Durante la quarantena agli italiani sono mancate soprattutto due cose: gli abbracci… e il “caffettino”!
15 Giugno – Lunedì
L'Italia comincia a uscire dall’incubo della pandemia, nonostante le autorità sanitarie insistano sul fatto di “non abbassare la guardia” e che è necessario seguire attentamente le norme stabilite, come la distanza sociale, l'uso delle mascherine in luoghi chiusi e quello dei guanti nei mercati e nelle fiere. E qui il primo salto: arrivo al mercato, dove mi accoglie una sinfonia fatta di aromi e colori: il giallo e rosa delle albicocche e delle pesche, il nero brillante delle ciliegie mischiato al giallo e al rosso dei peperoni, al verde intenso della lattuga e a quello più tenue delle zucchine.
Tutta quella meraviglia di prodotti della terra si vede offuscata da alcuni “dettagli” che, come si vedrà, non sono insignificanti in tempi di Coronavirus: in quasi nessun banco di ortofrutta, i rivenditori usano i guanti; alcuni nemmeno la mascherina. Quando chiedo alla signora Marcella, la mia fruttivendola, le ragioni, lei mi spiega che la mascherina le causa mal di testa e che i guanti le si sono appena rotti. Spiegazioni in un certo modo plausibili, molto meno le intenzioni di alcuni signori che, senza guanti, toccavano la frutta per scegliere quale prendere. Lì non ho saputo trattenermi e, nel miglior modo possibile (anche se, confesso, alzando un po' la voce), ho minacciato loro di chiamare la sicurezza. La cosa curiosa è che alcune persone che erano in fila e che in un primo momento facevano le gnorri, dopo aver sentito il mio reclamo hanno persino applaudito. E i signori interessati, dopo aver bofonchiato qualcosa… si sono messi i guanti!
Dalle Filippine arriva una notizia allarmante: la condanna a sei anni di reclusione di Maria Ressa, giornalista filippina nonché una delle oppositrici più forti contro il governo del controverso presidente Rodrigo Duterte. È stata inoltre eletta, assieme ad altre quattro giornaliste, donna dell'anno della rivista Time nel 2018.
Maria Ressa è stata arrestata l'anno scorso negli uffici del sito web Rappler, fondato da lei stessa e rilasciata su cauzione. Le accuse sono di diffamazione contro il presidente del suo Paese Rodrigo Duterte, attribuendogli vincoli con il narcotraffico e la tratta degli esseri umani. Adesso, con la sentenza, la giornalista corre il rischio di passare sei anni nelle carceri filippine.
Il sito web Rappler è diventato uno degli incubi ricorrenti del governo Duterte, che non smette di essere perseguitato con diverse motivazioni che vanno dall’evasione fiscale alla violazione delle leggi sulla proprietà dei media; oltre alla veracità di queste accuse, non può non allarmare la frase di Duterte rispetto alla stampa: “Solo per il fatto che uno è giornalista, non vuol dire che non possa essere ucciso”.
16 Giugno – Martedì
La Cultura (con la c maiuscola) torna a occupare il posto che le compete: dopo tre mesi, la mostra Il tempo di Caravaggio nei capolavori della collezione Longhi apre di nuovo i Musei Capitolini, situati nel Campidoglio e ai quali si accede attraverso questa stupenda piazza disegnata nientemeno che da Michelangelo, con una copia della statua equestre dell'imperatore Marco Aurelio, il cui originale presidia la piazza dal sedicesimo secolo ma che, da anni, a causa dell'inquinamento, viene esposto in uno spazio all’interno dei Musei.
Fortuna che era una bella giornata, perché la conferenza stampa si è tenuta in un giardino all'aria aperta. Ogni tanto si sentivano vari versi di uccelli. Molti colleghi guardavano il cielo preoccupati, ma io non lo facevo non per coraggio, ma perché sapevo che non erano uccelli veri bensì “dissuasori audio”, usati giustamente per allontanare cornacchie e gabbiani.
La mostra, il cui pezzo da novanta è il famoso Ragazzo morso da un ramarro del Caravaggio, è dedicata al grande storico, collezionista e critico d'arte Roberto Longhi, una delle figure importanti della critica del ventesimo secolo, del quale quest'anno si ricorda il cinquantennale della sua morte.
