Davide Esposito, in arte Cicala, nasce a Napoli nel 1990.
Le sue prime composizioni, seppur ancora acerbe, mostrano fin da subito una predisposizione verso la musica e una naturalezza nel creare melodie e giri armonici. Comincia a esibirsi dal vivo solo con una chitarra, ma dopo svariati tentativi riesce a metter su una band, gli Onda33, con cui colleziona numerose esperienze live e pubblica diversi EP, composti da brani inediti da lui scritti… Scopriamone di più in questa intervista.
Un giovane autore come te si affaccia al mondo del mercato discografico in un periodo estremamente difficile. Prevalgono le perplessità e lo scoramento o pensi che ci siano possibilità e opportunità impreviste?
Ho imparato e sto imparando a non pensare alle possibilità, ma a coglierle semplicemente. Le difficoltà sono tante, ma tendono a moltiplicarsi ogni qual volta concentriamo lo sguardo verso l’obiettivo. È il percorso quello che conta, non il punto di arrivo, perché il risultato, qualunque esso sia, non cambierebbe in ogni caso il mio modo d’essere. Sono un cantautore e continuerò ad esserlo anche se non potrò vivere di sola musica. Cercherò tuttavia, con i miei tempi e con la mia onestà intellettuale e artistica, di far crescere il mio pubblico e non solo da un punto di vista numerico.
Canzoni di anime e animali è il tuo debutto, al quale hai dedicato più di un anno di lavoro. Com’è nata l’idea di questo album?
Dopo aver realizzato, in passato, diverse demo ed EP con la band Onda33, ho cominciato a sentire l’esigenza di realizzare un lavoro più strutturato, completo, che mi potesse in qualche modo definire meglio. Canzoni di anime e animali doveva essere, in origine, una semplice raccolta di canzoni, una selezione delle migliori tracce che avevo composto negli anni. Durante il lavoro di preproduzione, però, sono nati nuovi brani con un orizzonte narrativo comune; da qui, dunque, l’urgenza di raccontare una visione, la mia visione e il mio modo di intendere la musica, nonché la vita.
Davide Esposito è un autore, Cicala il gruppo. È un retaggio della tua militanza nella band Onda33 o un orizzonte del tutto nuovo?
Cicala è un nome d’arte e di fatto è Davide Esposito, tuttavia, mi piace considerarlo, in parte, il nome di un “progetto musicale”. Siamo comunque lontani dall’idea di band, dalla condivisione totale che avevo invece con gli Onda33. Con loro, nonostante fossi sempre io il compositore, c’era una giusta ridistribuzione del lavoro e un’immagine da gruppo più forte. “Cicala” è più un team di lavoro coordinato dal sottoscritto, fermo restando che le persone che mi seguono adesso, oltre ad essere degli eccellenti musicisti sono anche ottimi amici. Faccio i loro nomi: Diego Arienzo (chitarrista), Mario Urciuoli (bassista), Riccardo Bottone e Mauro D’Ambrosio (entrambi batteristi del progetto).
Le undici canzoni del disco rivelano il tuo immaginario, dal rock d’autore alla canzone: quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Le influenze musicali sono tantissime, soprattutto se alle mie aggiungiamo quelle dei ragazzi che suonano con me e che hanno caratterizzato moltissimo questo lavoro con i loro arrangiamenti. Ascolto tanto rock, inglese e americano, ma anche tanto i cantautori. Potrei fare diversi nomi: Beatles (in particolare John Lennon), Lucio Battisti, Rino Gaetano, Negrita, Jeff Buckley, Stereophonics, Foo Fighters, Carmen Consoli, ecc. Il riferimento principale è sicuramente Lucio Battisti.
Inevitabile approfondire Battisti, al quale dedichi anche uno spettacolo ad hoc: cosa ha rappresentato per te questo grande musicista?
Battisti è il padre di tutti i cantautori italiani e prima o poi, se scrivi canzoni, ci devi passare per forza. Io per fortuna ho sempre ascoltato Lucio, anche grazie alla mia famiglia, che mi ha trasmesso questa passione per la sua musica. È uno dei pochi musicisti italiani che non ho mai abbandonato negli anni, a differenza di altri. Quando ho preso la decisione di organizzare dei concerti tributo a lui dedicati (sempre con il mio nome e la mia personalità) mi sono chiesto: è così necessario un ennesimo omaggio a questo gigantesco artista? La risposta è sì, perché la sua musica, la sua voce, i suoi arrangiamenti sono ancora presenti nelle orecchie e nel cuore di tutti gli italiani ed è importante continuare a ricordarlo per far in modo che non venga dimenticato o addirittura mai conosciuto dai più giovani. Sicuramente è ormai un artista un po’ démodé, ma è compito nostro fare in modo che le sue canzoni continuino a esistere nel tempo. Non è un compito tanto difficile da portare a termine perché la sua intera produzione è senza tempo, mai vincolata a un periodo storico in particolare, a una moda passeggera. Lucio Battisti è eterno, così come la sua musica. Ho inserito un suo brano nel mio disco, Le formiche, una canzone bellissima, tra le meno note della sua produzione, ma che si incastra perfettamente con il mio racconto.
