Sono nata in Polonia e ho passato l’infanzia a Rabka, una cittadina di montagna con una bellissima chiesa di legno del XVI secolo, costruita interamente senza chiodi e circondata da grandi querce secolari. È stato il giardino incantato della mia infanzia. Più tardi ho frequentato e mi sono diplomata all’Accademia di Belle Arti di Cracovia. Sognavo di visitare l’Italia e finalmente, nel 1966, riuscii a farlo, arrivando in autostop fino a Pompei. Visitai a Venezia la XXIII Biennale d’Arte Contemporanea, e rimasi folgorata dai “tagli” di Lucio Fontana: mi sono sentita letteralmente su un altro pianeta, il pianeta dell’arte in un mondo libero.
Attraverso i contatti e le conoscenze che si stabilivano in occasione delle Biennali Internazionali d’Arte Grafica di Cracovia cominciai a esporre le mie xilografie in diverse mostre all’estero. Nel 1978 ci fu una mia mostra allo Showroom di Lyda Levi in via Durini a Milano, e qui ho incontrato Vanni Scheiwiller.
Ci siamo sposati nel 1980 a Cracovia e una volta trasferita a Milano sono entrata tramite Vanni nel cuore della vita artistica, culturale e editoriale della città. Editore, critico d’arte (anche se si definiva “cronista d’arte” per quotidiani e periodici (l’Europeo, Panorama, Il Sole 24 ore, ecc.) e critico letterario, come dimostrano le tante N.d.E. (Nota dell’Editore) in appendice ai suoi libri, Vanni mi ha fatto conoscere i suoi poeti, da Eugenio Montale ad Alda Merini, da Giovanni Raboni a Vittorio Sereni, Luciano Erba e grandi artisti come Fausto Melotti, Rosanna Bianchi Piccoli, Mario Balocco, Marirosa Ballo, Enrico Della Torre, Vincenzo Agnetti, Francesco Messina, Enrico Castellani, Rodolfo Aricò, Nini Mulas, Walter Valentini, Luigi Veronesi, Carlo Nangeroni, Bruno Munari, Dadamaino, Mario Negri, Kengiro Azuma.
Sono stata felice di collaborare (mi sono diplomata anche in grafica del libro) con i migliori stampatori italiani: Martino Mardersteig, Giorgio Upiglio, Luigi Maestri e il caro amico Giorgio Lucini con cui ho stampato la maggior parte dei miei libri d’artista.
Ho cominciato a occuparmi della grafica editoriale delle due case editrici di mio marito, la storica All’Insegna del Pesce d’Oro, nata nel 1936, in cui mi occupavo specialmente di libri per bibliofili e la Libri Scheiwiller, nata nel 1977. Questo secondo marchio era nato per pubblicare grandi opere finanziate da gruppi bancari; basti solo ricordare la grande impresa dell’Antica Madre, pubblicata per il Credito Italiano (e in una seconda edizione per Garzanti), che resta un monumento della storia archeologica e artistica del Mediterraneo.
In vent’anni, oltre a occuparmi della grafica editoriale, con Vanni ho pubblicato 50 libri d’artista con mie xilografie, serigrafie, carte fatte a mano e acquarelli.
Delle edizioni Scheiwiller ci sono state diverse importanti mostre in Italia e all’estero: da Cagliari ad Ascona, da Roma a Cracovia, da Parigi al Centre Pompidou a New York e a Mosca.
Milano è diventata la mia seconda città, ma mi mancava, rispetto a Cracovia, il forte legame con gli altri artisti. In fondo qui tutto il “potere” era in mano alle Gallerie d’arte e una dimensione collettiva della vita artistica non c’era, nonostante i tanti rapporti di amicizia stretti negli anni tramite Vanni. Milano mi ha dato però tanto, ho anche esposto in sedi prestigiose: Biblioteca Sormani, Biblioteca Trivulziana al Castello; l’ultima mostra alla Biblioteca Braidense, Sala Teresiana nel 2017.
Nelle sue creazioni, quanto peso ha il testo e quanto la sua personale interpretazione e quali attributi deve avere un libro per poter essere definito "bello"?
