Forse è tutta colpa delle favole ma i matrimoni, grandi e grassi o piccoli e magri, sono sempre di moda. Un matrimonio in Italia è considerato un evento così bello che quando qualcuno ti chiede di fare qualcosa che ti piace davvero, è descritto come un invito a nozze. La parola italiana matrimonio deriva dal latino matrimonium, formato a sua volta dal genitivo singolare di mater (ovvero matris) unito al suffisso –monium, collegato, in maniera trasparente, al sostantivo munus ‘dovere, compito’. Questa informazione è contenuta in gran parte dei dizionari storici o etimologici italiani che specificano anche che il termine si è formato su influsso del preesistente patrimonium.
Dunque matrimonio, rispetto ad altri termini che vengono correntemente impiegati con significato affine, pone, almeno in origine, maggiore enfasi sulla finalità procreativa dell’unione: l’etimologia stessa fa riferimento al “compito di madre” più che a quello di moglie, ritenendo quasi che la completa realizzazione dell’unione tra un uomo e una donna avvenga con l’atto della procreazione, con il divenire madre della donna che genera, all’interno del vincolo matrimoniale, i figli legittimi.
Nell’antica Roma il matrimonio era organizzato dai padri dei futuri sposi i quali facevano conoscenza solo al momento del loro fidanzamento, in occasione del quale il giovane promesso sposo consegnava alla ragazza un pegno per garantire l’adempimento della sua promessa di matrimonio, un anello che lei si metteva all’anulare della mano sinistra.
All’inizio della storia di Roma, le ragazze si sposavano giovanissime, dai dodici anni in poi, e i matrimoni erano esclusivamente combinati, come per i Greci. E come le donne greche, anche le romane, imparata la lezione degli uomini castrati, ma capaci di avere un’erezione, non esitavano un attimo a far castrare gli schiavi più belli.
Nel sottile gioco dell’erotismo, la romana impara ad agghindarsi, a truccarsi, a nascondere le imperfezioni fisiche e ad esaltare i suoi punti forti. Nel godere di questa nuova libertà, le donne frequentano le terme (che fino al secondo secolo dopo Cristo saranno miste), imparano a danzare e a conoscere i giochi di società.
E innamorarsi diventa proprio come un gioco. Un proverbio in uso all’epoca diceva: “È giocando che spesso nasce l’amore”. Tra le rovine di Pompei, distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 a.C., sui muri di alcune strade e di edifici pubblici sono stati trovati graffiti d’amore che recitano: “Se tu avvertissi il fuoco dell’amore, ti affretteresti maggiormente per vedere Venere. Io amo teneramente un ragazzo giovane e bello” oppure: “Oh, come vorrei avere le tue adorate braccia attorno al mio collo e baciare le tue tenere labbra!”
Ma non era una novità: più di settanta anni prima, a celebrare il corteggiamento e l’amore come piacere, il poeta latino Ovidio aveva scritto L’arte d’amare, un vero e proprio manuale per insegnare all’uomo come conquistare una donna, con consigli che al giorno d’oggi possono anche farci sorridere: “Basta che tu ti sieda accanto a lei e che al suo fianco tu stringa il tuo quanto più puoi. E se per caso, come succede, le si posa in grembo un granello di polvere, tu, pronto, cogli con le dita quel granello; e se non c’è nulla, coglilo lo stesso”. Ma ne L’arte di amare si parla anche di come curare regolarmente e migliorare il proprio aspetto fisico, del fatto che le donne devono essere pregate a lungo, di come sia importante far loro regali, ricordarsi dei compleanni ed essere gentili e premurosi.
Il matrimonio, forse perché segna l’inizio di una nuova fase della vita, è oggetto di molte tradizioni e superstizioni. Dalla siciliana "preparazione del letto" (cunzata del letto) a "l’arco della sposa" in Piemonte, le usanze legate al matrimonio sono molte e variano in base alla regione. La “cunzata del letto” siciliana, assai simile alla “vestizione” del letto calabrese, consiste in una preparazione particolare del letto, simbolo della vita coniugale. Una settimana prima del matrimonio, le amiche più care della futura sposa (in passato dovevano essere vergini, oggi più semplicemente non devono essere sposate) preparano il letto con lenzuola bianche sotto la supervisione delle donne anziane. Come abbellimento, confetti bianchi o petali di rosa e riso vengono messi sul comodino o sul letto a forma di cuore e gli sposi potranno vedere il letto solo dopo la celebrazione del matrimonio.
Altra tradizione siciliana è l'esposizione dei regali di nozze. A casa della sposa, la sala da pranzo formale è allestita con le migliori tovaglie e tutti i regali vengono messi in bella vista per amici e parenti. Rimanendo nell'Italia meridionale, fino a pochi decenni fa, era normale che la nuova coppia, dopo il banchetto di nozze, danzasse come succede oggi ma, allora, parenti e amici attaccavano delle banconote sui vestiti degli sposi in modo che, entro la fine della danza, sarebbero stati letteralmente coperti di soldi. Una tradizione simile si trova in tanti altri Paesi: Polonia, Ucraina, Ungheria, Nigeria, Messico e Filippine. Lo stesso obiettivo, nel Nord Italia, viene ancora raggiunto con il "taglio della cravatta". La cravatta dello sposo viene tagliata in piccoli pezzi e ogni pezzo viene venduto come in una vera asta. Tutto il denaro raccolto viene poi dato agli sposi.
Nell'Italia settentrionale troviamo altre tradizioni come l'arco della sposa, dove i futuri vicini costruiscono un arco da posizionare all'ingresso della casa della coppia e viene legato con un nastro annodato; dall'altra parte dell'arco, la suocera della sposa scioglierà il nodo in modo che gli sposi possano entrare nella casa.
