Immaginiamo una situazione del genere: hai avuto una disgrazia in casa. Un vicino del piano di sopra, con cui non sei mai stato in buoni rapporti, per vari motivi, suona alla tua porta e si mette a disposizione. “Hai bisogno di aiuto?”, ti dice. Tu sei stupito e perfino un po' preoccupato. Che vorrà costui? Ma, siccome tu hai davvero bisogno di aiuto, lo inviti a entrare. Ma — pensi — forse vuole qualche cosa in cambio? No, a quanto pare non chiede niente in cambio. Vuole solo aiutare. Viene in casa, ti dà una mano, pulisce il gabinetto, disinfetta il soggiorno, ti fa da mangiare e lava i piatti. Tutto è normale. Stasera se ne va. Dovresti essere contento.
E tu che fai? Invece di ringraziarlo, ti metti a gridare alla finestra che un malintenzionato si è introdotto di soppiatto in casa tua. Che vuole portarti via il televisore, che è venuto per spiarti. Che vuole comandare in casa tua, anzi ti vuole far prigioniero.
Il vicino, ragionevolmente, penserà che o sei scemo, o che lo sei diventato. Penserà che la disgrazia ti ha fatto perdere la testa. Comunque, prima di andarsene, una cosa te la dirà. Che sei un ingrato e anche che, peggio per te, la prossima volta non mi vedi più nemmeno col binocolo.
Quello che qui è raccontato è accaduto sul serio (si fa per dire) in Italia. La Russia ha mandato sedici aerei carichi di aiuti, accompagnati da personale altamente specializzato per aiutare il nostro Paese. La gente ha accolto con calore il vicino di casa. Ma a qualcuno non è piaciuto. Un certo Jacopo Iacoboni, specializzato nella diffusione di germi di una malattia - a quanto pare molto infettiva - chiamata russofobia, si mette a scrivere, su un giornale notoriamente russofobico come lo è La Stampa, un'ampia "serie di scempiaggini, al limite del caricaturale" (come ha ben scritto il prof. Angelo Dorsi), contro il vicino di casa. Accusandolo - in base a misteriose fonti, probabilmente vicine all'Atlantic Council - di essere venuto non ad aiutare ma a sfruttare maliziosamente le nostre disgrazie. Anzi a "spiare", infiltrando agenti del Servizio Segreto Militare (GRU) nelle nostre caserme. Ma quelli - direte voi - non erano andati a disinfettare gli ospizi per anziani? No, risponderebbe il prode Iacopo Iacoboni, è un'operazione diversiva classica. Non invasero così anche l'Afghanistan?
Il vicino si è irritato. Come dargli torto? Prima ha replicato l'Ambasciatore, poi un portavoce del Ministero della Difesa (visto che la squadra di soccorso era tutta composta di specialisti militari). Non l'avessero mai fatto! Jacopo Iacoboni è diventato il campione della libertà di stampa, "minacciata dalla Russia". Sono entrati in campo, a sua difesa e esaltazione, il direttore de La Stampa, Molinari, seguito dalla coorte di intrepidi del locale Comitato di Redazione; l'editorialista di Repubblica Bonini (che ci ha rivelato come perfino il suo direttore sia stato oggetto di minacce, senza specificare quali); la Fnsi (quella congrega di smemorati che non sa chi sia Julian Assange); Matteo Renzi, subito doppiato da Gennaro Migliore, di Italia Viva (me lo ricordo a Porto Alegre quando, insieme a Bertinotti, aspettava, in fila davanti a me, di stringere la mano a Hugo Chavez) ; l'Associazione benemerita Art. 21 (della Costituzione), addirittura con due commenti, quello di Riccardo Cristiano e quello di Graziella Di Mambro; Forza Italia; +Europa; il Partito Radicale, a corto di quattrini; perfino Fratoianni, di Liberi & Uguali, residuato terminale della sinistra.
Insomma tutto il parterre atlantico, senza eccezione alcuna. Lo stesso Jacopo Iacoboni, finalmente assurto ai vertici della fama, ha ribadito, sparando anche lui sulla Croce Rossa dei soccorsi: "La libertà di espressione e il diritto di critica sono valori fondamentali del nostro Paese, così come il diritto di replica". Non è escluso che la RAI o l'AGCOM lo mettano a capo di qualche fact checking group.
Non ha ottenuto — ahinoi! — che il premier Conte richiamasse l'ambasciatore d'Italia a Mosca, ma è riuscito a ottenere, forse con le sue entrature nella NATO, che il ministro della Difesa e quello degli Esteri italiano si associassero alla sua personale, eroica difesa.
