Il percorso culturale che conduce alla scoperta di uno dei maggiori poeti dell'Ottocento italiano, nonché una delle più importanti figure della letteratura mondiale, si arricchisce di una tappa importante. Nelle Marche, esattamente a Recanati, cittadina natale di Giacomo Leopardi, è stato infatti inaugurato a fine settembre l’Orto sul Colle dell’Infinito, situato sul rilievo che dal 1837 è intitolato a una delle liriche più conosciute dei Canti di Leopardi, ovvero L’Infinito.
Quest’anno si celebra il Bicentenario dalla stesura della lirica e sono giunti a compimento i lavori di restauro dell’antico orto-giardino dell’ex Convento di S. Stefano, in cui l’idillio è ambientato. Si tratta del primo Bene FAI - Fondo Ambiente Italiano nelle Marche, un progetto di valorizzazione culturale unico nel suo genere, la cui realizzazione è stata celebrata alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini e dei vertici del FAI, del Comune di Recanati e del Centro Nazionale di Studi Leopardiani.
Il progetto deve la sua realizzazione al contributo dell’Associazione Amici del FAI e della Regione Marche che, insieme al generoso sostegno di Gruppo TOD’S e Gruppo Gabrielli hanno reso possibile il lavoro del FAI. Il Gruppo Gabrielli, in particolare, da sempre sollecito alla valorizzazione del territorio di riferimento, ha voluto contribuire alla “divulgazione della storia che caratterizza un luogo come il Colle dell'Infinito, che non ha più confini fisici – come ha affermato la vice presidente del Gruppo, Barbara Gabrielli - perché rappresenta un tassello preziosissimo da tramandare in tutte le sue sfaccettature alle giovani generazioni” ed è così che è stata offerta la possibilità di estendere lo sguardo verso l'infinito a tutti gli utenti del web attraverso “una finestra sul colle”, ovvero una videocamera installata sul posto che consente alle persone connesse da ogni parte del mondo di osservare quei luoghi di “interminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete”, collegandosi al sito del Colle dell’Infinito.
Il FAI propone così l’occasione di un’esperienza ricca e composita, densa e significativa, che non teme di chiedere ai visitatori di prestare particolare attenzione, di concentrarsi per immergersi nel racconto e nell’esperienza, anche assumendo un inedito approccio, rispettando alcune regole come spegnere il cellulare e abbassare il tono di voce, per assaporare un raro e prezioso momento di quiete e silenzio che favorisca la riflessione in quel luogo dove dolcemente “annegare il pensier”.
Il progetto ha origine nel 2017, in seguito a un accordo, favorito dalla Presidenza Regionale FAI Marche, tra il Comune di Recanati, il FAI, il Centro Nazionale di Studi Leopardiani e il Centro Mondiale della Poesia e della Cultura “Giacomo Leopardi”, che sancì l’affidamento in concessione al FAI di quella porzione del Colle definita come “Orto delle Monache”, da molto tempo in stato di abbandono, e la gestione e la valorizzazione culturale, dopo il restauro dell’intero edificio, di una parte degli spazi del Centro Nazionale di Studi Leopardiani. Da allora i lavori sono stati portati avanti in armonia con le due amministrazioni che si sono succedute a Recanati, la collaborazione del Centro Nazionale di Studi Leopardiani diretto da Fabio Corvatta e in costante condivisione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.
Oggi, grazie agli interventi di restauro e rifunzionalizzazione, vengono nuovamente aperti al pubblico il Centro Nazionale di Studi Leopardiani, istituto che nasce nel 1937 col centenario della morte del poeta per promuovere la ricerca sull’opera di Leopardi e che oggi viene riaperto dopo un recupero filologico, e l’orto-giardino in cima al famoso “ermo colle” citato nella poesia: un tempo orto concluso del vicino monastero, curato per secoli dalle monache, e ancora oggi un luogo semplice di quiete, punteggiato di cipressi e alberi da frutto, con ortaggi, fiori e qualche filare di vite, in cui Leopardi ha sentito e pensato L’Infinito, che è stato restituito alla sua storica natura grazie a un progetto donato al FAI dall’architetto Paolo Pejrone, realizzato assieme al Comune di Recanati.
La visita proposta dal FAI inizia dagli spazi del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, dove è stato allestito un percorso multimediale della durata di circa 25 minuti, un racconto in cinque atti - affidato alle voci di Lella Costa e Massimo Popolizio - che “guida il pubblico dentro la poesia”. L’Infinito, letta e riletta, scomposta e ricomposta, approfondita nel significato e nella forma, perché tutti possano scoprirne o riscoprirne la bellezza e il valore universale. Un originale e ambizioso progetto di valorizzazione, realizzato anche grazie al contributo di studiosi leopardiani, tra cui Luigi Blasucci, Professore Emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, che si rivolge a tutti, provando a raccontare in modo semplice e coinvolgente, e con strumenti diversi (voci, immagini, installazioni immersive e interattive), quei celebri versi di straordinaria densità e di profondo sentimento, che descrivono un’esperienza umana senza tempo: la ricerca dell’infinito interiore. Questo racconto precede così la vera e propria visita all’Orto, offrendo al pubblico contenuti e strumenti necessari per apprezzarne la storia, ma soprattutto per coglierne la suggestione e provare a vivere, seguendo i passi di Leopardi, la sua stessa esperienza, avvicinandosi al suo pensiero, al suo sentire e alla sua poetica, come in nessun altro luogo potrebbe accadere.
Accanto a Palazzo Leopardi, la casa natale in cui il poeta si dedicò a uno “studio matto e disperatissimo” sui libri raccolti dal padre Monaldo e che oggi è aperta al pubblico grazie alla dedizione della Famiglia Leopardi, l’Orto sul Colle dell’Infinito aggiunge dunque all’itinerario leopardiano di Recanati un altro luogo fondamentale, che integra e completa la conoscenza dell’autore, restituendo con evidenza al pubblico la complessità del suo pensiero, la sensibilità della sua anima e il conflitto della sua giovane vita trascorsa tra la biblioteca paterna e l’orto vicino casa, suo unico rifugio di solitudine e silenzio.