C’è qualcuno che ha atteso simbolicamente lo scoccare delle 00.01 del 15 giugno per dar vita al primo spettacolo dal vivo in Italia nella fase di ripresa di un settore fortemente penalizzato dalla pandemia. Lo ha fatto al Teatro Sperimentale di Pesaro Amat, il Circuito delle Marche, con 100 spettatori (su 500) ben distanziati e un unico performer in scena, Ascanio Celestini, celebre attore-narratore in Radio clandestina, spettacolo cult, ormai al suo ventesimo anno di vita, che corre dalla tragica memoria dell’occupazione nazista sino alle Fosse Ardeatine.
Molto prima, nel maggio scorso, nel cuore di un COVID-19 ancora più fremente di quanto non sia ora, un coreografo, Michele Di Stefano, sosteneva, a ragione, che si potessero sfruttare, tenendole aperte, tutte le strutture possibili per destinarle a una ricerca “contenente in sé tutte le domande relative al difficile momento”, e invitando il pubblico a passaggi in vari teatri, senza posti a sedere. Dunque, non per assistere ad eventi, ad opere compiute, bensì, appunto, a ricerche, restando a distanza e magari con una coperta in testa, “assaporando un rischio che il teatro comunque contiene di per sé”. L’intelligente auspicio è rimasto inascoltato. Tuttavia ci fa ritrovare Di Stefano in uno dei pochi Festival davvero estivi, ovvero non spostati in autunno di cui abbiamo il programma. “Bolzano Danza” intitolato per l’occasione Eden-Danza per uno spettatore offrirà dal 15 al 31 luglio l’occasione di un “tu per tu” tra scena e platea del Teatro Comunale altoatesino.
Abituato a corpose messinscene da 35 anni a questa parte, il festival ha fatto, nella sua 36ma edizione, di necessità virtù tornando alle origini di una dimensione unica e personale per chi si troverà solo nella vasta platea e naturalmente potrà scegliere a quali dei tre eventi continuamente ripetuti potrà prestare la sua attenzione, oppure all’intero terzetto. Scioglie il ghiaccio la famosa Carolyn Carlson con Eden of Carolyn e due interpreti in scena, seguita da Eden secondo Michele (di Di Stefano, appunto) con sei performer e, infine, Eden selon Rachid, altro duetto per Rachid Ouramdane, coreografo francese di origini algerine. Con 30 recite al giorno (dalle 11 del mattino alle 22.30 di sera) le tre coreografie della durata massima di 10 minuti avranno a disposizione 5 slot ciascuna e, last but non least, saranno gratuite, previa necessaria prenotazione.
Sceglie i duetti, ma tra danzatori congiunti/coniugi che eventualmente si possono anche abbracciare, il maestoso “Ravenna Festival” (21 giugno-30 luglio) che quest’anno, nonostante lo spostamento alla Rocca Brancaleone (300 posti contro i 3500 del Pala Mauro De André…) e un programma che si estende pure a Cervia e Lugo, non sembra soffrire particolari mal di pancia economici, almeno ai ranghi di partenza… Con quaranta eventi per lo più musicali - Ravenna è il regno del Maestro Riccardo Muti che tra l’altro proprio alla Rocca Brancaleone, il 1° luglio 1990, inaugurò la prima edizione del festival ravennate ora giunto alla XXXI vetrina. Vi si alternano concerti con la giovane Orchestra Cherubini, fondata dal grande direttore che sarà guidata da Muti anche per il concerto dell’Amicizia, replicato nel Parco Archeologico di Paestum, e per la serata con Tamás Varga, il violoncellista dei Wiener, nonché da un altro grande direttore, Valery Gergiev, per un omaggio a Beethoven, di cui ricorre il 250° anniversario della nascita.
Per il resto la rassegna s’irradia in cento e più direzioni sonore: dai cantautori, al folk, alla musica per il cinema e il musical (Jesus Christ Superstar a cinquant’anni dal debutto, ma secondo le Piano Variations di Stefano Bollani). C’è posto per un po’ di teatro e una sola occasione per il balletto, il settore ovunque più penalizzato, se dal vivo, per la sua necessità di corpi a contatto. Ma qui si è dribblato l’ostacolo con il debutto di due nuove produzioni, nate proprio durante il lockdown, per trasformare in potenzialità il distanziamento sociale. Da una parte il matrimonio tra musica e danza unisce grandi solisti - il violoncellista Mario Brunello e la pianista Beatrice Rana - ed étoiles, tra passi a due che coinvolgono gli “affetti stabili” delle coppie d’arte e di vita (Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko dell’Hamburg Ballet, Iana Salenko e Marian Walter dell’Opera di Berlino) e assoli affidati a Hugo Marchand dell’Opéra di Parigi, Sergio Bernal già Balletto Nazionale di Spagna e Matteo Miccini dello Stuttgart Ballet. Così il 18 luglio, alla Rocca Brancaleone, andrà in scena Duets and Solos - Beatrice Rana e Mario Brunello con le stelle delle danza, per la cura dell’organizzatore Daniele Cipriani che però ha offerto la sera prima lo stesso programma - con coreografie di Michel Fokin, Jerome Robbins, Antonio Ruiz Soler, Roland Petit, John Neumeier, Ricardo Cue, Uwe Scholz, Edward Clug, Kristina Borbelyova e lo stesso Sergio Bernal - alla seconda, rinata, edizione del Festival Internazionale del Balletto di Nervi (17 luglio-2 agosto).