La mostra presenta opere di pittori contemporanei al Caravaggio che dimostrano l'importanza della sua eredità pittorica persino tra i suoi coetanei, tra di essi José de Ribera (noto come “Spagnoletto” durante il suo soggiorno a Napoli) nel suo ciclo degli Evangelisti e Valentin de Boulogne, con la sua opera La negazione di Pietro, recentemente esposta al MOMA di New York e al Museo del Louvre di Parigi.
Vado a pranzare all'associazione della Stampa Estera e trovo un brindisi: Cristal, la figlia del proprietario del ristorante, si è laureata ieri in Economia e Commercio. La cosa buffa, dice, è che mentre dalla cintola in su era ben vestita, truccata e persino con orecchini, dalla cintola in giù il look era abbastanza “casual”, persino “in pantofole”. Un'altra particolarità di questi tempi: esame di laurea comodamente da casa.
Come se non bastasse la pandemia, il leader della Corea del Nord, Kim Jong-Un, ha ordinato di distruggere l'edificio dove si svolgevano le conversazioni con la Corea del Sud dopo le minacce lanciate da sua sorella, che dicono sarebbe “l'eminenza grigia” del regime. Dopo questo episodio, Kim ha addirittura minacciato di invadere la zona di frontiera smilitarizzata.
17 Giugno – Mercoledì
È quasi sicuro che migliaia di adolescenti hanno passato la notte in bianco perché oggi è il grande giorno dell’esame di Maturità, ovvero l'esame che fa passare i giovani ad un'altra tappa della loro vita, e come tale provoca diverse sensazioni, soprattutto ansia.
In periodi normali, queste prove duravano dai quattro ai sei giorni e si dividevano tra prova scritta (che a sua volta veniva suddivisa in prima prova d’italiano, seconda prova dedicata all’indirizzo specifico) e prova orale; in tempi di pandemia, si è ridotto a un’interrogazione orale di un'ora e mezza: il candidato, senza mascherina, è seduto a debita distanza dalla commissione esaminatrice, che invece ce l’ha.
Come concessione speciale, il governo ha informato che sarebbe stata permessa la presenza di un accompagnatore, fatto che non smette di destare curiosità, dato che tutti gli esaminandi hanno più di 18 anni e quindi sono maggiorenni: possono votare per eleggere i rappresentanti dei loro destini… e non possono affrontare un esame senza appoggio emotivo!? D'accordo che l'Italia è il Paese dove “la Mamma è sempre la Mamma” (e le maiuscole non sono casuali), ma questo mi sembra un tantino esagerato ed è un fatto che ha preso piede solo negli ultimi anni: sarà che, quanto più forte è lo sviluppo tecnologico, tanto più lo è il deficit motivo? La parola a sociologi e psicologi.
18 giugno – Giovedì
“Grande festa alla Corte borbonica, c'è nel regno una Coppa in più” si potrebbe dire, adattando la prima strofa della sigla del cartone giapponese Lady Oscar. Proprio perché a Napoli c’è stata una grande festa dopo la Coppa Italia, la cui finale si è giocata a porte chiuse a Roma: dopo il fischio finale, carovane di auto, clacson, brindisi per le strade… ovvero tutti i festeggiamenti fatti dai tifosi quando vince la squadra del cuore. Un “piccolo” dettaglio: la partita è stata giocata a porte chiuse, ovvero senza pubblico, perché il “dettaglio” è che l'Italia sta ancora uscendo dalla fase acuta del COVID-19. Sebbene non ci sia stato pubblico, ci sono stati però baci e abbracci alla fine della partita tra giocatori e tecnici.
Si potrebbe andare per stereotipi e quindi dire che i napoletani sono abbastanza sanguigni e poco avvezzi alle regole. Tuttavia, parlando stamattina con amici tifosi, eravamo d'accordo sul fatto che se la Coppa Italia l’avesse vinta la Juve, sarebbe successa esattamente la stessa cosa. Certo, non avremmo probabilmente visto quattro persone in una moto (avete letto bene: quattro persone!!! Il padre, forse, avanti; in mezzo, due bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni, e una donna, che di sicuro era la madre). Naturalmente, senza mascherine e senza casco.
