Il miccone è sul tavolo da cucina della Casa del Grande Fratello Vip 2024 Edition. È un miccone enorme preparato da Uguccione di Bandabrandebarebarbato, che con la sua striscia quotidiana di cinque minuti Pane Caldo Pane Caldo in una fascia oraria difficilissima si colloca su uno share del 1,7%. Bandabrandebarebarbato sta riscuotendo grande successo, il qual successo lo fa schizzare, peraltro, al top della classifica dei migliori panettieri d’Italia. Il pubblico lo conosce, ed ecco perché a lui è stato chiesto di sfornare qualche buona pagnotta da inviare agli inquilini della Casa più spiata d’Italia. Bandabrandebarebarbato ha pensato al miccone perché desiderava qualcosa di scenografico, in modo che, vedendolo lì in tavola, gli spettatori associassero al suo nome di blasonato panettiere qualcosa di beeeg! un contrassegno di potenza. Potenza, certo. Perché non diventi di fama dall’oggi al domani, se non fai qualcosa che sfondi l’indifferenza della gente ormai abituata a tutto. Specialmente se di mestiere, poi, ti devi alzare ogni mattina al canto del gallo per impastar pagnotte. Dunque, eccolo lì, il miccone grandagnone. Lungo due metri, largo uno. Da quando ha fatto ingresso nella casa del Grande Fratello Vip è rimasto sul tavolo della cucina incorrotto. Nessuno lo ha riposto da qualche parte. Occupa una marea di spazio sul piano di legno, ma non importa, fa scena, è bello a vedersi. Quasi dorato sotto le luci delle applique incastrate ovunque in casa, le ondulazioni della crosta sono gradevoli. Ovviamente, quando il conduttore del Grande Fratello gli ha domandato davanti a un pubblico oceanico per quale ragione avesse pensato, Bandabrandebarebarbato, proprio a un miccone, Bandabrandebarebarbato ha sciorinato una risposta molto meno mefistofelica, adducendo di averlo fatto per la grande tradizione che quella tipologia di pagnotta vanta da secoli, e soffermandosi in particolare sul Miccone di Stradella, cosa che gli ha fatto guadagnare, qualche giorno dopo, una fisarmonica recapitatagli direttamente per posta dal primo cittadino di Stradella, oltre a una serie di inviti a tenere corsi e conferenze sia da Stradella, sia anche da alcune zone limitrofe scherzosamente oltraggiate per non essere state menzionate dal panettiere, pur avendo, invece, molte varietà di pane anch’esse da rivendicare, e ben più di Stradella. “Venga… Venga a vedere, Bandabrandebarebarbato…!”. Comunque sia, scelta felice. Miccone successone.
Dopo essersi accordato con gli altri inquilini della Casa Del Grande Fratello, Ottavio Vandellapiena si reca in cucina per preparare una ricetta che richiede proprio il miccone. Con cautela, e sacro rispetto, Vandellapiena afferra il grandagnone e servendosi di un coltello taglia via una fetta sottile. Ciò che vuole fare è togliere la mollica all’interno per poi usare l’involucro del miccone, una crosta bella spessa, di tre o quattro centimetri, per preparare il piatto che ha in mente. Questo è anche un diversivo per isolarsi un poco. Ci sono due o tre inquilini della Casa che cominciano a stargli sul gozzo. Prima amiconi, adesso palle al piede… Anzi, palle sulle p… Mmmmm. Meglio stia zitto, perché ci sono le telecamere, e non vuole fare una magra davanti al pubblico. A lui la rabbia quando gli piglia, gli si legge negli occhi, nelle rughe del viso. È un sentimento visibile, palpabile. Perciò, deve stare accorto il triplo degli altri. Del resto, è ben per questo che in passato ha lavorato in alcune produzioni di telenovelas brasiliane – appunto per le sue superbe qualità espressive. Fossero stati altri tempi, con altri attori, ci sarebbe stato spazio anche per lui in Italia, e invece… Brasile. Affonda delicatamente la mano nella mollica e la tira fuori dal miccone, alla chetichella, stando attento. Il miccone ha una crosta molto spessa, come detto… incredibilmente spessa. Ma non ha importanza. Lo tratta come se fosse, quel miccone, un manufatto di cristallo. Tira fuori un corposo ricciolo di mollica e lo mette in una scodella di plastica lì vicino.
In quel momento, arriva proprio la persona che meno sopporta nella casa. Non sa nemmeno perché non l’ha messa in nomination. Anzi, lo sa. Lo sa fin troppo bene. Per strategia. Ma solo per quello. Preferisce siano altri a uscire dalla Casa. Concorrenti molto più temibili.
“Ottavio, noi due dobbiamo parlare” dice la persona.
“E di che cosa dobbiamo parlare” fa Ottavio in tono pacato.
