La mostra I sei anni di Marcello Rumma alla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli, sembra voglia aprire uno spiraglio di luce su una delle personalità più interessanti degli anni ‘60/’70 dell'arte. Si tratta della prima retrospettiva, a cura di Gabriele Guercio con Andrea Viliani, dedicata a Marcello Rumma che dal 1965 al 1970 è direttore didattico, collezionista, organizzatore di mostre, amico di artisti, critici e intellettuali, e infine editore a tempo pieno.
Ad oggi restano frammenti e indizi di questi intensi anni e la mostra organizzata in stretta collaborazione con l’Archivio Lia Incutti Rumma, ci accompagna, attraverso ben 11 sale, in questo percorso avvolto nella penombra. Sala dopo sala, emergono elementi che ci aiutano a ricostruire, seppur in parte, la personalità di Rumma, delineando un profilo dai tratti ancora sfumati. Si parte dagli albori, quando, entrando nella gestione dell'istituto parificato Colautti a Salerno, di proprietà della famiglia, Rumma già introduce una didattica aperta a collaborazioni e confronti, che sarà un mantra della sua ricerca. Fonda i due giornali scolastici Il ponte, pensando forse al ponte dell'Avanguardia tra Napoli, Milano, Bruxelles, Parigi e Rapporti, dando all'Arte già un ruolo da protagonista.
Con la moglie Lia, iniziano a collezionare dal 1967 prima i grandi nomi di fama consolidata come Sironi, Morandi e Guttuso per poi passare agli esponenti delle neo Avanguardie. Sono gli anni delle mostre tra Amalfi e Salerno di Castellani, Fioroni, Testa, Schifano e Warhol. Ma non tardano acquisizioni di Twombly, Fontana, Manzoni, Zorio, Boetti e altri. Rifuggendo dai soliti spazi istituzionali, Rumma reinventa nuovi spazi, a partire da quelli degli Antichi Arsenali di Amalfi, che accolgono le tre edizioni della Rassegna d’Arte Internazionale di Amalfi. La prima edizione, Aspetti del “ritorno alle cose stesse”, a cura di Renato Barilli, nel 1966, la seconda edizione a cura di Alberto Boatto e Filiberto Menna, nel 1967, ed infine la terza e ultima edizione, Arte Povera più Azioni Povere, a cura di Germano Celant, nel 1968. Queste mostre-evento furono il trampolino di lancio per contagiare, in modo quasi anarchico, altri neo spazi in altre province d'Italia. Contemporanea a Roma, ne è un esempio lampante, portando all'apice questo piano di renovatio e sperimentazione di una stagione senza eguali.
Così Rumma crea un circuito tra Napoli, dove è tra i primi a sostenere la Modern Art Agency di Lucio Amelio, Milano dove incontra Lucio Fontana, Roma dove segue diverse Gallerie che trattano le Avanguardie, Bologna che è la culla di una delle prime mostre sull'Arte Povera, Torino con l'esperimento del Deposito d'Arte Presente e Venezia con la discussa Biennale del 1968. Ma non si ferma, a Parigi visita la galleria di Ileana Sonnabend che stava introducendo in Europa gli artisti americani.
Rumma, assume nel ‘67 la direzione dello spazio Einaudi 691, ricavato dalla libreria, dove sfrutta l'inedita collocazione del luogo per promuovere artisti e discutere dei nuovi significati dell'arte contemporanea. Il prodotto di tale lavoro è Ricognizione cinque, un ciclo di cinque mostre personali in cui ogni artista viene affiancato da un critico.
A volte in Zorio si ritrova qualcosa della terribilità di Burri, ed è proprio il Burri sadico e medievale dei ferri che riaffiora in quella specie di letto di contenzione e tortura che Zorio ha costruito di recente.
(Alberto Boatto su Zorio)
Nel ‘68 fonda la casa editrice Rumma dedicata a pubblicazioni di nicchia ma con ambizioni internazionali come quello di tradurre in italiano i lavori di scrittori e filosofi europei. Spicca il progetto grafico di Dieter Grauer con le iniziali, in copertina, "R" ed "E" del logo della casa editrice in vari colori e combinazioni. Anche il formato dei libri, quadrato con impaginazioni rettangolari e dagli ampi margini bianchi, denota la volontà di un'editoria minore dedicata alla ricerca. In questo ultimo periodo, fatto di impegni editoriali per Marcello, Lia prende le redini decisionali della loro collezione d'arte.
Dopo la morte di Marcello nel 1970, Lia si trasferisce a Napoli aprendo la galleria Lia Rumma diventando un punto di riferimento per il mondo artistico tuttora in auge.