Un altro rito del Nord è "gli ex". La sera prima del matrimonio, gli amici della coppia segnano due strade che portano dalle case dove la sposa e lo sposo vivono alle case dei loro ex e coprono le vie con la segatura in modo che le lacrime dell'innamorato rifiutato possano essere assorbite.
“Sa ratzia” o “s'arazzu”, la grazia, è una tradizione sarda di buona fortuna: un piatto è riempito di simboli di abbondanza e fertilità: riso, grano, dolci, uvetta, sale, monete, mandorle, petali, foglie e confetti. La madre o la nonna della sposa getteranno il contenuto in aria e poi getteranno con forza il piatto spezzandolo sul pavimento ai piedi della sposa. Il piatto è un simbolo della casa dei genitori e romperlo significa che la sposa non tornerà a casa e il suo matrimonio durerà per sempre.
Nella zona napoletana, la sera prima del matrimonio, lo sposo fa la serenata alla sposa mentre in Basilicata, la mattina dopo il matrimonio, il marito fa alla moglie un regalo come ringraziamento per la consumazione coniugale.
In Friuli-Venezia Giulia, una regione montuosa, dopo la cerimonia, marito e moglie devono tagliare un albero usando una doppia sega da taglialegna per mostrare che sono in grado di lavorare insieme.
In Liguria è considerato sfortunato indossare le perle il giorno del matrimonio, perché presumibilmente portano lacrime, ma in altre regioni sono simbolo di delicata eleganza e quindi perfette per la sposa.
Per quanto riguarda il tempo, se piove sulla sposa, sarà fortunata; porta sfortuna invece sposarsi di martedì (il giorno della settimana dedicato a Marte, il dio della guerra) o venerdì (la giornata dedicata alla dea Venere), in agosto e maggio (il proverbio siciliano dice: “La sposa maiulina nun si godi la cuttunina", nel senso che non si gode il matrimonio in quanto la “cuttunina” è la coperta del corredo, e “la spusa augustina si la porta la lavina”, cioè è portata via dalla lavina, un fiume di lacrime).
Le credenze e le superstizioni legate al matrimonio riguardano anche quel che viene indossato in questo giorno speciale a iniziare dai colori: il bianco sarà indossato solo dalla sposa e gli ospiti, oltre al bianco, non si vestiranno né di nero né di viola. La tradizione delle damigelle d’onore, importata dagli Stati Uniti, risale in realtà a un'antica tradizione egizia: credevano che gli spiriti maligni si riunissero il giorno del matrimonio per rovinare l'evento gioioso, così le ragazze amiche della sposa indossavano abiti lussuosi e seguivano la sposa per confondere gli spiriti maligni che non sarebbero stati in grado di riconoscere la sposa e portarle sfortuna.
Per non essere colpita da sguardi maligni e invidiosi, sin dai tempi degli antichi Romani, la sposa indossa il velo sul viso mentre come generici portafortuna indosserà qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di blu e non porterà mai perle, simbolo di lacrime.
Tradizione antica quella che prevede che gli sposi non si vedano il giorno prima del matrimonio. Le origini di questa credenza sono da ricercare nella vecchia pratica dei matrimoni combinati: in questo caso non vedere la sposa prima del fatidico giorno assicurava che lo sposo non ci ripensasse all’ultimo momento. Per scongiurare futuri ripensamenti dello sposo, questi, se dimentica qualcosa, non deve tornare indietro a prenderla e la sposa, nell’uscire di casa, deve mettere fuori dalla porta il piede destro per primo.
L’abito da sposa non deve essere visto dallo sposo prima del matrimonio e secondo un’altra credenza la sposa non deve guardarsi allo specchio prima della cerimonia e, se proprio non resiste alla tentazione, lo deve fare togliendosi qualcosa tipo una scarpa, il velo o i guanti.
Per augurare prosperità agli sposi in alcune zone d’Italia si usa cucire una moneta nell’orlo dell’abito. Ha lo stesso scopo di augurare fortuna e prosperità il lancio del riso alla fine della cerimonia, anche se ormai è spesso sostituito dal lancio di petali di rosa o bolle di sapone.
Dobbiamo agli Egiziani la tradizione di indossare la fede nuziale sull'anulare sinistro: pensavano di aver scoperto una vena che andava dall'anulare sinistro dritto al cuore e questa vena avrebbe fatto sentire i sentimenti. Quindi, mettere un anello, un legame, su quel dito avrebbe assicurato la fedeltà. Secondo la tradizione le fedi, come il bouquet, devono essere acquistate dallo sposo. Un’usanza che risale al XVII secolo e quella della giarrettiera che lo sposo lancia agli invitati celibi proprio come la sposa lancia il bouquet alle invitate nubili.
Anche la torta nuziale ha una sua simbologia e per evocare la protezione celeste, come la fede, deve essere di forma circolare, simbolo di promessa senza fine. Il matrimonio si conclude in Italia con la consegna della bomboniera agli ospiti sia come ringraziamento sia come ulteriore simbolismo augurale: la bomboniera è accompagnata da un sacchetto con confetti bianchi in numero dispari, di solito cinque, per simboleggiare salute, felicità, fertilità, ricchezza e lunga vita. Ultima tradizione del giorno del matrimonio, quella risalente agli antichi Romani che impone allo sposo di sollevare la sposa sulla soglia di casa e portarla tra le braccia fino al letto.
Nell’antichità si preparava una zuppa di cavoli da mangiare la prima notte di nozze, per augurare fertilità ai coniugi. Queste sono solo alcune delle tradizioni legate al matrimonio, da seguire in tutto o in parte per accattivarsi la buona sorte ma l’ingrediente più importante per assicurare la felicità degli sposi è solo uno: l’amore.