Tornare a Roma, per tanti vuol dire tornare a casa, per molti significa viaggiare, visitare, conoscere, per tutti è sinonimo di arte, storia, musei. Per quelli Capitolini si parla di ‘musei’ al plurale poiché così è nato il loro nome, dall’associazione di una raccolta di sculture in aggiunta ad una pinacoteca ad iniziare dal lontano 1734, con l’apertura al pubblico e quindi con la visionaria idea di rendere la bellezza disponibile a tutti, a differenza di quanto avveniva fino a quel momento, ovvero contrapponendosi al concetto di collezione privata. Questa azione ‘pubblica’ ha innescato una reazione a catena che oggi è patrimonio di tutti, per questo punto di inizio i Musei Capitolini sono considerati, appunto, il primo museo al mondo.
La piazza del Campidoglio opera di Michelangelo è circondata da Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo, anche se la data di riferimento risulta il 1734, già nel 1471, papa Sisto IV donava alla città di Roma una collezione di statue bronzee proveniente dal Laterano e rendeva accessibile a tutti l’area per vedere l’opera centrale della collezione, la Lupa capitolina.
Un punto di attrazione è il cortile del Palazzo dei Conservatori, sempre considerato centrale, sempre ritenuto fondamentale per conservare la memoria dell’antico, in parte grazie alla presenza di parti della colossale statua di Costantino, che si suppone fosse stata alta almeno 12 metri, la mano gigante, il piede gigante, la testa colossale di Costantino rappresentano nell’immaginario collettivo un’affascinante testimonianza di un passato grandioso, perché vedere parti di un’opera così grandi, fanno sviluppare nella mente proiezioni di palazzi ancora più grandi, tanto da contenere quella rappresentazione in marmo di un valoroso imperatore, il tutto unito ad una proiezione temporale nel passato che rende tutto più avvincente.
Per passare dal cortile al primo piano, il cosiddetto ‘Scalone’ pur essendo una semplice rampa di scale, lateralmente possiede tante di quelle opere in rilievo, da risultare un’opera a sé stante, tra questi sono famosi i due mosaici simmetrici della tigre che attacca un vitello.
Il piano superiore ha un totale di nove sale, ciascuna con la sua particolarità, ognuna con una propria storia, vissuta ed artistica, opera di quell’artista famoso e dello scultore di quel particolare tempo, funzionale per quel determinato periodo e utile a determinate funzioni dell’epoca specifica.
Ad esempio, la Sala degli Orazi e dei Curiazi, dove si riuniva il consiglio pubblico capitolino e che nei tempi moderni è utilizzata come luogo di ricevimento per eventi importanti, tra cui possiamo tranquillamente menzionare la firma del trattato di Roma del 1957 per la costituzione della Comunità Economica Europea. Questa sala aveva degli affreschi che furono rimpiazzati nel 1595 da nuove opere di Giuseppe Cesari, detto Cavalier d’Arpino, affreschi che raccontano la storia antica di Roma e suoi eventi importanti: il Ritrovamento della lupa, la Battaglia tra i Romani e i Veienti e il Combattimento tra gli Orazi e i Curiazi; da cui il nome della sale, e poi il Ratto delle Sabine, Numa Pompilio istituisce il culto delle Vestali a Roma e la Fondazione di Roma.
Altre sale affrescate sono la sala dei Capitani e la sala di Annibale, unica sala ad avere ancora le opere originali del 1516, la Cappella dedicata alla Madonna e ai Santi Pietro e Paolo, per un dipinto, Madonna con Bambino fra i Santi Pietro e Paolo, che adorna il soffitto opera di Marcello Venusti.
La sala degli arazzi, la sala dei trionfi, e la sala della lupa con la statua della Lupa capitolina con i due gemelli Romolo e Remo, ed altre, sono nel percorso ideale da seguire, che termina nel culmine rappresentato dall’Esedra di Marco Aurelio, dove i due principali pezzi oggi esposti stabilmente sono la statua equestre di Marco Aurelio originale, a differenza di quella nella piazza del Campidoglio, che è una copia, messa al coperto dopo il restauro, e l'Ercole in bronzo dorato proveniente dal Foro Boario. Questa nuova area con la vetrata, aperta nel 2005, rende più esteso lo spazio espositivo e ribadisce la volontà delle autorità di voler continuare nell’estensione di un più ampio progetto denominato ‘Grande Campidoglio’.
La pinacoteca, che conserva dipinti di Caravaggio, Tiziano, Pieter Paul Rubens, Annibale Carracci, Guido Reni, Guercino, Pietro da Cortona, Domenichino, Giovanni Lanfranco, Dosso Dossi e Garofalo ed altre opere importanti, rappresenta una parte a sé stante dei ‘musei’ e ne completa la varietà artistica focalizzandosi sulla pittura.
Sono parti del complesso al secondo piano il Medagliere capitolino, la collezione di monete, medaglie e gioielli del Comune, e altre strutture e parti minori, tra cui il Tabularium edificio che sarebbe stato destinato a ospitare gli archivi pubblici di Stato e la Galleria Lapidaria.
Il Palazzo Nuovo è di più giovane costruzione rispetto al Palazzo dei Conservatori, risale infatti al XVII secolo, fin dal XIX secolo fu utilizzato a scopo museale. Le decorazioni interne in legno ed in stucco dorato sono ancora quelle originali.
L’atrio, il cortile con la statua del Marforio e la statua colossale di Marte, la Sala dei Monumenti Egizi, la Galleria di Immagini con una numerosa e variegata raccolta di statue, la Sale delle Colombe, che prende il nome dal celebre mosaico che la pavimenta, il Gabinetto di Venere, piccola sala poligonale, simile ad un ninfeo, che fa da cornice alla statua detta Venere Capitolina, la Sala degli Imperatori e la Sala dei Filosofi, con i loro innumerevoli busti, la Sala del Galata e quella del Fauno, con la statua di marmo rosso, fanno da circondario all’enorme Salone, che costituisce sicuramente l'ambiente più monumentale dell'intero complesso museale capitolino.
I Musei Capitolini hanno uno stretto legame con la città di Roma, da cui provengono quasi tutte le opere: visitarli è visitare Roma due volte in un giorno.