Se Vanni e Milano mi hanno dato tanto, anch’io ho contribuito a far conoscere la cultura polacca del ‘900 in Italia, specialmente quella dei suoi grandi poeti (Miłosz, Herbert, Szymborska). Il mio primo vero libro d’artista è del 1981 ed è Il poeta ricorda di Czesław Miłosz, poeta in esilio, che nel 1980 aveva ricevuto il Premio Nobel. Le poesie erano molto intense, sofferte, non è stato semplice trovare un linguaggio visivo con cui accompagnare i testi. Alla fine proposi tre xilografie a colori e un rilievo. Sempre alla poesia polacca ho dedicato un libro d’artista che mi ha impegnato molto e credo sia uno dei miei migliori risultati: si tratta di Trittico, tre poesie di Wisława Szymborska e tre collage su carta a mano. Per Szymborska (al momento dell’assegnazione del Premio Nobel 1996 era presente solo nel catalogo Scheiwiller), poetessa di Cracovia, forse la poetessa ancor oggi più amata in Italia, ho voluto creare un’altra atmosfera, volevo che il libro d’artista a lei dedicato fosse originale e bello. Lo giudico un “libro bello” e l’aggettivo significa per me che le sue immagini sono in armonia con il testo: la Szymborska è leggera, spiritosa, ironica. Ho realizzato personalmente le carte fatte a mano in tre colori diversi a cui ho applicato dei collages. Ho realizzato anche diversi “libri d’autore” libri cioè interamente realizzati dall’artista. Tra questi c’è un libro a cui sono particolarmente legata: Sessanta sigilli, preparato in segreto per Vanni in occasione dei suoi 60 anni, nel 1994. L’opera è ispirata da due viaggi in Cina alla fine degli anni ’80, che mi hanno avvicinato a una diversa estetica. Nel libro, in unico esemplare, si alternano così sigilli cinesi, calligrafie, ideogrammi e acquarelli. Un libro che parla del nostro amore, delle gioie vissute insieme e del passare del tempo.
Pensa che gli e-book finiranno col soppiantare il libro cartaceo?
Non è la prima volta che nella storia ciò che noi abbiamo cominciato a chiamare libro si affida a supporti diversi (papiro, pergamena, carta…); l’importante è che continui la trasmissione e la diffusione del sapere. Anche per quel che riguarda il libro d’artista i materiali non sono sempre gli stessi (per non parlare dei libri-oggetto per cui alcuni artisti hanno rinunciato all’uso della carta, creando vere e proprie sculture). Ricordo che nel lontano 1991 ho partecipato al Congresso Internazionale dei Bibliofili e ho visto nella Biblioteca Nazionale di Parigi la collezione del belga Alberto Dejouffe: 316 libri-oggetto eseguiti con diversi marmi provenienti dagli scavi archeologici e miniere da tutto il mondo.
È moglie di Vanni Scheiwiller, un personaggio basilare, assieme al padre, per un'editoria innovativa e indipendente: ce ne può parlare?
Vanni era figlio d’arte: suo padre Giovanni (1889-1965), era direttore della Libreria Hoepli ed è stato fondatore del Pesce d’Oro; il nonno materno era il grande scultore Adolfo Wildt (1865-1931), il fratello Silvano (1937-1985) era un artista sensibilissimo, scomparso precocemente (le sue opere grafiche si trovano nella Civica raccolta delle stampe Bertarelli al Castello di Milano). Appena entrata nella loro casa ho respirato cultura (e la polvere di 25 mila libri…) ma vissuta con grande curiosità e apertura intellettuale alle diverse esperienze. Non stupisce perciò la prontezza con cui Vanni ha accolto, come dicevo, anche la cultura e l’arte polacca nelle edizioni Scheiwiller. Abbiamo fatto diverse mostre di edizioni italiane in Polonia e di edizione polacche in Italia, nel 1986 una grande mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (PAC) sulla Grafica Polacca Contemporanea. C’è poi una serie editoriale creata da Vanni Scheiwiller nel 1980 e proseguita da me da quasi quaranta anni: si tratta della “Serie incisioni originali di artisti polacchi” che documenta contatti personali, amicizie, collaborazioni fra l’editore, l’artista e il tipografo. Quest’anno pubblicherò il diciannovesimo volumetto. Il nostro impegno è stato peraltro riconosciuto: nel 1994 io e Vanni a Varsavia abbiamo ricevuto il premio della Société Européenne de Culture (SEC), Sezione Polacca “per la coerente ed efficace attività in favore della cultura polacca all’estero” e nel 2000, dopo la scomparsa di Vanni, ho ricevuto il Premio Leonardo, per il contributo all’approfondimento dei legami culturali tra Italia e Polonia e ho sentito che questo premio era per tutti e due.
Quali testi, delle edizioni Scheiwiller, sceglierebbe da collocare in un ipotetico museo del libro?
