Un incontro con il fotografo Fabrizio Gaeta, fotografo professionista e poeta, che “vede” il mondo deformato attraverso l’obiettivo ma anche attraverso le suggestioni del cuore. Definisce poesia la sua professione, obbligando chi guarda una sua foto a un viaggio dentro di sé, dentro alla sua umanità, anche se inconsapevole. I suoi sono sguardi posati su macchie di pioggia, passi cancellati dal vento, attimi di vita sospesa, occhi che ti guardano lasciando indovinare il silenzio, volti sorpresi, statici ma vivi, le nuvole che si soffermano dai loro misteriosi viaggi e la spudorata curiosità delle sue foto che entrano nei pensieri più intimi, nelle pieghe del viso, in fondo agli occhi, in fondo all’anima.
1. Fabrizio Gaeta qual è il tuo segreto dell’emozione?
Il segreto è negli occhi di chi guarda, esprime amore oppure noia, curiosità, tedio, sufficienza... ma il segreto è questo. La delicatezza di una rosa, l’amore e la tenerezza senza tempo e senza discussione del tuo cane, la leggerezza di un palloncino, note musicali fissate su uno spartito... mille e mille cose, oggetti, sensazioni, emozioni, è principalmente in chi osserva e guarda le mie foto che si trova la poesia, lo sguardo che entra nella natura delle cose, capta il sentimento, trova la vita in cose apparentemente inanimate, comprende e trova il dettaglio della suggestione.
2. Cosa provi quando stai per scattare una foto?
Ogni volta che scatto una fotografia un pezzo della mia anima rimane nell'immagine che ho impresso, chi guarderà quella foto vedrà con i miei occhi un mondo spesso invisibile, solo perché non si ha il tempo o la voglia di fermarsi ad ascoltare il silenzio, ad ammirare una nuvola come se fosse un'opera d'arte, di cercare di vedere in una macchia sul terreno un dipinto creato da un pittore senza corpo ma con un'anima superiore, di svelare le ferite dell’anima, e poi gli sguardi non banali degli occhi, nei silenzi di bocche chiuse, nel grido, a volte di dolore, a volte di esultanza e gioia.
3. I soggetti che preferisci?
Il mio è un vagare nella città alla ricerca di un'emozione da trasmettere a chiunque voglia dedicare un periodo di tempo alla ricerca della bellezza o del dolore, di un sorriso o di una lacrima nascosti tra gli anfratti della vita di tutti i giorni. Il mio è lo sguardo che entra come una lama nei dettagli delle cose.
4. E le tue inquadrature?
Quando inquadro nel mirino della mia fotocamera il mondo si ferma, si sospende nel tempo, per un attimo sento di avere l'immenso potere di bloccare il tempo, annullare le distanze, zittire i rumori, un attimo meraviglioso, dove divento tutt'uno con quello che sto osservando, mi fondo insieme a lui e ne condivido le gioie e i dolori, non importa che il soggetto sia persona, animale oppure un fiore o una pietra. Nessuna differenza, l’emozione rimane fortissima... e bellissima.
5. Il tuo dunque si può definire “un meraviglioso viaggio”?
Il mio è un viaggio con la proiezione nei tempi dello stupore, delle illusioni, del dolore ma anche della gioia e dell’amore, mentre butto il mio sguardo su quello che vedo, nei sogni che rubo: oggi tutto è superficialità e non posso ridurre il mio viaggio alla semplice definizione di scatto di foto, ma istanti di sguardi, di “incontri”, le mie non sono illusioni ma suggestioni. Ma anche sogni, sono sogni fantastici fissati nei volti, ai quali voglio rubare le emozioni più intime, soprattutto amore; le emozioni non solo verso le persone ma anche verso le cose, la natura, la facile tenerezza di incontri unici, gli occhi del tuo cane, la mano tesa, i ricordi di un passato che ha sicuramente segnato il viso, volti stanchi, vissuti, ma anche fieri e dolci, pieni di speranza e aspettative, stati naturali dove si perde l’individuo per ritrovare il mistero dell’esistere... l’amore è negli occhi di chi guarda.