Concordemente alle conoscenze da anni acquisite dagli studiosi, secondo la documentazione nota, in conseguenza dell’attenta analisi dei dati raccolti e, soprattutto, in base alle fondamentali osservazioni effettuate in loco, si può affermare, con un grado di probabilità molto prossimo alla certezza, che le tre piramidi di el-Giza furono costruite dall’alto e non dal basso come si è erroneamente supposto fino ad oggi.
L’idea, che a prima vista può sembrare stravagante, è invece robustamente supportata e quasi direttamente dimostrata collazionando le numerose indicazioni ricavate dall’ispezione del sito che ho denominato “Terzo livello” individuato ad Ovest di el-Giza, con le due esplorazioni “Operazione Sfingi 2007 I - II”.
Diventa estremamente chiaro in effetti, se è vero che la zona focalizzata del “Terzo livello” era “anche” una cava a cielo aperto, in origine ben più alta di quanto sia possibile apprezzare oggi (oggi siamo a +100 metri sul livello del Nilo, e a +50 metri rispetto al livello delle Piramidi) e, in ogni caso, areale sfruttato con estremo senso pratico, quasi fosse una gru, dimostrando una volta di più la grande capacità logistica maturata dagli antichi costruttori egizi, che calare dall’alto, o quanto meno, muoversi in orizzontale con il materiale di sbancamento ricavato dal sito in discorso era d’estrema semplicità tecnica ed esecutiva.
A questo proposito incominciano ad avere un senso estremamente preciso, univoco e peculiare le rampe citate da Erodoto, che sottolineo erano in discesa come confermato anche dalle immagini satellitari fornitemi dal professor Paolo Trivero dell’università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Alessandria, le slitte e così via. Dalle immagini si può comprendere, infatti, che la dimensione delle rampe da creare e utilizzare partendo da questo punto dell’altipiano di Giza, ossia dal “Terzo livello”, per raggiungere le piramidi, distanze intorno agli 850 metri, con pendenze intorno al -3.5%, tecnicamente non era affatto proibitivo, anzi…
È in questo senso, ad esempio, che posizionare quegli enormi blocchi di granito presenti nella cosiddetta “Camera del Re”, stimati nel 2% della massa totale della Piramide di Khufu, oggetto da sempre di sconclusionate speculazioni, ma anche d’imbarazzati tentativi di spiegazione da parte degli accademici, non rappresenta più un enigma ingegneristico irrisolvibile come, ad esempio, in parte dimostrato, almeno tecnicamente, dall’architetto Marco Fiorini nel suo testo Nel cantiere della Grande Piramide (Ananke, Torino, 2012). Basti pensare che dall’approdo nei pressi della Sfinge ad Est, attualmente siamo a circa +9 metri sul livello del Nilo, fino al “Terzo livello” che, come si è detto, oggi si trova a +100 metri rispetto al fiume e quindi alla Sfinge orientale, passando dalla rampa semicircolare ancora visibile dalle immagini satellitari, si affronta una salita con pendenze dal +2% al +3.5%: si tratta grosso modo della pendenza del balcone di casa, quindi tranquillamente alla portata degli abili costruttori egizi.
Pertanto, senza tirare in ballo strani fenomeni prossimi al paranormale e interventi esogeni privi di fondamento, si può e si deve pensare invece a un più “normale” trascinamento e successivo posizionamento in orizzontale quando non in discesa, dei colossali blocchi in discorso e non solo di questi, dal momento che l’altipiano ospita altre due Piramidi e con ogni probabilità anche due Sfingi, una ad Est, ossia quella che conosciamo, e l’altra collocata ad Ovest, in caverna, come detto nei testi che parlano del mito dell’Aker, proprio sul “Terzo livello” nel punto da me individuato. È opportuno ricordare che non appena sarà possibile ritornerò nel sito per verificare questa condizione, sempre che mi venga concesso e sempre che non ci pensi qualcun altro.
A proposito di capacità e forza lavoro, si deve ancora ricordare che evidentemente gli Egizi Antichi, come dimostrato sia in ben note rappresentazioni (colosso trainato sulla slitta da forza lavoro umana), sia, ad esempio, dal fenomenale monolito incompiuto di Assuan (l’obelisco in discorso ha un peso stimato di 1160 tonnellate), erano tranquillamente in grado di trattare, manipolare nonché movimentare, trascinandoli e non sollevandoli, pesi di un certo rilievo senza grossi problemi.
Il promontorio individuato e da me esplorato, come si è già avanzato in altri articoli e pubblicazioni (questo argomento sarà ampiamente trattato nel libro di prossima pubblicazione, inerente all’Egitto Antico) si dimostra essere il “Terzo livello” non solo di nome, ma anche di fatto dell’altipiano di el-Giza, essendo gli altri due rappresentati, come detto più sopra, il primo dal piano della Sfinge e il secondo dal piano dove insistono le tre piramidi. È sorprendente che questo “Terzo livello”, peraltro ben definito nel Libro per uscire alla Luce e assolutamente imprescindibile dal contesto storico del mondo faraonico, sia sfuggito proprio a tutti…
Si deve pertanto precisare, nondimeno, che la costruzione delle piramidi in questa prospettiva non diventa più un’impresa quasi sovrumana, ma totalmente alla portata di una civiltà estremamente intelligente, pragmatica e dotata di una forte capacità organizzativa, probabilmente derivata da una potente coscienza comune volta al raggiungimento d’importanti obiettivi collettivi (siano stati spirituali, religiosi, politici, sociali, pratici), finalizzati condivisi e realizzati esclusivamente in modo infragenerazionale e sovrannazionale.
In questo senso, come già chiaramente scritto nel mio testo Le Abbazie e il segreto delle Piramidi. L’Esagramma, ovvero le straordinarie geometrie dell’Acqua (ECIG, Genova, 2004), l’arco temporale da considerare realistico per il completamento dell’edificazione delle Piramidi di el-Giza e, a parer mio, delle “due” Sfingi, è da ritenere ben più dilatato che non di soli venti, venticinque o forse anche trenta anni. Per l’edificazione di questo straordinario monumento dedicatorio all’Acqua (tre Piramidi e due Sfingi), si può e si deve parlare, infatti, di almeno 200 anni, ossia quelli intercorsi tra la III Dinastia di Zoser e la IV Dinastia di Khufu.
È altresì molto chiaro, che questo nuovo modello per la costruzione delle piramidi non è la risposta definitiva a tutto, ma diventa, nondimeno, un nuovo tassello nel mosaico, oggi anche grazie a questa eccezionale scoperta meno randomizzato, della straordinaria storia dell’Egitto Antico. Ricordo che ulteriori dettagli, precisazioni e immagini in merito a questo e ad altri argomenti legati alla storia dell’Egitto Antico, saranno incluse nel mio nuovo libro di prossima pubblicazione.