Nato nel 1955 dal’ingegno di Mario Porcile (1921-2013), uomo di cultura e spiccata curiosità, questo festival incorniciato nei magnifici Parchi di Nervi, templi di flora e fauna di immutato fascino, restò per trent’anni un riferimento obbligato per i fan tersicorei cui Porcile non mancava mai di mostrare novità moderne, folk ed esotiche con una apertura mentale purtroppo ancora oggi rara. Dopo di lui il festival è caduto e si è rialzato più e più volte ma senza mai raggiungere la pienezza degli esordi. Ora se ne occupa il Teatro Comunale di Genova con un percorso duplice - del resto il suo nome attuale è “Festival del Balletto e della Musica di Nervi” e quest’anno ha in serbo: Eleonora Abbagnato in Love, un assolo in prima assoluta creato da Giuliano Peparini (29 luglio) più una curiosità (primo agosto) Le Creature di Prometeo - Le Creature di Capucci su musica di Beethoven nell’interpretazione dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice e movimenti scenici di Simona Bucci, in anteprima nazionale. Il debutto infatti sarà il 28 agosto al Festival dei Due Mondi di Spoleto, più esplicito nel raccontare che questo evento, portato nella piazza del Duomo spoletina, proprio dalla Fondazione Carlo Felice, presenterà Le Creature di Prometeo/Le Creature di Capucci in forma di concerto scenico: da un lato Beethoven con le sue Die Geschöpfe des Prometheus, Op. 43, l’unico balletto in tre atti musicato da Ludwig van Beethoven tra il 1800 e il 1801 - e tra l’altro destinato al sommo coreografo Salvatore Viganò che lo fece debuttare al Burgtheater di Vienna il 28 marzo 1801 - dall’altro Roberto Capucci.
Maestro dell’alta moda internazionale, innovatore nello stile “capace di far dialogare gli abiti con la natura e l’architettura”, Capucci sarà qui protagonista con una serie di bozzetti, dicono da Spoleto, dal forte impatto visivo. Spetterà ai movimenti scenici di Simona Bucci unire musica tanto preziosa e moda così prossima all’arte. Dunque neppure il Festival di Spoleto rinuncia a mettersi in prima fila, sia pure in forma ridotta: otto giorni di programmazione (20-23 e 27-30 agosto 2020) e altrettanti spettacoli che si terranno al Teatro Romano e in Piazza Duomo, per una capienza massima, rispettivamente, di 250 e 400 posti. Si alternano nomi altisonanti tra registi, musicisti, attori, ma per la danza resta l’anniversario dei 250 anni dalla nascita di Beethoven, ancora una volta a cura di Cipriani.
Tornando all’area della danza contemporanea dalla quale siamo partite, è da segnalare il multiforme “Kilowatt Festival”, nato nel 2003 (quest’anno 21-26 luglio) dal suggestivo e beneaugurante titolo Viaggio al termine della notte. Tra tante proposte anche d’incontro col pubblico, che in parte ruotano attorno a Roberto Latini, attore, autore, regista, sposerà la danza e subito la immetterà nella Piazza Torre Di Berta di Sansepolcro, la sua splendida ubicazione, nota per aver dato i natali a Piero Della Francesca, con la berlinese Frantics Dance Company. Al via nel 2013, vincitrice di Danza Urbana XL2020 con il suo mix di b-boying, acrobatica, hip-hop e break dance (20 luglio) la compagnia si accoppia nello stesso giorno a Manbuhsa , il primo spettacolo della compagnia italo-svizzera Ivona, fondata nel 2019: selezionata dalla rete Anticorpi, è vincitrice di “Twain direzioni-Altre” e del premio del pubblico al Certamen coreografico di Madrid. Pablo Girolami, coreografo ne è interprete insieme a Giacomo Todeschi in un duetto che dall’infanzia passa al corteggiamento quasi animale ed istintivo: di gru e ragni, ad esempio. Con Stretchin’ One’s Arms Again di Lucrezia G. Gabrieli e con Sofia Magnani entra in campo il pittore Mark Rothko, o meglio la sua suggestione del colore nella vivezza della musica di Mozart in un’anteprima del 21 luglio. Invece il debutto della bravissima Stefania Tansini in Punti di ristoro (22 luglio), tutto proteso verso la ricerca di un’estasi fortemente desiderata, coincide, nella stessa serata, con un suo presumibile opposto tecnologico: T.I.N.A., There Is No Altrenative di Giselda Ranieri in collaborazione con Sandro Mabellini, un magma di connessioni online in cui “si rischia di perdere la bussola”.
