Laureata in Scienze Biologiche e ricercatrice nell'ambito dell'oncologia sperimentale e delle malattie neurodegenerative, si è impegnata nella lotta contro il degrado urbano e la prostituzione in strada ed è stata segretaria nazionale dell'Associazione Nazionale Antigraffiti e dal 2015 vicepresidente del Coordinamento Comitati Milanesi.
Non è sicuramente facile parlare di se stessi, penso di essere una donna piena di entusiasmo e di azione. Ho avuto la fortuna di fare per anni il lavoro che ho sempre sognato: il ricercatore, il genetista molecolare. Quando ho avuto il primo figlio ho fatto la scelta forse un po' anacronistica di rinunciare a quel sogno e fare la mamma, decisione che mi ha riempita di gioia. Un nuovo mondo però mi si è aperto e ho cominciato a vedere la mia via, il mio quartiere con occhi diversi, prima ero sempre di corsa e ho cominciato a curarmi della mia via come se fosse una continuazione della mia casa. Ho affrontato le varie problematiche con l’animo del ricercatore, osservato, documentato, analizzato. Dopo 14 anni di attivismo ho imparato a muovermi nei vari quartieri di Milano a parlare con i cittadini e devo dire che ogni via è un piccolo mondo tutto da scoprire.
È vicepresidente del Coordinamento Comitati Milanesi; ce ne può illustrare l’origine e le finalità?
Il Coordinamento dei Comitati di quartiere a Milano (CCM) è nato agli inizi degli anni '90 per collegare e dare più forza all'attività di denuncia e di proposta di molti comitati sorti spontaneamente in città. Oggi il CCM raggruppa una cinquantina di comitati ed associazioni I temi centrali dell'iniziativa dei comitati riguardano i beni primari di una comunità: la sicurezza e la fruibilità del territorio, il degrado ambientale e la promozione di nuovi valori civici. La percezione delle criticità varia nei diversi ambiti territoriali e le tematiche affrontate possono essere molto impegnative e complesse come lo spaccio di droga, la microcriminalità di strada, la prostituzione, il fenomeno delle baby-gang, il graffitismo vandalico, le occupazioni abusive, gli ecomostri oppure più legate alle criticità quotidiane di un cittadino; discariche abusive, scarsa illuminazione, deiezioni canine, cartellonistica verticale danneggiata, buche stradali, tombini intasati.
Come la sua formazione di biologa l’ha aiutata a valutare e intervenire sui problemi aperti della città?
Sicuramente il mio background da ricercatore ha profondamente condizionato fin dall’inizio il mio approccio al territorio e il mio attivismo nei comitati. Ho sempre usato un metodo di tipo analitico scientifico per affrontare le varie criticità dei quartieri. Documentazione di un problema attraverso foto, video, valutazione del disagio nel tempo, acquisizione di interviste per avere più punti di osservazione e poi elaborazione dei dati raccolti per poter formulare delle potenziali soluzioni e o proposte. Questo approccio ha il vantaggio di essere molto propositivo e difficilmente contestabile. In un certo senso ho trasformato il territorio in una sorta di laboratorio sperimentale.
Quali sono gli obiettivi raggiunti dal Coordinamento e quali le piaghe ancora da sanare?
Il CCM nel corso degli anni ha messo in evidenza varie problematiche della città attraverso diverse iniziative: manifestazioni di piazza e fiaccolate, d’intesa con le associazioni locali, in particolare commercianti e parrocchie; monitoraggio costante quartiere per quartiere e attivazione di gruppi WhatsApp o Facebook o numeri telefonici per raccogliere le segnalazioni e proposte dei cittadini; sollecitazioni per una più efficace azione di presidio delle forze dell’ordine e del Comune sul territorio, in particolare con i Vigili di quartiere, organizzazioni di incontri con gli amministratori locali. Il CCM ha un metodo di agire positivo e propositivo. Questo agire ha permesso al CCM di essere ascoltato dalle Istituzioni, dagli Amministratori, dalle Forze dell’Ordine e quindi di ottenere anche dei risultati, che possono andare dal posizionamento di più cestini su una via a un maggior pattugliamento nelle aree di spaccio, al posizionamento di telecamere nelle aree sensibili. Le criticità del territorio alla fine rimangono sempre le stesse, al limite si spostano o si attenuano.
Ha collaborato alla realizzazione di un opuscolo, “FacciAMO bella la nostra città”, per le scuole: quale ne era il contenuto e qual è stata la risposta dei discenti?
