Direttrice di iO Donna, il femminile del Corriere della Sera, la prima rivista dedicata alle donne come supplemento ad un quotidiano, giornalista specializzata in attualità, costume e società, è stata direttrice di Starbene, Glamour, Elle e Gioia. Dal 2015 è membro del programma "Woman in the Boardroom” per l'accesso femminile nei consigli di amministrazione e negli organi direttivi.
Ho 59 anni, tre figli, un bel lavoro. Mi ritengo fortunata: faccio quello che amavo fare quando ero bambina - leggere e scrivere - e per ora (lo dico sempre, per scaramanzia) “a casa tutto bene”. Non ho mai avuto sogni di gloria ma ho mantenuta intatta la curiosità dei miei vent’anni per le novità. Preferisco ancora il rischio di una delusione alla certezza di una strada già nota. Mi adatto facilmente, non mi arrabbio spesso, nei momenti migliori della vita sono svagatamente fatalista.
Dal 2015 è membro del programma "Women in th Boardroom": ce ne può sintetizzare le finalità?
Il programma “Women in the Boardroom” (Donne nei Consigli d’Amministrazione) è nato quando, grazie alla legge 120 - la Golfo Mosca del 2011 - per incrementare le presenze femminili nei vertici delle aziende, passarono le cosiddette “quota rosa” che prevedevano un terzo di membri donne nei CdA. Alla domanda allarmata di chi diceva: “Impossibile, non ci sono donne con i requisiti”, rispose l’associazione di aziende Valore D che stilò un elenco di donne “papabili” e organizzò un corso di formazione annuale per prepararle al meglio alla gestione di un consiglio di amministrazione. Per inciso, nessun uomo ha mai fatto un corso per entrare in un CdA e tanto meno un concorso per merito: sono sempre entrati per cooptazione o perché famigliari della proprietà.
Quanto la sua formazione "classica" ha contribuito alla sua formazione giornalistica?
La formazione “classica” è la base del mio lavoro giornalistico: è il “metodo” che più o meno inconsapevolmente applico a tutto ciò che faccio.
Elle, Casaviva, Anna, Starbene, Glamour, iO Donna ... qual è il fil rouge che lega tutte queste sue esperienze?
Il filo rosso delle testate giornalistiche in cui ho lavorato sono le donne, le lettrici: ho sempre lavorato in testate “femminili”. Non so se sia un caso, un destino o una scelta. Ma sin dai tempi del liceo le tematiche dell’emancipazione femminile sono state il mio pallino.
iO Donna, prima rivista femminile come supplemento a un quotidiano, ha ormai una lunga storia, cosa è rimasto dello spirito originario: cosa è cambiato e quale impronta le vorrà dare come direttrice?
iO Donna è nato nel 1996 come “il femminile del Corriere della Sera”, il più diffuso e autorevole quotidiano nazionale, ed è rimasto fedele alla sua vocazione originaria, quella di essere complementare al quotidiano, di offrire una lettura del mondo al femminile, vicina al mondo femminile, ma interessante anche per gli uomini che sono comunque il 27 per cento del lettorato.
Quali sono le regole auree per una buona direzione?
Credo che la regola aurea sia condividere una direzione con tutto il gruppo di lavoro e trasmetterla in modo coerente al lettore. Mi è sempre piaciuta la definizione di giornale come “opera dell’ingegno collettivo”: c’è un gruppo di lavoro dietro ogni pagina. Non è lavoro da solista, ma da orchestra al gran completo.
Qual è l'identikit della sua lettrice?
La lettrice di iO Donna è una donna molto contemporanea, avanzata nello stile di vita e dei consumi, al centro di un mondo familiare ricco e composito di cui è il baricentro. È una donna che si impegna, nella vita e nel lavoro, generosa, curiosa, comunque risolta.
Una parte della sua rivista è dedicata ad "Amore e sesso": dalle problematiche proposte dalle sue lettrici e dagli interventi di psicologi e sessuologi ospitati dalla sua rivista, risulta che può essere gratificante un rapporto di solo sesso o sesso e sentimento non possono essere disgiunti?
È caduto il tabù che impediva alle donne una vita sessuale libera e senza condizionamenti ed è caduto il tabù gemello che vedeva l’uomo poco attento agli aspetti emotivi e affettivi della vita. Mi pare davvero, soprattutto tra i giovani, che ci siano molte più similitudini che differenze.
Che cosa apprezza la donna dell'uomo contemporaneo, e che cosa critica?
Apprezza il rispetto e la condivisione, critica stereotipi e pregiudizi. E soprattutto il ricorso alla violenza.
Il suo magazine dedica ampio spazio alla moda: qual è il discrimine tra eleganza ed esibizione?
Elegante è una donna che non si fa notare ma che non dimentichi.
Donna milanese: stereotipo e realtà ...
La donna milanese va di fretta, ma sa fermarsi quando ne vale la pena.
Milano è Donna?
Milano sarà sempre più donna, come tutto il mondo, spero. Non perché le donne prenderanno il sopravvento, ma perché valori fino a poco fa ritenuti femminili, di condivisione, equilibrio, armonia, diventeranno patrimonio di tutti. L’alternativa è sopraffazione, caos ed estinzione.