La recente riedizione in lingua italiana di Vita? O Teatro? di Charlotte Salomon ha dato modo di rianalizzare una delle voci più importanti del Secondo conflitto mondiale.
Tuttavia, i lettori italiani hanno avuto un’altra piacevole sorpresa nei mesi scorsi: il fumetto illustrato da Gian Marco De Francisco e narrato da Ilaria Ferramosca, il quale ricostruisce la vita della Salomon in tutta la sua tragica bellezza, toccando vette liriche rare. Ne parliamo con la Ferramosca per scoprirne la genesi.
Com’è stato trovati al cospetto di: Vita? O Teatro?? Un testo così importante ti è stato d’aiuto o di intralcio durante la stesura del fumetto?
“Vita? O Teatro? è un testo essenziale e lo è sotto entrambe le sue accezioni. È essenziale in quanto sostanziale riferimento per comprendere la vita, il pensiero e l’animo di Charlotte, che è scesa nei suoi personali inferi per tornarne indietro “purificata”; una catabasi che ha portato alla catarsi. Ha raccontato e al tempo stesso osservato la sua vita come fosse una finzione scenica, tanto che ancora oggi non sappiamo se alcune cose (come la relazione con Alfred Wolfsohn) le abbia vissute realmente o nei propri desideri. Il cognome Kann, che lei stessa si attribuisce all’interno dell’opera, significa infatti “possibilità” (ich kann, io posso). Ma l’essenzialità la intendo anche come sintesi, cui lei ricorre in un connubio tra testo e immagini. Quindi sì, è stato senz’altro di grande aiuto per la stesura del fumetto e altrimenti non potrebbe essere. Altrettanto lo è stato di certo per il co-autore Gian Marco De Francisco, che a molti guazzi si è ispirato reinterpretandoli secondo la propria sensibilità artistica.
Conoscevi l’opera della Salomon da tempo? Da cosa è nata l’idea di rendere la sua vita in modo così originale?
La conoscevo dal 2012, data in cui un’amica operatrice culturale (quell’anno curò un’importante mostra di libri d’artista dedicati a Charlotte, con autori internazionali) me ne parlò. Decisi quindi di approfondire la sua storia con letture, documentari e attingendo ai sui stessi guazzi. La scelta di narrarla a fumetti è stata consequenziale: i guazzi sono tra loro in sequenza temporale e ciascuno contiene spesso dei piani sequenza; racconta con immagini, testo e riferimenti musicali, proprio come un graphic novel d’altri tempi. Inoltre, il fatto che la stessa Salomon paragonasse la propria vita a una rappresentazione teatrale, ha portato anche a un’altra associazione spontanea, quella con l’adattamento a fumetti delle opere teatrali di Shakespeare, realizzato dal maestro del fumetto italiano Gianni De Luca. Con Gian Marco abbiamo quindi optato per uno stile narrativo e grafico che da un lato rispettasse le scelte della pittrice, dall’altro rendesse omaggio al maestro De Luca.
Perché pensi sia ancora imprescindibile il messaggio che ci ha lasciato?
Lo è per più di un motivo. Purtroppo gli atti di violenza, antisemita e non solo, sono ancora adesso all’ordine del giorno. I lager sono una terribile realtà in alcuni stati e il seme dell’odio è rimasto sopito nell’animo umano, non è mai stato debellato. Finché i governi e i popoli stessi lo hanno contrastato e si sono indignati dinanzi a manifestazioni di tale tipo, la proliferazione è stata contenuta, ma negli ultimi anni sembra esserci stato più un avallo che un contrasto e purtroppo ciò è avvenuto in diversi Paesi. Storie come quella di Charlotte ci ricordano che la nostra società non è così civile e moderna come noi vorremmo che fosse. La si riteneva tale persino novant’anni fa e la smentita è giunta nel peggiore dei modi. Ma l’attualità del messaggio riguarda anche la sua vicenda personale, oltre al contesto storico mondiale in cui è inserita: la passione, l’arte, la bellezza, sono l’unico modo per sopravvivere e, nel suo caso, divenire immortali. L’arte è stata terapeutica per lei, per venir fuori dal male oscuro della depressione, un esempio di coraggio e determinazione come pochi.
Puoi dirci qualcosa in più sulla genesi dell’opera stessa e sul lavoro svolto con Gian Marco De Francisco?
Gian Marco, per me, è il partner fumettistico “storico” e lavorare con lui è diventato naturale, perché l’intesa professionale sorge da un’esperienza pluriennale di storie realizzate insieme. Lui sa quando seguire alla lettera la sceneggiatura e quando derogare e io so quanto posso ardire nel chiedergli determinate inquadrature. Ciononostante, in questo caso abbiamo voluto sfidare noi stessi e osare di più. Perciò, stavolta, il lavoro ha richiesto l’incontrarsi di persona più spesso, studiare insieme le tavole, rivedere le inquadrature e schizzarle al momento con sceneggiatura alla mano, prima di passare agli storyboard veri e propri o alle matite. Abbiamo lavorato dove ci capitava e quando potevamo: negli aeroporti, in aereo, nei centri commerciali, in fiera; insomma, quando i reciproci impegni ce lo consentivano. Volevamo essere il più possibile precisi, fedeli e filologici e abbiamo cercato di impegnarci al massimo, più di quanto solitamente facciamo entrambi.
Possiamo già chiederti qualche anticipazione sui progetti ai quali stai lavorando?
Certamente. Sono in uscita due nuove storie, una a fine marzo e tratterà la vicenda di Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia ucciso negli anni ‘90 dalla mafia locale, per aver rilevato e reso pubbliche ingenti truffe ai danni dello Stato. La stampa nazionale lo ha considerato, a ragion veduta, l’Ambrosoli del Sud ed è il primo caso, in Italia, di un dirigente pubblico ucciso per mano mafiosa. L’altra storia, invece, dovrebbe uscire verso la fine del 2020 ed è la biografia di Modigliani, del quale ricorre quest’anno il centenario della morte. In entrambe, stavolta, la coppia artistica De Francisco – Ferramosca si scioglierà temporaneamente (per Gian Marco è in uscita, invece, una biografia di Baudelaire), ma nessun timore: torneremo presto a lavorare insieme su nuovi progetti. Vorrei ricordare, inoltre, che a luglio uscirà la versione inglese del fumetto di Charlotte Salomon per il mercato britannico, americano e australiano, dopo l’uscita, lo scorso novembre, della versione ispanica per Spagna e Sudamerica. Ci piacerebbe che anche la Francia facesse altrettanto, dopo tutto Charlotte ha vissuto proprio lì l’ultima parte della sua vita ed è sempre lì che in soli due anni è nata Vita? O Teatro?.