Difficile scegliere nella produzione di 75 anni di editoria: Giovanni Scheiwiller pubblica dal 1925 al 1951, quando passa le consegne a un Vanni ancora studente liceale, 240 preziosissimi piccoli volumetti, legati specialmente all’arte moderna (di allora); Vanni a sua volta pubblica circa 3000 libri di cui 450 libri d’artista. Nel 2007 ho donato l’intera collezione di libri con opere originali al museo MART di Rovereto, che in quell’occasione ha realizzato una mostra e pubblicato il catalogo Libri d’artista. Le edizioni di Vanni Scheiwiller a cura di Cecilia Gibellini.
Tra i volumi per me importanti cito Confucio. Studio integrale & L’asse che non vacilla, 1955 con traduzione e commento di Ezra Pound, Il piccolo trattato di tecnica pittorica, manoscritto di Giorgio De Chirico pubblicato in facsimile e che ora si trova con l’intero archivio Scheiwiller al Centro APICE, Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale dell’Università Statale di Milano. E poi Insonnia di Fausto Melotti, con venti copie numerate in romano che accompagnano una splendida scultura in ottone dell’artista o le 8 tavole di accertamento di Piero Manzoni. E, per la storia della poesia italiana, la collana Acquario (il segno zodiacale di Vanni) che si inaugura con Camillo Sbarbaro e Clemente Rebora, un Rebora diverso, in un certo senso re-inventato da Vanni… Fra i libri a committenza bancaria ricordo anche Cinquantanni di cultura a Milano 1936-1986, per il Credito Lombardo, in cui Vanni traccia la storia della sua città che è anche la sua, fatta di libri, anno per anno…
Cos'è cambiato in Italia, e in particolare a Milano, dalle sue prime esperienze ad oggi, e cos'è cambiato nel suo paese di origine, la Polonia, da quando l'ha lasciato?
Appena arrivata in Italia, ho amato molto Roma, ma adesso apprezzo e amo Milano – una città davvero internazionale. Spero solo che, vista l’attuale immagine vincente della città, non diventi troppo caotica o troppo affollata, perdendo la sua immagine di città colta, capitale dell’editoria italiana, con un suo fascino nascosto in tanti angoli, non solo quelli della moda o del mobile o del design…. È davvero la mia città, ci vivo da quaranta anni, ci sono arrivata da una Polonia a ridosso del colpo di stato del generale Jaruzelski del 13 ottobre del 1981, ma per fortuna poi ha vinto Solidarność. Le cose oggi sono cambiate, ma quando torno a Cracovia mi sembra che la gente abbia dimenticato un po’ troppo rapidamente come fosse difficile la vita prima, la volontà di rimozione è molto forte, le nuove generazioni, come un po’ ovunque in Europa, sembra vogliano disfarsi non solo del passato, ma della memoria. Però almeno una volta all’anno mi piace ritrovarmi in quella bella e antica città, per una mostra, una conferenza o una serie di incontri. E ho tanti amici anche fra i giovani artisti.
Come giudica la situazione e l'indipendenza dell'editoria milanese e, in generale, italiana?
È vero che l’editoria che ho conosciuto si è trasformata nel tempo, la rivoluzione digitale ha cambiato stili e modi di lettura; nonostante tutto, però, continua a esistere e a proliferare una piccola editoria di nicchia e di specializzazione e gli amanti del libro continuano a frequentare numerosi le bancarelle di piazza Diaz per il consueto appuntamento periodico (o le tante fiere e saloni del libro), anche se ordinano i libri con Amazon e le librerie indipendenti sono sempre più in difficoltà.
Quali prose e versi di autori che hanno descritto Milano, le hanno fatto conoscere o riconoscere di più la città?
Attraverso la voce dei poeti ho “riletto” Milano: Vittorio Sereni come Luciano Erba o Alda Merini (che ha dedicato diverse poesie a Vanni, anche un libretto uscito poco dopo la sua morte, con un mio disegno in copertina…) mi hanno insegnato a farlo. Vorrei anche aggiungere che amo luoghi di Milano che ne fanno una città d’arte nascosta rispetto ad altre sue immagini correnti: ci sono gli affreschi di Palazzo Borromeo nella stanza dei Giochi, con quelle elegantissime e sorridenti dame che raccontano la vita di corte nella Milano del '400, c’è l’impronta leonardesca della Sala delle Asse, ci sono gli splendidi Laboratori del Teatro alla Scala presso l'ex Acciaieria Ansaldo; considero poi la Biblioteca Braidense uno dei più affascinanti monumenti alla civiltà del libro.