Alone è una parola che possiamo tradurre con l’aggettivo solo e che possiamo estendere al sostantivo solitudine. La solitudine nell’arte di Brandi Milne caratterizza il processo creativo, il momento produttivo, l’attimo in cui l’idea si traduce sulla tela. È una solitudine spirituale ed emotiva che accompagna la creazione delle opere dell’artista stessa. La catarsi artistica avviene dall’interno, prende le mosse dall’animo di Brandi Milne per trovare accoglienza sulla tela. La sua poetica artistica esprime una complessità narrativa dove l’infinito sentire dell’artista entra in conflitto con gli spazi che circoscrivono (apparentemente) le opere stesse. Il perimetro bianco delle tele pone un limite alla profondità dello sguardo di Brandi Milne, al suo bisogno di espressione oltre ogni limite.
Tratti morbidi e acrilici brillanti disegnano una linea appena accennata tra realtà e fantasia. Osservando le sue opere veniamo travolti da un immaginifico potente, intenso, conturbante. L’intesa mentale ed emotiva che si crea tra l’osservatore e le opere è una relazione che affonda nei sentimenti dell’artista stessa. Atmosfere oniriche che sfumano come in un sogno. Si fluttua da un quadro all’altro, da un’opera surreale ad una fantasmagorica.
Dal 19 ottobre sarà possibile ammirare le opere di questa straordinaria artista californiana nella sede romana della Dorothy Circus Gallery. Only in Dreams è il titolo della mostra che si pone come un percorso conoscitivo di un’artista di riferimento a livello internazionale.
Dopo la pausa estiva, la galleria riprende la sua attività attraverso questo ulteriore ed eccitante capitolo della programmazione Turning Page: con la sua atmosfera surreale, la pittura si fa ancora una volta Donna grazie alla straordinaria tecnica di Brandi Milne, rinomata a livello internazionale e ormai stella affermata nel panorama del Pop Surrealismo.
Fortemente influenzata da un mondo legato al Cartoon (a questo proposito ricordiamo che nel 2008 ha pubblicato la sua raccolta di illustrazioni So Good For Little Bunnies, edito da Baby Tattoo Books, nella quale ha affermato di aver iniziato a scrivere la sua storia proprio partendo dagli schizzi e dai disegni raccolti in questo libro e mettendo tutta se stessa nella realizzazione del progetto), Brandi Milne ha vissuto un’evoluzione artistica nel corso di tutta la sua carriera che l’ha portata a sviluppare una firma stilistica precisa e definita. La sua palette di colori, infatti, è oggi riconoscibile grazie all’audace scelta del rosa, del rosso, del verde e di un intenso blu, le cui pennellate a volte parrebbero scomporre personaggi solitamente determinati da netti confine, fisici e spirituali.
Brandi Milne, pur avendo avuto un percorso da autodidatta, ha saputo trasporre sulla tela il suo fantasioso ed emozionante mondo interiore raccontandolo in chiave pop.
Al di là della rievocazione favolistica, che ha certamente caratterizzato la narrativa poetica di Brandi Milne, è interessante sottolineare anche le suggestioni visive che emergono dai suoi quadri. Una lirica pittorica che sconfina nella fantasia, che sperimenta la dicotomia tra reale e immaginario, tra verità e allucinazione costruendo, in tal modo, un’altra dimensione.
Questi dipinti, la cui atmosfera incantata ricordano le favole della nostra infanzia, nascondono un messaggio soggiacente agrodolce e legato ad inquietudine, paura e perdita. Il messaggio che l’artista veicola, infatti, è legato a una sorta di ossessione per il mondo dell’infanzia, dovuto al non voler vedere sparire i ricordi felici nel momento in cui la realtà si trasforma in dolore. Questo rifugiarsi in quelli che sono i codici della felicità di Bambino, quindi, non è che una reazione della Milne alla perdita ed alla sofferenza. Sempre in un’ottica di dualismo, l’artista riesce a reificare l’amore ed il suo tormento in una chiave pop in grado di rendere questo bagaglio emotivo ancora più ossimorico.
Fedele all’immaginario che ha caratterizzato la nostra infanzia, la Milne, attraverso le opere esposte nella mostra Only In Dreams alla Dorothy Circus Gallery, ci conduce attraverso una serie di 14 dipinti ad olio e 11 grafiti su carta, all’interno del suo ludico mondo, costringendo chi fruisce delle sue opere a confrontarsi con l’assurdo del paradosso, incarnatosi nell’angoscia dipinta rosa shocking.