Molto interessante la scelta de Le Formiche, un pezzo dimenticato…
Ho avuto modo di scoprire questo brano grazie alla raccolta Le avventure di Lucio Battisti e Mogol, nella quale è stato pubblicato per la prima volta (mi riferisco alla versione di Battisti come interprete) solo nel 2004. Mi ha folgorato fin dal primo ascolto e si può dire che è stato il brano che ha ispirato, da un punto di vista tematico, l'album Canzoni di anime e animali. Ho pensato, quindi, di riarrangiarla e inserirla nel disco. Perché proprio Le formiche? Perché è una canzone sconosciuta di Battisti, eppure bellissima e controcorrente. È una canzone che contrappone a un mondo frenetico, in cui le persone “corrono, corrono” cercando “qualcosa di più”, il desiderio di “restare” per un amore più grande.
Esiste un filo conduttore tra i brani oppure ogni pezzo ha una storia a sé?
L'intero lavoro è estremamente eterogeneo negli arrangiamenti e nelle sonorità, ma mantiene una coerenza narrativa di fondo. Per spiegare questo nesso tra le tracce devo prima parlare del nome “Cicala”.
Premesso che si tratta del cognome di mia madre e che l’ho scelto perché lo ritengo un nome molto suggestivo, si tratta di un esplicito riferimento alla favola di Esopo, La cicala e la formica, che viene interpretata quasi sempre, a mio modo di vedere, in modo semplicistico. La formica lavora e la cicala si diverte, ma in verità c'è molto più di questo. Quella di Esopo è una vera e propria rappresentazione di due differenti approcci tipici dell'animale uomo. Nella mia visione, il mondo umano, che è parte integrante di quello animale, potrebbe essere diviso in due metà: una parte sarebbe composta da quelli che io definisco uomini "formica" e l'altra dai “cicala”. I primi sono quelli che, dediti al “lavoro", spendono il loro tempo, e quindi la loro vita, facendo non ciò che amano fare, ma ciò che si sentono in dovere di fare, in quanto previdenti circa il loro futuro (“cercano qualcosa di più” cantava Battisti in Le formiche). In questo modo però non abitano mai nel presente, che in realtà è l'unico tempo esistente. I “cicala” invece vivono il momento, disinteressandosi dell'avvenire, rischiando di rimanere vittime dell'imprevedibile, ma riuscendo a cogliere il senso più pieno della vita. Chiaro che si tratta di un'estremizzazione: nessuno può essere del tutto “cicala” o del tutto “formica”. Le possiamo considerare delle linee guida e io ho scelto di essere più cicala che formica.
Canzoni di anime e animali sa essere tante cose secondo me, ma in fin dei conti è il tentativo, almeno per quanto riguarda i testi, di rispondere alla domanda più importante, quella all'origine dell'umanità: "chi sono io?" A questa domanda non c'è una risposta netta, perché non c'è solo il bianco o il nero, la formica e la cicala, ma un'infinità di maschere e di abiti che indossiamo nel corso della nostra esistenza.
Gli animali si vedono nel ricco collage di copertina, e per quanto riguarda le anime?
Canzoni di anime e animali utilizza come espediente narrativo il confronto con il mondo animale, esclusivamente per andare a cogliere le diverse “anime” e quindi, le diverse caratteristiche animali/umane che vanno a comporre il mondo. Volendo sintetizzare questa molteplicità di caratteristiche in due macrocategorie, avremo, come ti dicevo, un mondo animale (e quindi anche umano) diviso tra i “cicala” e i “formica”, che non sono però gli unici "protagonisti animali" di questo racconto in musica. Le “anime” rappresentano la vita e la vita non è altro che il sentimento dell’esistenza. Ogni anima, quindi ogni vita, è diversa dall’altra perché ha un diverso sentimento della propria esistenza, una diversa inclinazione, ispirazione, in definitiva un diverso modo di intendere la vita stessa.
Napoli resta sempre una città di grande ispirazione musicale, è così anche per te?
Napoli è piena di talenti musicali e questo da un certo punto di vista potrebbe rappresentare un ostacolo. Sta diventando, infatti, davvero complicato farsi notare, nonostante poi tutta questa “competizione” sia più uno stimolo che altro. In ogni caso posso dirti che da un punto di vista strettamente musicale, non considero Napoli la città adatta a ciò che propongo.
Ci sono altri artisti e gruppi partenopei che piacciono e ti va di segnalare?
Adoro fare network con altri musicisti della mia città, condividere palchi, scambiare idee, farmi contaminare dal loro stile. Ho conosciuto negli anni artisti davvero talentuosi. Fare dei nomi è davvero difficile, perché ho sempre il timore di dimenticare qualcuno, ma correrò questo rischio: Daniele Montuori (in arte A Smile from Godzilla); Antonio Paduano; Le Fasi; Luigi De Crescenzo (Naea); Valerio Ruotolo (Diatriba) e tanti altri artisti emergenti che meriterebbero maggiore attenzione.
Cosa ti aspetti da Canzoni di anime e animali?
Quello che un genitore si aspetterebbe da un figlio: solo il meglio.