“Lo so perché ce l’hai con me, Ottavio. Adesso voglio chiarire”.
“Sì, vabbuò. Però, se vuo’ chiarì, quantomeno appicciate uno scialle o qualcosa”.
“Va bene. Va bene, Ottavio. Come vuoi”.
La persona si slega il pareo alla vita e se lo mette sulle spalle in modo da coprire la sua quinta abbondante. La persona è una donna. La persona è Riccardina Di Di Giuseppe. 26 anni, influencer con un photoblog seguitissimo, anche grazie alle sue foto osé le quali sono peraltro osé grazie ai décolleté mozzafiato, sì, ma anche rizza pelo, e mozza rizza, rizza mozza, mozza e rizza, Riccardina tra ospitate nelle maggiori passerelle televisive, è riuscita a diventare anche fotomodella, e poi, consigliera personale di Feng Shui di Donatella Versace.
“So perché ce l’hai con me” attacca Riccardina. Ovviamente, con quei missili sul davanti, Riccardina è abituata a condurre le conversazioni con gli uomini a capo chino davanti a lei come fossero dei penitenti. Solo che quelli non pregano, né si pentono, ma slumano, e fantasticano con uno spettacolo di fuochi d’artificio ben preciso in mente. Quando aveva dodici anni, trovava la cosa avvilente, uno smacco alla sua dignità di femmina; ma a partire dai sedici la Di Di Giuseppe ha cominciato a vedere la questione diversa. Poi, si è abituata, e adesso se quel capino non si abbassa dopo un poco pensa solo di avere davanti uno dei tanti che non ha fatto coming out su qualche rivista scandalistica di quelle che oggigiorno non piazzano più nemmeno una copia o su Instagram. Vandellapiena è uno di quelli che il capino non l’abbassa manco morto. Però, non s’azzarda a credere che Vandellapiena sia un refrattario al coming out. Invece, pensa solo che la sua vita di gaucho in Brasile, lo abbia abituato a quei panorami. In effetti, ha notato, che si morisca l’interno della guancia, mentre la fissa con determinazione con i suoi penetranti occhi azzurri. Forse, il segreto è lì. Morsicarsi la guancia impedisce di abbassare gli occhi.
“Perché, Riccardina, dovrei avercela con te?”
“Per quello screzio a Temptation Island…”
“Oh…”
“Sono passati mille anni e io sarò stata lì dentro quattro secondi, eppure non ti è andato giù che ti abbia snobbato per il Principe Maria Gaspare De Di Dagobertis”.
“Tu pensi questo?”
“Veramente, sono usciti articoli su The Gossipers e Gossip Blitz che mi danno ampiament…”
“Sai che non leggo il yellow journalism. Yellow journalism merda” fa Vandellapiena citando probabilmente qualche battuta di un film americano che adesso non gli viene nemmeno alla mente. Forse… il panzone di Over The Top. “Secondo, merda”.
“Ma non devi prendertela a male per quella faccenda, caro, carissimo, carerrimo Ottavio. In quei quattro secondi di dialogo che abbiamo avuto, il Principe e io, siamo riusciti a diventare la coppia Di Di e De Di Da, e da quei quattro secondi…”
“…Riccardina…”
“No, lasciami finire. No, adesso mi lasci terminare. Perché io questa cosa la voglio dire. Da quei quattro secondi, stavo dicendo, il Principe e io abbiamo avviato un mucchio di pesche di beneficenza in tutta Italia sponsorizzate dai più importanti giocattolai facendo felici non so quanti bambini che hanno infilato le manine nelle enormi pirofile di vetro piene di bigliettini con i numerini!”
Riccardina finisce strillando e cianotica. Non è abituata a tutte queste parole insieme e le sembra di aver detto chissà che. Che, poi, per carità, di certo non è una cosa brutta quella che lei e il Principe De Di Da hanno fatto. Ma il problema è la voce di Riccardina. Quella vocetta, quella cavolo di vocetta stridula, Vandellapiena non la sopporta. La trova rivelatrice di un tutto un mondo fatto di visi nella penombra, volti avvolti in veli neri e svolazzanti, volti, al limite, riflessi negli specchi. E in più, strilla.
“Ma te la devi dare una rilassata…” sospira Vandellapiena seguitando a sventrare il miccone. Tira fuori una palla di mollica e la fa rotolare nella scodella. È chiaro che ci vorranno due scodelle. In più, deve far attenzione perché deve lasciare la mollica attorno alla crosta. Non deve toglierla, tutta quanta.
