In una serata dalle imperdibili occasioni è andato in scena a Verona nella straordinaria Arena, l’attesissimo doppio appuntamento (16-17 luglio 2019) con la grande danza dal titolo Roberto Bolle and Friends, che ha attirato nel magnifico anfiteatro romano - il più bello del mondo - migliaia di persone, curiosi di ogni età e appassionati del grande balletto classico, moderno e contemporaneo. Insieme a Roberto Bolle a calcare il palcoscenico areniano nove stelle da tutto il mondo, in un programma che si è articolato da Bach alle composizioni inedite, lungo uno spettacolo straordinario e dirompente, che ha entusiasmato e coinvolto il pubblico in maniera stupefacente. Potenza dell’Arena di Verona ma anche di una grande passione espressiva di Bolle e dei suoi compagni di scena che hanno saputo trasferire il meglio della danza e delle azioni coreutiche per oltre due ore.
E i nove Friends, è doveroso ricordarlo, sono straordinari talenti provenienti da tutto il mondo. Da Angelo Greco e Misa Kuranaga (entrambi Principal Dancer del San Francisco Ballet) a Elena Vostrotina, Principal Dancer del Ballett Zürich, mentre di origine russa e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre è Danil Simkin, che opera con la georgiana Maia Makhateli, Principal Dancer del Dutch National Ballet. E ancora, i due giovani primi ballerini del Teatro alla Scala di Milano, Timofej Andrijashenko e Nicoletta Manni, Alexandre Riabko (Principal Dancer dell’Hamburg Ballett) e la Guest Artist Stefania Figliossi.
Suddiviso in due parti Roberto Bolle and Friends nel corso del primo atto ha visto danzare, davanti a* un pubblico attentissimo, la prima pattuglia di grandi ballerine e ballerini. Ecco allora per Coppelia Pas de deux - su coreografia di Arthur Saint-Leon e la musica di Léo Delibes - Misa Kuranaga e Angelo Greco. E a seguire il bellissimo Bach Duet - per la coreografia e le luci di William Forsythe, e le musiche di Johann Sebastian Bach - con Elena Vostrotina e Roberto Bolle. Ma quella areniana è una scena che si spinge ben oltre alla danza e che presenta moltissime contaminazioni visivo-figurative. Lo testimonia assai bene Les Bourgeois i cui riferimenti visivi si spingono alla scultura e all’artista americano George Segal. Splendide le coreografie di Ben Van Cauwenbergh (musica di Jaques Brel e Jean Samuele Cortinovis) e gli interventi di Daniil Simkin. E un grande passo classico è anche quello che muove sulle coreografie di Victor Gsovskij, che vede in scena Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko. E grandi, grandissimi, in chiusura del primo atto, sono Roberto Bolle e Alexandre Riabko che in Opus 100 – für Maurice - coreografie di John Neumeier e splendide musiche, dolci e romantiche, di Simon&Garfunkel - offrono frammenti di grandi passioni e intensità, nei loro bellissimi costumi ma anche dentro una gestualità dai caratteri intensi e profondi.
Ad aprire il secondo atto è Serenata tratto dall’opera Cantata, su bellissime coreografie di Mauro Bigonzetti e la musica di Amerigo Ciervo (iMusicalia). Sul palcoscenico sono ora Stefania Figliossi e Roberto Bolle. E, ancora, a seguire è Soirées Musicales – coreografia di Helgi Tomasson e costumi di Ann Beck - con Misa Kuranaga e Angelo Greco. E un pas de deux è anche quello che accompagna In the Middle Somewhat Elevated, con le splendide coreografie, le luci e i costumi di William Forsythe, e le musiche di Thom Willems. Sono ancora Elena Vostrotina e Roberto Bolle i grandi protagonisti di questa nuova azione danzata. E come nella migliore tradizione non poteva mancare il Don Chisciotte (Pas de deux dall’Atto III) su coreografie Marius Petipa e musiche di Ludwig Minkus. Daniil Simkin e Maia Makhateli non mancano di sorprendere nelle loro azioni coreutiche mozzafiato. E in chiusura della grande serata di Gala è Waves, un brano davvero originale che coniuga poesia e tecnologia - coreografie di Massimiliano Volpini, musiche di Davide Boosta Dileo e di Erik Satie, fondatore dei Subsonica – e con Bolle in un exploit da far entusiasmare costantemente il pubblico. Lo spazio scenico è ora una costruzione segnica, dove il laser e Bolle duettano circoscrivendo la scena e gli spazi, delineando le forme e i raggi di azione. Ed è piena poesia, o la costruzione di un quadro scenico lungo il quale il danzatore indaga ed esplora tempi e luoghi, ritmi e forme. E i riflettori su Bolle diventano le luci della notte, a cui sembra, curiosamente ma opportunamente, far da contrappunto una splendida mezza luna che svetta nel cielo e si rifrange sui maxi schermi creando nuove scenografie e nuove azioni di un racconto intenso ed entusiasmante a cui il pubblico prende parte come opera totale, o il quadro di una grande coreografia della danza contemporanea.