La questione del casco a Napoli è degna di nota. Scendo frequentemente in quella città perché ho buoni amici (in realtà, scendevo frequentemente). E loro mi raccontavano che non usare il casco è segno che non ci sono problemi, quindi non hai necessità di nascondere il volto. “Bisogna preoccuparsi quando i motociclisti portano il casco, è abbastanza probabile che navighino in cattive acque” mi spiegavano.
Due importanti musei romani hanno aperto dopo cento giorni: palazzo Altemps, nel cuore di Roma, vicino la famosa piazza Navona, secondo alcuni la più bella del mondo, e il Palazzo Massimo vicino la stazione Termini: il primo è un edificio rinascimentale che forma da poco parte del Museo Nazionale Romano, la cui sede principale è nel Palazzo Massimo, un edificio del diciannovesimo secolo che è stato un collegio gesuita fino al 1960 ed oggi è uno dei musei più importanti di questa città, perché permette di respirare in loco la storia di Roma tramite le sue sculture, gioielli e oggetti di vita quotidiana.
19 Giugno – Venerdì
Molto interessante un sondaggio della società Ipsos sui “nuovi bisogni e speranze degli italiani” secondo il quale sono i piccoli gesti che sono mancati in queste settimane di quarantena: per il 70%, abbracciare parenti o amici. Oppure le abitudini quotidiane: a metà italiani (il 52%) è mancato bere il caffè con i colleghi o gli amici. Ma in questi mesi, si sono sviluppate anche nuove sensibilità, nuovi bisogni. Il 42% dà un nuovo valore al tempo e non è più disposto a rinunciare a stare con i propri familiari. Cos’altro chiedono gli italiani? Sicurezza soprattutto. Io aggiungerei, inoltre, “certezze”; ma probabilmente sarebbe chiedere troppo.
Stupenda (e soprattutto piena di speranza) la dichiarazione di sessanta personalità del mondo della cultura, della scienza, dell'arte, dell'università e del sindacalismo spagnolo che hanno sottoscritto un manifesto sotto la frase “Usciamo”, nel quale rivendicano un “grande patto” per la ricostruzione sociale del Paese basata sulla difesa dei servizi pubblici, nella quale si chiede anche di abbandonare “il confronto e l'odio” per riuscirci.
Tra i firmatari ci sono esponenti del mondo della cultura come il regista Pedro Almodóvar, scrittori come Almudena Grandes, Elvira Lindo, Rosa Montero, Antonio Muñoz Molina o Juan José Millás, poeti come Luis García Montero, Benjamín Prado o José Manuel Caballero Bonald, attori como Antonio de la Torre o Alberto San Juan e cantanti come Rozalén, Joaquín Sabina, Ana Belén e Víctor Manuel, Juan Manuel Serrat, Ismael Serrano y Marwan. Un bellisismo gesto in un momento in cui in molti Paesi come, per esempio, l’Italia la voce degli intellettuali è latitante.
E rimanendo in territorio iberico, arriva una triste notizia, ovvero la scomparsa dello scrittore Carlos Ruiz Zafón, spentosi dopo una lunga malattia. La notizia è stata data dal suo editore spagnolo, Planeta: "Oggi è un giorno molto triste per tutta la casa editrice: nei vent'anni in cui ci siamo conosciuti e abbiamo lavorato insieme, si è creata un'amicizia che trascende il rapporto professionale". Sul profilo Twitter dello scrittore la notizia della morte è accompagnata da una sua frase: "Ogni libro, ogni tomo che vedi ha un'anima. L'anima di chi l'ha scritto e l'anima di chi l'ha letto, vissuto e sognato".
20 Giugno – Sabato
Nella sua prima udienza pubblica dopo la quarantena, il Papa ha ricevuto il personale sanitario della Lombardia, la regione del Nord Italia più colpita dalla pandemia. Francesco ha ringraziato tutti per il lavoro svolto comunitariamente durante la crisi sanitaria, ha ricordato i defunti e ha messo in guardia sulle necessità di non tornare a centrare di nuovo la vita sul proprio individualismo umano quando tutto sarà finito.
Le manifestazioni contro l'omicidio dell'afroamericano George Floyd hanno attraversato l’Atlantico: numerose sono le statue degli schiavisti che sono state distrutte o imbrattate. A Roma è il caso del busto del generale Antonio Baldissera, comandante delle truppe italiane in Etiopia e governatore della colonia italiana alla fine del diciannovesimo secolo, che è stato imbrattato con della vernice rossa.