“NOOOOO! – va avanti incredibilmente quella – Tu non dici agli altri cosa devono o non devono fare! Chiaro?! Tu e il tuo ego pompato a mille perché hai vinto Bug Juice e Mica pizza e fichi! Perché hai partecipato a…a… A Fazenda, a La Talpa e alla Fattoria…”
“Adesso, bada, mi diventi offensiva, però. Io sono di Centocelle. I centocellini sono brava gente, e apperò…”
Adesso Riccardina strilla e strepita e sta dando in escandescenze.
In un soffio. Just like that. Così. Dal nulla.
Arriva anche un altro inquilino. Gioe Pulzanato. Trent’anni, fisico iperpalestrato e con un drago nero che sputa una fiamma gialla sul torace e varie scritte in sanscrito e sumero lungo braccia e gambe, ha lanciato (o rilanciato) in televisione il tipo rude evaso dal carcere. Peraltro, le labbra carnosissime e le sopracciglia da donna creano un mixaggio macho femmineo che alla fine non lo rende sgradito nemmeno al pubblico maschile. Da quando è cominciata la trasmissione Gioe Pulzonato ha tacchinato Riccardina Di Di Giuseppe senza soluzione di continuità.
“Ahò, che le stai a fa!” entra Gioe a gamba tesa. Non è romano, è della Val d’Aosta, ma all’occorrenza parla romanaccio e napoletano con un pizzico di siculo, ma stando attendo perché sa che i siciliani non hanno piacere.
“No, Gioe, aspetta, Gioe… Gioe io non le ho fatto…”
“Ma cosa non le hai fatto… Tu hai fatto. Hai fatto. Lì, con il miccone…” fa Gioe.
Va diretto da Vandellapiena, lo afferra per le spalle e lo spinge via dal miccone. Il miccone è lì. Con il suo buco enorme. Vandellapiena finge di scivolare in modo da far squalificare quel pazzo sderenato di Gioe che peraltro con quel gesto si è praticamente auto-squalificato da solo. Magari, riuscirà a far squalificare anche la Di Di Giuseppe, che chiaramente non sta bene per fatti suoi personali.
“Tu hai preso troppo sole, là fuori. T’è partita ‘na vena nel cervello facendo gli attrezzi, te lo dice Ottavio Vandellapiena”.
“E taci, magalomano!” fa Gioe Pulzonato, ormai fuori di sé, mentre Riccardina s’è messa a frignare di brutto, sempre più violacea. Adesso l’è preso anche uno strano singhiozzo nervoso, che le fa aspirare aria disperatamente facendola ragliare ogni volta come un asino.
“Guarda che hai fatto! Verme! Vigliaccone!” fa Gioe.
“Tu non me parli accussì davanti al mio pubblico!” risponde Vandellapiena e gli si lancia addosso.
“Aaaahh… Rieccolo! Te lo do io “il mio pubblico”! Ma chi ti credi…”
Gioe è una bestia, con tutti i muscoli in tensione, la pelle ancora rovente per il sole. Lo scontro è impari. Chiaramente. Se Gioe colpisce Valdellapiena è come se una tenaglia gli si abbattesse sulla faccia. Un maglio. Lo farebbe a pezzi. D’altronde, Pulzonato vuole farlo. Vuole dargli il suo, a quell’arrogante d’un presuntuoso. Mentre Vandellapiena gli si avventa addosso, Pulzonato infila la mano fino in fondo all’avambraccio nel miccone sul tavolo e poi, sbam! colpisce Vandellapiena in pieno viso con i due metri di pagnotta. Vandellapiena impattando con il miccone vede le stelle. Rincula e perde l’equilibrio finendo di nuovo a terra come un salame. Gioe avanza tenendo il miccone puntato in alto con dentro mezzo avambraccio destro – il suo braccio più potente. Il capolavoro di Bandabrandebarebarbato è ancora intero. La crosta ha retto al colpo sferrato da Gioe e finito sul viso spigoloso, e dagli zigomi pronunciati (grande espressività) di Vandellapiena.
“Te la sei cercata! È tutta la settimana che te la cerchi! E, bingo bingone! l’hai trovata!!!”
Gioe Pulzonato si lancia su Ottavio Vandellapiena armato del miccone di Bandabrandebarebarbato e lo colpisce di nuovo al volto. Riccardina Di Di Giuseppe strilla ed esplode di lacrime spargendole in lunghi schizzi – come si vedrà in centomila video sui social al rallenti ab aeterno. Addetti alla produzione sfondano le mura di cartongesso della Casa del Grande Fratello per impedire il peggio. Afferrano Gioe Pulzonato alle spalle e lo spingono via da Vandellapiena. Il miccone si sfila dal braccio di Pulzonato (“Ho preso il miccone, sapendo che avvrebbe attutito i colpi… perciò, chiedo al pubblico in sala e a quello a casa di non crocefiggermi troppo”) e cade a terra restando lì inerte. Sulla parte anteriore ci sono alcuni sbaffi di sangue. Ma è ancora integro.