“FacciAMO bella la nostra città”, è un manuale di educazione civica per l’arte di strada e di contrasto al graffitismo vandalico, stampato in 25 mila copie da ATM (la municipalizzata dei trasporti milanesi), che è stato distribuito nelle scuole di Milano, nei Consigli di Zona, nelle biblioteche e negli oratori nel 2016. L’ho scritto insieme al giornalista Stefano Di Battista per sensibilizzare i ragazzi delle scuole medie sul tema del graffitismo vandalico. La scelta di questo target d’età è legata al fatto che proprio in tale periodo i ragazzi si avvicinano a questo fenomeno. L’opuscolo descrive la storia del graffitismo, con le cronache giornalistiche dei primi graffiti per arrivare ai nostri giorni con le dinamiche giovanili che sono all’origine delle tag vandaliche. C’è l’analisi del writer, ovvero chi è, cosa fa, quanti anni ha, il ceto di provenienza ma c’è anche l’arte di strada che si sviluppa nella legalità e si sta imponendo anche in Italia. Soprattutto ci sono gli effetti del vandalismo, i danni ingenti alle cose che i cittadini e le amministrazioni sono chiamati a pagare. Si affrontano logicamente anche le possibili strategie di contrasto al fenomeno stesso: prevenzione nelle scuole, sensibilizzazione dei cittadini ed istituzioni e potenziamento dei nuclei delle forze dell’ordine preposti al contrasto attraverso le indagini informatiche. Sono andata in numerose scuole a parlare di queste tematiche e ho sempre osservato una grande partecipazione, interesse e soprattutto curiosità tra gli studenti e gli insegnanti.
Sempre a livello educativo, lei ha sottolineato come tra i giovani si stia facendo strada un uso derisorio ed esibizionistico dei “social”. Sicuramente l’avvento dei social ha profondamento modificato le abitudini dei ragazzi.
I social network sono ormai parte integrante della vita quotidiana e chiaramente variano a seconda della moda del momento. Attualmente uno dei social più usato dai ragazzi è sicuramente Instagram, veloce e di grande impatto visivo e la recente introduzione in esso della funzione video-live ha profondamento modificato il comportamento dei suoi utilizzatori. I live sono un servizio che permette di trasmettere video in diretta che rimangono però accessibili solo per un certo numero di ore dopo le quali il video sparisce e con esso tutti i commenti e i like (indici di gradimento) ricevuti. Insomma non ne rimane traccia. Per tale motivo questa funzione è subito diventata uno strumento ottimale per i più giovani per riversare oltre a tutto ciò che fanno nell’arco della giornata, anche azioni estreme, devianze comportamentali. Questo ha scatenato una vera gara alla ricerca di situazioni sempre nuove e d’effetto, per avere consensi e visibilità tra i followers. Partendo proprio dall’analisi di profili Instagram di ragazzi e ragazze minori o poco più, appartenenti al territorio milanese, è emerso un elevato uso e spesso abuso di cocktail farmacologici, azioni di vandalismo su manufatti, pestaggi, esibizioni di sballo e di scherno alle forze dell’ordine, azioni di intrusioni nei depositi ATM per imbrattare una metro, tanto per citarne alcune.
Il fare bella Milano, porta anche ad affrontare problemi, che, oltre che da un punto di vista estetico, investono la sfera morale e sociale, come, ad esempio, la prostituzione, a cui, anche a livello nazionale, non si vuole o non si sa dare una risposta.
Il problema della prostituzione in strada fu la prima criticità affrontata nel mio percorso di attivismo sul territorio. Spesso si pensa che la protesta dei cittadini che vivono in un quartiere ove si esercita il meretricio sia solo legata a un disagio di tipo “estetico”, ma in realtà, intorno allo spaccato della prostituzione in strada ruota un mondo di violenza, di sfruttamento e di deriva umana. Noi abbiamo documentato con video e foto tutto questo dalle nostre case, soprattutto abbiamo documentato quello che un cittadino vede e percepisce della prostituzione notturna, che chiaramente è la più inquietante: dai rapporti sessuali consumati per strada davanti ai portoni delle case, ai pestaggi tra prostitute di diverse etnie per il marciapiede, agli accoltellamenti tra protettori, atti vandalici sulle auto dei residenti, inseguimenti con le catene, lancio di bottiglie e urla. Chiaramente il problema della prostituzione non si può risolvere solo a livello locale con telecamere, pattuglioni o momentanee ordinanze ma solo a livello nazionale, ma siamo ancora lontani in Italia dal voler cercare una soluzione o regolamentazione del fenomeno.