Con Bambula Project, compagnia nata a Londra nel 2015, grazie a Gabriella Catalano e Paolo Rosini verrà presentata a Kilowatt 2020 Oriri, interpreti lo stesso Rosini con Chiara Tosti. Il duetto si è aggiudicato il premio TenDance 2019: combina danza, poesia, visual art sotto l’egida di un titolo che in latino significa “sorgere” (23 luglio). Nell’ultima giornata della rassegna Sorry but I feel slightly Disidentified di Benjamin Kahn, affidato alla danzatrice Cherish Menzo, si interroga sui confini e gli stereotipi dell’identità di genere. E mentre il famoso coreografo francese Jérôme Bel, noto per i suoi ritratti vivi e /o “resuscitati”, farà danzare Elizabeth Schwartz e Chiara Gallerani in Isadora Duncan, spetterà alla performance djset di Salvo Lombardo, a capo della Compagnia Chiasma, chiudere la sezione danza della rassegna con una Outdoor Dance Floor di cui sarà interprete con Daria Greco, tra video e pulsioni sonore di un live-set multimediale.
Come Kilowatt anche lo storico Festival di Santarcangelo, nato addirittura nel 1970, non formula più, da tempo, nette e inopportune distinzioni tra le discipline spettacolari. Quest’anno punta su di una edizione di emergenza di soli cinque giorni (15-19 luglio) in varie location aperte e inattese. Eppure, si è dato un titolo altisonante “e forse ironico ma decisivo, Futuro Fantastico. Con il concorso voluto e ricercato degli abitanti, dei tecnici, dei volontari, punta a sottolineare le discriminazioni di genere e razziali, le difficili condizioni in cui versano molti artisti italiani non commerciali e le fughe neofasciste del momento. Anche qui ritroveremo, e anzi in anteprima, il Disidentified di Benjamin Kahn e Cherish Menzo e, per un dialogo con il territorio, Quattro lezioni sul corpo politico e la cura della distanza, un progetto-workshop creato ad hoc per il festival da Virgilio Sieni sulle forme della trasmissione, della partecipazione e della visione. Altri eventi da non perdere saranno: Be Water My Friends, workshop di Mara Oscar Cassiani sui balli di gruppo; Il trattamento delle onde di Claudia Castellucci, futuro “Leone d’argento” alla Biennale Danza di ottobre, con un insegnamento per una nuova disciplina sportiva per bambine e bambini tra 8 e 12 anni di età, seguito da un “ballo dato pubblicamente”, più Energheia in versione site-specific della danzatrice/coreografa Paola Bianchi, con le musiche composte ed eseguite dal vivo da Fabrizio Modonese Palumbo. Vi saranno anche collegamenti online, ma questa 50ma edizione pandemica del Festival, che tanto verteva anche nella versione originaria sul dialogo tra cinema e teatro, non vi ha rinunciato. Il paese di Santarcangelo sarà trasformato in un set cinematografico espanso grazie alla Filmmaker Festival di Milano, in collaborazione con Fuori orario di Rai 3. Di più, l’equipe con il progetto Transfert per kamera inviterà al festival cinque giovani registe/i italiane/i della scena cinematografica sperimentale, per realizzare ritratti di alcuni degli artisti in programma e tradurli in brevi documentari (che comporranno anche una speciale puntata di Fuori orario su Rai 3, dedicata al Festival, in onda sabato 25 luglio).
Infine “XL” era la formula originariamente pensata per i 40 anni di Drodesera e i 20 di Centrale Fies " che ora s'intitola Allenamenti collettivi al pensiero, all'azione, all'adesso, un titolo da rubare. La pandemia l'ha ridimensionato in un' indagine su di un festival “fuori-formato” che rompe la tradizione della one shot estiva tessendo tutti gli eventi annuali in vari capitoli già esposti e/o ancora in fieri. Nei fine settimana (17 luglio-8 agosto) “Hyperlocal - life e onlife” riporta Michele Di Stefano e gli mk con Bermudas (qui già recensito), e lancia la brava performer Chiara Bersani in Cordata, Alessandro Sciarroni, già Leone d’oro alla Biennale Danza 2019, in Turning_Orlando’s version, Jacopo Jenna in Alcune Coreografie, il Collettivo Cinetico con Alessandro Sciarroni in Dialogo Terzo: in a Landscape e Marco D’Agostin in Dear N. Ma non vorremmo dimenticare il multiforme e multidisciplinare collettivo veneto Anagoor, nato nel 2000, in Mephistopheles/eine Grand Tour che dopo aver debuttato il 2 luglio al Cortile d’Onore di Palazzo Reale per il Napoli Teatro Festival Italia e altrove, rimbalzerà anche alla Centrale di Fies per rendere più leggiadro quello “Staremo insieme come in un sogno” scelto a epigrafe di questo capitolo performativo. Luglio e agosto non saranno dunque privi di danza, teatro fisico, ibridi interdisciplinari, circo e molto corpo esposto con prudenza. Si riparte a settembre e ottobre ma questa è un’altra realtà – COVID-19 permettendo - e non la possiamo raccontare.