Finita la Prima guerra mondiale, il 4 novembre 1918 per l’Italia, Luigi Pirandello mise in scena, il 22 novembre di quell’anno, la commedia Ma non è una cosa seria, composta tra il 1917 e il febbraio del 1918. La prima avvenne al Teatro Rossini di Livorno con la Compagnia di Emma Gramatica e dalla commedia venne tratto anche un film nel 1921, seguito da un secondo nel 1936, poi tradotto in tedesco nel 1938.
Anche questo testo teatrale era ispirato alle novelle con le quali Pirandello aveva dimostrato di saper cogliere gli aspetti più veri dell’esistenza umana, caratterizzandoli poi in spassose vignette foriere di riflessioni profonde sul vivere. Così ecco caratterizzati i personaggi di Memmo Speranza, dongiovanni impenitente, che riesce miracolosamente a sfuggire alla morte in duello e che, per non trovarsi più nel pericoloso frangente, decide di mettere la testa a posto e di maritarsi. In realtà, il matrimonio viene visto da Mimmo come l’unico modo perché le donne che avrebbe continuato a sedurre e abbandonare non pretendessero di essere sposate. La moglie scelta, fittizia, è Gasparina, umile e felice dell’insperato convolare a nozze, con una buona dote; si trasformerà in una donna piacente della quale Mimmo si innamorerà, dimenticandosi un’altra amata che non poteva più sposare davvero per il matrimonio fittizio che aveva contratto.
Pirandello, quindi, indaga la sorte, della quale gli umani, volenti o nolenti, sono comunque artefici. Lo stesso vediamo ne Il gioco delle parti che il girgentino metterà in scena il 6 dicembre 1918 al Teatro Quirino di Roma. Ambientata in una città qualsiasi, la commedia racconta di un marito, Leone Gala, consapevole e consenziente del fatto che la moglie abbia un amante, Guido Venanzi. Per sopportare meglio ciò che succede intorno a lui, Leone diventa filosofo e abile cuoco, ma la moglie non sopporta più la superiorità di lui e il suo sapere e intuire tutto, quindi chiede a Guido di ucciderlo. Guido rifiuta. Silia, allora, approfitta della prostituta Pepita che abita nel suo stesso palazzo: quando un gruppo di ubriachi va da lei pensando che fosse Pepita, chiede riparazione con un duello tra gli uomini e il marito. Leone capisce il tranello e manda a duellare il vero marito della moglie, Venanzi, che viene ucciso. Leone si è vendicato, grazie appunto al gioco delle parti, ma non ne è felice.
Il 29 gennaio 1919, Pirandello porta a Milano, al Teatro Manzoni, la prima de L’innesto. Laura Banti viene violentata e rimane incinta; cerca di convincere il marito di amare il bambino, dato che loro non ne avrebbero potuti avere, ma Giorgio vuole che lei abortisca. Laura lo lascia e sarà solo quello a fare capire al marito che l’accaduto è stato solo una sorta di ‘innesto’ del quale prendere solo il bene.
Il prolifico drammaturgo siciliano metterà in scena nello stesso 1919, il 2 maggio, sempre a Milano, al Teatro Olimpia, L’uomo, la bestia e la virtù, ambientata in una città di mare e scritta nello stesso anno. L’uomo perbene è il professor Paolino che nasconde la relazione con la virtù della signora Perella, apparentemente buona madre di famiglia abbandonata dal marito, colui che deve apparire come la bestia. Gli attori recitavano in maschera e le maschere acquisiscono, come sempre in Pirandello, valore di realtà del vivere comune. Perella rimane incinta di Paolino che deve convincere tutti che il figlio sia del marito, pur se Perella lo vede di rado, dato che convive a Napoli con un’altra. Il complotto finisce in farsa e il lavoro teatrale sottolinea, ancora una volta, il grottesco del vivere.