L'azione è stata rivendicata dal gruppo “Rete Restiamo Umani”, il cui obiettivo è smantellare i simboli del colonialismo in questa città condannando le brutalità eseguite da uomini che “vengono celebrati ancora oggi dalle nostre istituzioni, che li considerano grandi personaggi che hanno contribuito alla cultura di questo Paese, nascondendo la verità sulle violenze e gli stermini compiuti dagli italiani in Africa”.
In questo clima entra la figura di Indro Montanelli, uno dei giornalisti italiani più importanti del ventesimo secolo, morto nel 2001 a 92 anni: a Milano, la sua statua è stata imbrattata di vernice rossa seguita dalla parola “razzista”. A 26 anni, Montanelli è partito come volontario durante l'invasione in Etiopia e si è sposato con Destá, una bambina etiope che, secondo testuali parole del giornalista, “ho sposato regolarmente, comprandola al padre (…) aveva 12 anni, in Africa è così, lei mi lavava i vestiti e mi cucinava”.
Bisogna dire che questi “matrimoni” erano visti di buon occhio dal Comando Militare per evitare che i soldati frequentassero prostitute con il rischio di contrarre malattie veneree. Altri tempi, altre abitudini, altri valori. A questo punto, sorge spontanea la domanda: è lecito condannare con occhi contemporanei eventi accaduti in altri contesti... nonostante la schiavitù sia sempre stata schiavitù?
21 Giugno – Domenica
Moltissime morti, brutte notizie, angoscia, poca speranza. Perciò oggi che inizia l'estate, voglio immergermi nei giardini della Reggia di Caserta, vicino Napoli, una delle residenze reali più grandi al mondo in quanto a estensione. Costruita in stile barocco e neoclassico in piena metà del diciottesimo secolo, sotto il dominio dei Borboni, conta 200.000 stanze e 1742 finestre.
Anche se il Palazzo è molto interessante, i giardini sono imperdibili. Uscendo dall' edificio principale della Reggia, una strada divide due giardini: il primo “all'italiana”, è molto ordinato con parterre di fiori di ogni genere, fiancheggiati a loro volta da un boschetto di lecci e oleandri, disposti simmetricamente in modo semicircolare per creare una scena quasi teatrale.
Imponente la Grande Cascata: l'acqua cade verso un enorme stagno adornato con l'allegoria del gruppo scultoreo di Diana e Atteone: la dea della caccia, circondata dalle sue ninfe nel momento in cui sta per immergersi in acqua, mentre il povero cacciatore Atteone, che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato e aveva osato guardarla nuda, è in parte trasformato in cervo, circondato da cani inferociti che stanno per assalirlo.
Da qui è possibile entrare in un giardino all'inglese che viene caratterizzato da un apparente “disordine”, che centra l'obiettivo di immergere chi lo percorre in una natura incontaminata: fiumiciattoli, stagni che sembrano laghi, “rovine”, secondo lo stile in voga dopo i primi ritrovamenti di Pompei a metà del diciottesimo secolo. Ci sono anche numerose piante autoctone e alcune considerate esotiche, come lo è senza dubbio una Araucaria araucana che si erge solitaria.
Dopo questi ricordi di pochi mesi fa, che nonostante tutto sembrano preistoria, entriamo in una settimana in cui si apriranno nuovi spazi culturali e di divertimento, ai quali potremmo accedere sempre sperando che il virus freni totalmente la sua corsa già in discesa. Inoltre, oggi 21 giugno, secondo una delle tante notizie che circolano, doveva essere la "fine del mondo" secondo una nuova rilettura del calendario Maya. Invece, l'unica cosa che abbiamo visto è il riapparire del mese di "giugnembre": stamattina c'erano 30 gradi e un cielo che sembrava uscito da una tavolozza del Beato Angelico, mentre alle 5 del pomeriggio nubi nere, tuoni, fulmini e un nubifragio durato circa un'ora come se fosse autunno inoltrato. Poi, di nuovo il sole, come un'allegoria dei chiaroscuri che stiamo affrontando quotidianamente.