Che di Maio ne abbia fatta l’ennesima bandiera lo sappiamo, che ogni volta si dimostri come l’uomo che compie azioni storiche nella politica italiana lo ri sappiamo. Ci ricordiamo tutti quando il gruppetto dei grillini mise in pericolo la stabilità del terrazzino seicentesco di palazzo Chigi, tenuto chiuso da sempre come le cose sante, invaso da eccitati avventori della politica che ad occhi sgranati stappavano bottiglie di spumante (attenzione, non champagne, autarchia, prima il prodotto italiano, in barba alla bellezza di un mercato in cui si possa scegliere cosa ci piace di più) come sul podio di formula uno per aver “eliminato la povertà”. A Livorno si direbbe: “Boia, deliàti!”. Uno strappo alla regola sulla uscita nel terrazzino la fece Mussolini nel 1922 quando era ministro degli Esteri e presidente del Consiglio che si affacciò dalla “prua d’Italia” (il balcone che fa angolo tra via del Corso e piazza Colonna), così come capitò a Spadolini in preda all’euforia per la vittoria ai mondiali del 1982 della nostra Nazionale di calcio ai tempi di Bearzot, che brandendo il tricolore si affacciò dal terrazzo, ed infranse il protocollo.
Ma tornando alla questione del taglio dei parlamentari che passa come un’altra azione epocale dei 5 Stelle che, dice di Maio, farà risparmiare 1 miliardo di euro agli italiani, perché ormai si parla per enfasi, nel più ci sta il meno, (tra lui e Salvini è un continuo fornire numeri enormi per impressionare gli italiani) in realtà si nasconde l’ennesima disinformazione, ossia il fantomatico miliardo si risparmierebbe da qui al 2033 cioè in due legislature, 10 anni, partendo dal presupposto che ogni anno si risparmi 100 milioni di euro. In realtà il conto dei 100 milioni derivante dai parlamentari “tagliati” è al lordo delle spese poiché a questi deve essere tolto l’IRPEF, che verrà a mancare all’erario per effetto delle mancate indennità oltre alla quota di imposte addizionali regionali e locali. Insomma alla fine della fiera si potrà parlare di un risparmio effettivo di 70/60 milioni, circa il 7% del bilancio della Camera dei deputati. Di contro avremo uno sconquasso degli equilibri costituzionali che come pesi e contrappesi tengono in perfetta stabilità il sistema bicamerale del Parlamento.
A che pro? Facile!
Secondo il disegno di legge la riduzione sarà netta. A Palazzo Madama ci saranno 115 senatori in meno, si passerà da 315 a 200 eletti. I senatori eletti all’estero saranno 4 anziché 6.
Alla Camera il taglio sarà ancora più duro, i deputati scenderanno da 630 a 400.
Questa riforma cambierà il rapporto tra l’elettore ed il parlamentare eletto. Ci sarà un deputato ogni 151 mila abitanti ed un senatore ogni 302 mila, con ripercussioni nella struttura dei collegi elettorali per le elezioni. Ci saranno problemi di rappresentatività di alcuni territori o forze politiche che alla luce di questa riforma sparirebbero. Serviranno riforme dei regolamenti parlamentari, serviranno degli organi di garanzia e delle misure di correzione che tamponino la riduzione dei parlamentari. Senza pensare al caos delle varie commissioni che vedrebbero consessi di 3/4 persone a disegnare leggi per 60 milioni di italiani, un direttorio insomma.
Giustamente la coscienza di chi la politica la fa con la Costituzione in mano pretende che si rifletta su questo scempio populista e demagogico e chiede a gran voce un referendum confermativo per far sì che siano gli italiani a pronunciarsi ma solo dopo che questi siano stati informati in modo corretto di ciò che comporta il taglio dei parlamentari, per far sì che alla luce delle spiegazioni chiare e tecniche non si creda a chi continua a fare campagna elettorale dal 4 marzo 2018 ma che si ragioni con la propria testa. Noi italiani abbiamo strumenti che ci permettono in modo democratico e costituzionale di indirizzare i politici su cosa vogliamo, usiamoli.
La richiesta di referendum verrà accettata se si raccoglieranno le firme di 64 senatori, ne mancano circa 12. Hanno firmato in modo trasversale senatori di varie parti politiche, anche tra i 5 Stelle ci sono stati portavoce responsabili che rinnegano lo scempio del taglio dei parlamentari.
La raccolta delle firme avrà tempo fino al 12 gennaio, se verrà raggiunto il numero necessario si passerà all’iter che porterà al referendum altrimenti andrà avanti il percorso per rendere esecutiva la legge.
E siccome il referendum confermativo è previsto dall'art.138 della Costituzione, così come il diritto dei cittadini della Repubblica ad essere informati, è necessario che questi ne vengano a conoscenza, che sappiano che ridurre il numero dei parlamentari porta ad un maggiore controllo da parte del leader del partito che rappresentano e questo sottrae qualità e democrazia.
Nel frattempo invece il silenzio è assordante. Quasi una censura volta a scongiurare “l’inopportuno referendum”.
Allora se a pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina, come disse Andreotti, non critichiamo chi pensa che il taglio dei parlamentari sia il modo diabolico del controllo del Parlamento. Non potrebbe essere per caso per arrivare al tanto pubblicizzato progetto grillino della “democrazia diretta”?
A proposito, scusate, ma diretta da chi?