È dedicata ad una delle tecniche d’incisioni più originali, la xilografia, l’esposizione Personae in corso a Carpi fino al 6 gennaio 2020 nei Musei di Palazzo dei Pio, promossa in occasione della Biennale di xilografia contemporanea, giunta alla sua XIX edizione. E la contestualità nella città emiliana non è casuale, in quanto vi nacque Ugo da Carpi (1470-1532), inventore della tecnica xilografica a chiaroscuro di cui è stato uno dei più importanti esponenti.
La rassegna, curata da Enzo Di Martino e Manuela Rossi, presenta una sessantina di opere realizzate da quattro grandi artisti del ‘900 quali Pablo Picasso, Ernst Ludwig Kirchner, Georges Rouault, Marc Chagall. Essa muove sul concetto di persona, e sul tema delle iconografie delle maschere (in latino, personae) africane che sono state motivo di ispirazione per gli artisti europei che facevano riferimento al Primitivismo. Così, dagli ultimi decenni dell’Ottocento, accanto allo sviluppo degli studi antropologici, il Primitivismo coincise con il desiderio di un ritorno allo stato di innocenza delle civiltà preistoriche, anche quale rifiuto della società moderna.
Il percorso espositivo si apre con le 47 xilografie di piccolo formato di Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), contenute nel libro di poesie Umbra vitae scritte da Georg Haym, autore scomparso a soli 25 anni, profeta della catastrofe di un mondo travolto dalla tecnica e anticipatore dell’espressionismo più esasperato. Il volume contiene le incisioni del Kirchner più maturo e sconsolato; lo si evince dalle piccole scene nere che precedono le poesie, dall’antiporta in nero e rosso, i risguardi di un intenso fucsia, o la potente copertina in lino verde oliva, giallo e nero con due grandi teste che si stagliano sul profilo delle montagne. Le teste allungate, tracciate con segni spessi e decisi, gli occhi marcati, le bocche devastate che rimandano formalmente e psicologicamente alle maschere rituali e alla magia che sprigionano.
A seguire Le chef-d’oeuvre inconnudi Honoré de Balzac, considerato il più bel libro d’artista di Pablo Picasso (1881-1973), pubblicato a Parigi nel 1931 in 340 copie per le edizioni di Ambroise Vollard. Il volume, da cui Picasso svilupperà il tema del pittore e la modella, conserva 67 disegni incisi su legno. Si tratta di piccole teste e di figure tracciate con una sottile attenzione formale, tale da investire la rappresentazione dell’umano come identità e sostanza. È qui che Picasso rinvia alla sua profonda conoscenza dell’arte africana che già dai primissimi anni del ‘900 caratterizza la sua produzione artistica.
Mentre di diversa veste sono le 105 xilografie di Georges Rouault (1871-1958) tratte dalla Réincarnations du Père Ubu (1932), che risultano nitide, delicate e potenti, e che seguono il segno sottile e spesso dell’artista. Ma ciò che colpisce di queste incisioni è la caratterizzazione dei personaggi, con la quale Rouault enfatizza le espressioni per farli assomigliare a caricature grottesche e tragiche. Così, se nella sua prima produzione il pittore si dedica alla rappresentazione di un’umanità varia - clown, criminali, pierrot e prostitute - visti come testimoni di un’umanità sconfitta e umiliata, in questa opera si avverte lo spiritualismo che caratterizza l’esistenzialismo del filosofo Jacques Maritain (consigliere spirituale di Rouault), che spinse di lì a poco il pittore a diventare uno dei maggiori autori di arte sacra del ‘900.
E mentre incide per il Père Ubu, lavora per anni alle 58 acquetinte del Miserere (1948), di cui sono esposti 6 importanti fogli. E della pattuglia di artisti in mostra è Marc Chagall (1887-1985) con le acqueforti che realizzò per illustrare Le anime morte di Nicolas Gogol, in cui emerge la Russia della sua infanzia, attraverso personaggi comici e grotteschi della “commedia umana” - veri protagonisti della storia - i cui volti dai tratti e dalle espressioni forti, rinviano alla più profonda essenza dell’essere umano.