Per fortuna gli aerei cargo russi sono arrivati con i serbatoi quasi pieni e potranno tornare a casa senza problemi. In caso contrario gli avremmo rifiutato il carburante. Ma adesso vorrei proporre qualche suggerimento per l’esimio direttore de La Stampa. Che, quando manda in giro i suoi giornalisti a intervistare qualcuno, forse potrebbe dire loro di fare due cose utili ai lettori. La prima è quella di non indulgere troppo con le "autorevoli fonti", senza mai nominarle. Se la notizia che vuole riferire è davvero importante, allora non può lasciare nell'anonimato chi la formula. D'altro canto, se la fonte è quella di un cacasotto, non può essere autorevole, e quindi non può essere usata. Comunque non due volte nello stesso articolo. Si raccomanda un uso moderato delle “fonti autorevoli” anonime. Tanto più se "l'autorevole fonte", dietro la quale lo Iacoboni si trincera, dice cose "che non stanno né in cielo né in terra", come l'ambasciatore Razov ha fatto notare nella lettera che ha inviato al direttore de La Stampa. D'altro canto noi sappiamo che esistono fonti tanto "autorevoli" quanto perfettamente stupide. Valga per tutte la mostruosa fake news che l’allora segretario di Stato USA, Colin Powell, pronunciò di fronte al mondo intero annunciando di avere le prove delle “armi di distruzione di massa” che sarebbero state in possesso di Saddam Hussein. Ricordo che La Stampa — certo con un altro direttore, e, certo, in compagnia di tutto il mainstream occidentale — prese come oro colato quel fake, senza nemmeno metterlo tra virgolette.
In quel caso la “fonte autorevole” parlò essa stessa, per rivelare al mondo, implicitamente quanto fosse bugiardo l’aggressore e, insieme, il mainstream che lo appoggiava. Comunque, in questo caso, non si capisce come mai Jacopo Iacoboni preferisca passare lui per stupido, citando una fonte anonima, forse autorevole, ma sicuramente stupida, invece di scaricare su di essa tutta la spazzatura. A meno che "l'autorevole fonte" non sia il banale trucchetto anglosassone di un'invenzione dell'autore dell'articolo, che ha una gran voglia di scrivere una porcata, ma se ne vergogna. O, più probabilmente, teme di dover rendere conto di persona di quello che scrive.
Il secondo suggerimento si potrebbe ricavare dall'infelice intervista che lo stesso Iacoboni ha condotto con l'ex comandante di un reparto ultra specializzato - si legge - il Joint Chemical, Biological, Radiological and Nuclear Regiment, e anche del battaglione della "NATO's Rapid Reaction". Stupisce che Jacopo Iacoboni, avendo di fronte una fonte davvero "autorevole" non gli abbia fatto una domanda semplice semplice: come mai la NATO non ha mosso un dito per aiutare l'Italia e si è fatta mangiare la pastasciutta in testa dal Cremlino? In fondo l'Italia è membro della NATO, anzi uno dei fondatori della stessa. Al signor Hamish De Bretton-Gordon una domanda del genere la si sarebbe proprio dovuta fare. Invece Jacopo Iacoboni ha lasciato divagare l'ex comandante sul tema dell'intelligence che i russi cattivi starebbero collezionando in territorio italiano.
In effetti, a ben pensarci, i russi potrebbero essere molto curiosi di sapere qualche cosa sul virus (anzi sui virus) lombardi. E potrebbero ricavare qualche informazione (utile anche ai russi per difendersi) circa la provenienza di quei virus, e magari su chi li ha messi in giro, visto che alcuni di quei ceppi — tra l'altro i più potenti — non vengono affatto dalla Cina (come ormai sappiamo). Ma la domanda che non è stata fatta è questa: come mai alla NATO non è venuta in mente la stessa curiosità? C'è un Paese alleato, in cui dilaga un virus mortifero. Potrebbero esserci problemi di sicurezza, anche militare. E invece l'Alleanza non si preoccupa neanche di raccogliere le informazioni in merito? Neanche pensa di inviare un reparto come quello dai molti nomi dell'ex comandante dai molti nomi? O, forse, l'Alleanza ha già tutte le informazioni necessarie? In tal caso avrebbe potuto fornirle al governo italiano alleato. Ma di questo non abbiamo sentito parlare neanche una volta nei talk-show. Lì abbiamo sentito parlare solo di pipistrelli.