Quando Giorgio Vasari intraprese il restauro del grande e vecchio Palazzo della Signoria, ora noto come Palazzo Vecchio, immaginò una nuova stanza adornata con mappe dell'Italia e del mondo conosciuto, ritratti di tutte le grandi menti dell'epoca ed illustrazioni di piante esotiche ed animali provenienti da terre lontane.
Vasari fece il progetto per due enormi globi, uno che rappresentava la Terra, ed un altro che raffigurava i cieli, che avrebbero dovuto calare entrambi dal soffitto su basi così perfettamente progettate che il tocco più leggero li avrebbe fatti girare. La stanza per la quale studiò questi piani elaborati non era l'atrio, né gli uffici, né la grande sala riunioni, fu invece il Guardaroba Nuevo, o "nuovo ripostiglio", una nuova aggiunta ai numerosi magazzini che contenevano i tesori della famiglia Medici.
Quando Cosimo I de’ Medici, il duca di Firenze, fu eletto alla giovane età di 17 anni, era praticamente poco conosciuto e poco esperto. Cresciuto in gran parte in campagna senza l'educazione urbana elaborata e la formazione di cui i suoi predecessori avevano goduto, il nuovo duca si rivolse al Vasari per aiutarlo a definire e mantenere alto il valore della sua eredità storica.
Alla fine, infatti, Cosimo I detto "il Grande" divenne uno dei grandi mecenati della storia, dando a Firenze gli Uffizi, il Corridoio Vasariano sul Ponte Vecchio e un rivitalizzato Palazzo della Signoria.
Palazzo Vecchio fu costruito per la prima volta nel 1299 come sede del potere a Firenze. Cosimo I incaricò Vasari di riadattare il palazzo per soddisfare le esigenze dell'impero rinascimentale. Il connubio dei due verso uno sviluppo culturale generalizzato fu tale che nel 1563 impiegarono il sacerdote, matematico e cartografo italiano di talento Ignazio Danti per completare la visione di una grande sala di mappe che da loro era già stata precedentemente concepita.
Nella sala ora conosciuta come la Sala delle Carte Geografiche al secondo piano di Palazzo Vecchio, 54 mappe decorano i frontali dei mobili, accanto a 237 ritratti di luminari del Rinascimento. Ispirato in gran parte all'edizione rinascimentale illustrata della Geographica di Tolomeo e alle nuove innovazioni nella cartografia di Mercatore ed Orelius, Danti dipinse le prime 31 mappe tra il 1563-1575, seguite da altre 23 mappe create da Stefano Bonsignori, cosmografo del figlio di Cosimo I, Francesco I de’ Medici. La sfera armillare Santucci (ora al Museo di Storia della Scienza di Firenze) una volta era anche esposta nella Sala delle Carte Geografiche, insieme a una seconda sfera armillare precedente che ora è andata perduta.
La stanza viene talvolta chiamata Sala del ‘Mappa mundi’, per l'enorme globo terrestre creato anche da Danti che ora si trova al centro della stanza. Anche se la visione originale di esso che discende dal soffitto non è mai avvenuta, la sfera è stata costruita su una base appositamente progettata, ed è stata tale, secondo le parole dello stesso Danti, "mossa in qualsiasi direzione dal tocco di un solo dito". Il secondo globo celeste non è mai stato completato. Sfortunatamente una scelta mal consigliata agli Uffizi negli anni successivi ha lasciato il globo esistente soggetto agli elementi atmosferici, ed è ora molto rovinato ed esposto alle intemperie e destinato a peggiorare per la perdita del manto protettivo. Forse la cosa più triste è che con la sua base originale persa, non si muove più con il movimento regolare che ha reso Danti così orgoglioso.
Anni dopo il suo lavoro a Firenze, Danti fu chiamato a Roma dove creò la vasta Galleria di mappe del Vaticano, l'ultima delle sue grandi opere cartografiche.
La Sala delle Carte Geografiche si trova al secondo piano di Palazzo Vecchio. Oltre alla particolarità dovuta ai disegni delle cartine geografiche di terre molto lontane per l’epoca, colorate, particolareggiate, talvolta riportanti caratteristiche morfologiche del territorio, talvolta una visione geopolitica, possiamo trovare anche dei segni degli intrighi e dei sotterfugi che avvenivano a corte, come, ad esempio, dei vani nascosti, dei punti di osservazione celati, tra cui una piccola grata da cui sembra la duchessa era solita osservare i visitatori della sala senza essere vista, e meglio ancora il passaggio segreto che si trova accanto alla cartina della penisola arabica.
I colori stessi delle piantine sono molto vivaci, grazie anche all’utilizzo dei colori ad olio operato dal Danti, quindi oltre ad un valore storico che ci manifesta le conoscenze geografiche del XVI secolo, qualcosa di inestimabile valore dal punto di vista artistico è proprio l’utilizzo dei colori, il disegno dei particolari e l’accostamento tra i vari soggetti rappresentati.
Lo stesso soffitto in legno ad opera di Dionigi Nigetti può essere considerata un’opera a se stante, come lo stesso ‘Mappa Mundi’ che pur se parzialmente rovinato può sempre vantare il record di essere stato per molto tempo il più grande mappamondo.
Visitare Firenze è sempre una scoperta, e Palazzo Vecchio non è altro che un gioiello dentro la meraviglia cittadina, una pietra preziosa che tra le sue sfumature di luce ci porta in visioni del mondo di un passato non tanto lontano, per gli amanti del disegno cartografico e non.