Regine senza corona: così si sentono tante cinquantenni a cui viene negata la possibilità di rimettersi in gioco e di poter lavorare, fare carriera, proprio adesso che la famiglia è organizzata, i figli cresciuti, i mariti impegnati nella loro vita parallela… è questo il momento di ricominciare alla grande e di buttarsi a capo fitto nel lavoro che per anni si è dovuto tralasciare… o almeno aveva perso la priorità nella scala delle responsabilità.
E invece ahimè la realtà è diversa… la donna a 50 anni perde la corona: nessun trono, nessuna porta aperta, nessun inchino, nessun accesso agevolato per chi ha lavorato per oltre 25 anni, ma poi se è fermato per accudire la famiglia.
Dopo anni di pappe, pannolini, compiti, supermercati, lavatrici e pediatri… per non parlare delle attenzioni da rivolgere anche ai propri mariti spesso da educare come figli maggiori, ecco che ora raggiunta la veneranda età dei 50 in piena forma fisica e mentale si scopre di non esistere più dal punto di vista lavorativo. Ma dove sono finite tutte le conoscenze, le abilità, le capacità che si avevano fino ai 35… quelle tante qualità che ci rendevano ‘regine’ … pouf svanite!
La data di nascita segna ed è una discriminante
Il rapporto con il lavoro per le over 50 (e non riguarda solo le donne) è al centro di un’analisi condotta da Valore D, l’associazione di imprese in Italia - con 190 associati - che da dieci anni si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle organizzazioni e nel nostro Paese; un’associazione che opera per fare delle differenze di genere, di cultura e anche d’età, un’occasione di innovazione e competitività.
Lo studio dal titolo Talenti senza età: donne e uomini over50 e il lavoro che ho avuto il piacere di leggere qualche giorno fa e mi ha confermato ciò che già mi era stato detto da diversi Head Hunting, cacciatori di teste, e Agenzie per il Lavoro: per le cinquantenni lavorare è difficile.
Per le cinquantenni che già lavorano:
- sarà difficile tenere il passo con la nuova generazione di Millennial pronti, attenti e super digitali;
- sarà difficile essere paragonate a un uomo di 50 anni… per stipendio e per mansioni;
- sarà raro continuare nella scalata verso il successo, ci sono casi di donne manager eccellenti ma ancora destano stupore… per il resto la carriera si fa fino ai 35: poi si ferma tutto.
Per chi invece è in cerca di un lavoro, perché si ritrova disoccupata magari dopo aver lavorato 20-30 anni nella stessa azienda… allora dico ‘mettetevi comodi’!
Difficile essere anche solo contattati, difficile entrare con la propria qualifica. Quasi sempre bisogna fare un passo indietro.
Talenti senza età: donne e uomini over 50 e il lavoro
È stata pubblicata la seconda edizione di Talenti senza età: donne e uomini over50 e il lavoro realizzata da Valore D, in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano, che quest’anno ha coinvolto anche gli uomini. I dati sono stati elaborati su 36 aziende e 13mila lavoratori ed evidenziano che un lavoratore su due over 50 (45,7%) al lavoro è ‘in difficoltà’ anche se avrebbe ancora potenziale da esprimere.
In un Paese che fa pochi figli e che invecchia sempre di più, i cinquantenni sono in realtà i ‘nuovi giovani’ con in più l’esperienza, “ma - comunica Valore D - questo cambiamento non è stato ancora codificato a livello organizzativo, così gli over 50 sono spesso ‘tagliati fuori’ dalle nuove sfide e opportunità del mondo del lavoro, e non riescono a esprimere tutto il loro potenziale”.
I dati dell’analisi:
- il 30,9 % dei cinquantenni è un talento attivo, ovvero coinvolto, realizzato, che lavora bene e ben valutato dall’azienda;
- il 45,7 % è un talento attivo ma in difficoltà: dà, cioè, molto sul lavoro, ma sente di avere meno prospettive sul futuro, ha una valutazione della propria performance inferiore, così come avverte di essere valutato meno bene dai superiori;
- il 23,4 % è un talento smarrito, con tutti i valori sopra citati in deciso ribasso.
Le risorse over 50 in azienda sono risorse ricche di potenzialità. La maggior parte degli over 50 investe ancora su obiettivi lavorativi e risulta essere un talento attivo, ovvero con un elevato livello di impegno e performance. Le realtà organizzative dovrebbero, quindi, valorizzare queste potenzialità e sostenere queste risorse, soprattutto in vista dei cambiamenti demografici in corso relativi al progressivo invecchiamento della forza lavorativa nelle organizzazioni.
Occorre, dunque, un cambio di prospettiva, occorre in altre parole rendere ancora visibile il talento dopo i 50 anni, soprattutto quello femminile. Sono molte le donne di talento attive a livello impiegatizio che possono essere ancora oggetto di percorsi di crescita professionale, che, anche se ritardati rispetto a quelli degli uomini, riuscirebbero a colmare almeno in parte il gender gap rilevato in maniera ancora così evidente dalla nostra ricerca.(ValoreD)