Lo stesso dicasi per i “graffitari” o per le occupazioni e i luoghi di culto abusivi …
Le problematiche che caratterizzano le città sono sempre le stesse ma sembra che non si riesca mai a dare delle risposte energiche e risolutive. I writers vandalici continuano a entrare nei depositi armati anche di bastoni pronti ad usarli se interrotti nelle loro azioni, per riempire di foto trofeo le loro “gallery”; i luoghi di culto abusivi sono noti alle prefetture e forze dell’ordine ma rimangono sempre aperti anche se i cittadini provano tutte le strade possibili per farli chiudere, i residenti delle case popolari vivono il dramma delle occupazioni abusive, si sentono soli, hanno paura e rabbia, questo crea delle dinamiche negative che portano sempre di più alla trasformazioni delle case popolari in roccaforti dove prende sopravvento l’illegalità.
La città deve anche affrontare le nuove ondate migratorie: quali sono state le iniziative del CCM a questo riguardo?
Il Coordinamento punta in tutte le sue iniziative sulla coesione sociale. Ad esempio, riuscendo a far sottoscrivere collaborazioni tra esercenti somali e italiani in Corso Buenos Aires oppure tra commercianti cinesi, arabi e italiani in via Padova. Quando ci sono iniziative su un ambito territoriale tende ad informare le comunità straniere per renderle partecipi alle dinamiche del quartiere. Spesso si ottengono ottime collaborazioni, ad esempio, comunità cinesi che organizzano le luminarie natalizie insieme ai commercianti italiani, oppure esponenti della comunità filippina o araba che partecipano a giornate di pulizia nei quartieri.
Il Comitato promuove il premio “Panettone d’oro” e il premio “Cittadini meritevoli” …
Il Premio alla Virtù Civica “Panettone d'Oro” nacque a metà degli anni '90 dello scorso secolo per iniziativa del Coordinamento Comitati Milanesi, come riconoscimento alle persone che si erano distinte per le loro virtù civiche. Con la nascita della Città metropolitana di Milano il premio si è allargato e ha abbandonato il semplice contesto cittadino, andando a coinvolgere anche i Comuni che facevano parte della vecchia provincia.
Caratteristica distintiva del premio è che esso è destinato a chi, con un comportamento costante nel tempo, abbia manifestato una concreta rispondenza ai principi del vivere civico. Solidarietà, attenzione al territorio e all'ambiente, rispetto reciproco, tutela dei più deboli ed emarginati, rispetto della cultura e della tradizione civica e difesa dei diritti dei cittadini sono alcune delle virtù civiche che possono rendere meritevoli le persone del premio.
Per questa ragione la giuria non sceglie i premiati in base alla notorietà dell'atto compiuto o al numero di segnalazioni ricevute, ma valuta attentamente la costanza con cui le persone segnalate hanno messo in pratica e aiutato a diffondere un esemplare comportamento civico nella città metropolitana di Milano.
Come giudica il senso civico dei milanesi e in particolare di fronte alle vostre proposte?
Negli ultimi anni è profondamente cambiato il senso civico dei milanesi. C’è sicuramente molta più attenzione del cittadino alla propria via e al proprio quartiere. Il cittadino si documenta e vuole essere informato ed intervenire soprattutto sui progetti di riqualificazione che interessano i propri ambiti. L’uso dei social ha dato ancora più voce alle domande, alle critiche e agli apprezzamenti. Quello che ancora manca è l’azione. Il milanese ha ancora difficoltà a rimboccarsi le maniche e scendere in prima persona. Ma c’è fermento sul territorio, anche la nascita delle “social street” è un indicatore di una voglia nuova di fare gruppo e di confrontarsi sulle più svariate tematiche tra i cittadini. Chiaramente le adesioni alle varie iniziative concrete variano a seconda dei quartieri e delle tematiche. Se sotto la propria casa è prevista la creazione di un parcheggio sotterraneo la gente scende in massa a protestare, ma se si chiede di andare a pulire un muro o un parchetto le adesioni cadono decisamente.
Cosa suggerirebbe alle istituzioni milanesi per rendere più bella e vivibile la città?
Sicuramente per rendere più bella Milano occorrerebbe una maggior cura della bellezza della città quindi una maggior cura dei suoi arredi, soprattutto nelle aree semicentrali e periferiche: dei cordoli stradali, della pavimentazione, dei pali storti e dei muri imbrattati delle scuole e delle pensiline, delle aiuole incolte, dei tombini intasati, delle buche. Il degrado urbano purtroppo allontana il cittadino dal proprio territorio, il disordine fisico dovuto a questi segni permanenti del territorio, attribuisce un’immagine ostile ad un determinato spazio urbano, rafforza nel cittadino il disamore per la propria città e l’immagine di una Amministrazione assente o quantomeno disinteressata a prendersi cura del territorio e soprattutto il cittadino che vive in un ambiente degradato diventa lui stesso fautore di piccolo degrado urbano e ciò crea un circuito negativo.