a nuovo modo di pensare, perché non c’è nulla di più vivo della libertà, di quella che non muore bruciando. Oggi, a distanza di secoli, ricordiamo il coraggio di quest’uomo, l’audacia e il valore; ci serviranno da esempio, ne abbiamo bisogno, per un nuovo rinascimento, per ricostruire, per immaginare un mondo libero, oggi come allora.