Si avvicina l’inverno, quello che in Russia arriva presto, mentre a Roma siamo ancora alla primavera inoltrata. Si avvicina il momento del tepore, della ricerca di un luogo che accolga con una tiepida cioccolata in tazza, con un tè verde dall’aroma avvolgente e intenso. Ricordi. Quanti. Il tempo cambia, l’umore pure. La magia si avvicina. Nevica, quella candida neve leggera che, costante e paziente avvolgerà presto tutta la città, accarezzerà i suoi parchi e giardini eleganti, ammantando tetti e cortili. Un vento frizzantino sfiora alberi e guance, un mese e mezzo a Natale e ci siamo, mentre luci di ogni colore avvolgono tronchi e antichi palazzi. I pensieri sono lievi e lontani. Siamo sul viale Tverskoy. Improvvisamente eccoci davanti a una cascata cristallina, quasi di puri, lucenti e trasparenti diamanti, sembra di avere davanti un castello delle favole, vi entriamo piano piano, con rispetto e timore quasi reverenziale, accolti da un educato cameriere che ci accoglie dall’alto della sua bella livrea sfolgorante color melagrana. Se fuori sembra tutto luce e fatto di sola luce, dentro ci accoglie un’illuminazione delicata e soffusa. C’è musica, in sottofondo, le note di un’arpa delicata e di un flauto leggero. Gli occhi vanno coccolati, la mente lasciata libera. L’atmosfera è incantata, ci si sente una bella e sontuosa principessa, anche in assenza del principe azzurro che ora si trova lontano. Tutto è imperioso, maestoso, elegante, sfolgorante, accogliente. Oggetti antichi che sanno di oro, come librerie, volumi, cannocchiali e mappamondi affascinano subito e riportano ad altri tempi solenni, quelli magici, quelli fastosi e letterari. Più di 50 anni fa, quando il noto chansonnier francese Gilbert Bécaud si esibì a Mosca, al suo ritorno a Parigi scrisse la canzone Nathalie, dedicata alla sua affascinante guida russa, e raccontò di una cioccolata al Cafè Puškin. Quella che mi piace tanto.

La Piazza Rossa era vuota
Davanti a me marciava Nathalie
Aveva un nome carino, la mia guida
Nathalie. La Piazza Rossa era bianca
La neve faceva un tappeto
Ed io seguivo per quella fredda domenica
Nathalie
Parlava in frasi sobrie
Della rivoluzione di ottobre
Io pensavo già
Che dopo la tomba di Lenin
Si poteva andare al Cafè Puškin
A bere una cioccolata.
(…) Niente più domande su frasi sobrie
Né della rivoluzione di ottobre
Non eravamo più là
Finita la tomba di Lenin
La cioccolata da Puškin
Era già lontano.
Ora la mia vita mi sembra vuota
Ma so che un giorno a Parigi
Sarò io a servirle da guida
Nathalie.

La canzone divenne molto popolare in Francia, ma pochi sapevano che quel caffè non esisteva, che si trattava di una fantasia poetica del cantautore. Ma sarà più tardi quella stessa canzone a ispirare Andrei Stellos, un artista e restauratore franco-russo che aprì il Cafè Puškin, il 4 giugno 1999, sul viale Tverskoy, luogo caro al poeta da cui prese il nome. All’inaugurazione, lo stesso Bécaud cantò la sua ormai famosa Nathalie. Questo luogo è ormai una leggenda, ospitato in un palazzo risalente alla fine del XVIII secolo, voluto da un nobile al servizio di Caterina la Grande, che qui si trasferì dopo interventi di architetti italiani.

Al piano terra vi era una farmacia (che oggi ne mantiene il nome), dove i clienti, in attesa della preparazione della loro medicina o pozione miracolosa, potevano gustare bevande, tè, caffè o cioccolata calda. Vi sono specchi, stucchi e soffitti, tutto delicatamente affrescato ed elegantemente dipinto. I soggetti dei soffitti arrivano dal mondo della mitologia: Leda e il cigno, Apollo e le Muse, Pegaso e Perseo, Atena e Afrodite. Ci sono orologi a pendolo, globi, microscopi, porte con griglie di bronzo, copie di statue egizie del British Museum. Il bancone della farmacia è ben conservato, alle sue spalle antiche e preziose porcellane, vasi, bottiglie dalle iscrizioni latine, che, ancora una volta, ricordano pozioni, essenze, lozioni e tinture delle favole. Anche qui sempre e solo magia. Quelle che emanano le stelle lucenti.

Ci sono anche molti oggetti interessanti che ricordano i grandi progressi tecnologici del XX secolo, come una macchina da scrivere made in Amburgo, una teiera inglese, tazze da cioccolato o un cavatappi. Busti di grandi filosofi del passato salutano e omaggiano il visitatore curioso: sono Diderot, Seneca, Voltaire, Molière, Lomonosov, Socrate e Cicerone a dare il loro caloroso e fortunato benvenuto. Un privilegio per ogni ospite.

Al piano superiore ci accoglie la libreria e il suo mezzanino, l’ambiente più sofisticato, con oltre tremila volumi che vanno dal XVIII al XX secolo. La letteratura russa è rappresentata da Puškin, Gogol, Belinsky, Turgenev, Saltykov-Shchedrin, Leskov, Tolstoy, Fet, Derzhavin, Zhukovsky, Chekhov e Dostoevsky, quella inglese da Shakespeare, Dickens, Scott e Moore, la francese da Rousseau, Diderot, Maupassant, Voltaire e Montesquieu, l’italiana da Dante e Petrarca, la tedesca da Goethe, Heine, Schiller e Hegel. Ci sono tutti gli ingredienti per una splendida serata. Credetemi, è un ambiente davvero incantato, dove ci si perde facilmente fra le parole dei libri, la musica delicata, l’eleganza della clientela, l’incanto di un’atmosfera d’altri tempi. Ovviamente gustando cibo delicato tipicamente russo. La porta d’entrata, avvolta in cristalli di neve, annunciando magia, non ha mentito. Mai. Nulla qui vi deluderà. Parola di scout dalla memoria lunga.