La nona tappa del progetto, a cura di Leo Lecci, si è appena conclusa in Islanda - dopo Ghana, Svizzera, Madagascar, Abu Dhabi, Cina, Singapore, Costa Rica e Galles. Ispirandomi alla seconda tesi del Manifesto per la Terra e per l’Uomo: la terra è così necessaria all’uomo come lo sono tutte le altre cose che egli apprezza per il loro valore intrinseco: l’arte, la filosofia, la musica, la poesia, la religione, la scienza, il teatro; ho affrontato il tema del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci.
Durante il soggiorno in Islanda ho avuto modo di visitare i più grandi ghiacciai islandesi come il Snæfellsjökull, Mýrdalsjökull, Langjökull, Hofsjökull e il famoso Vatnajökull, il più grande ghiacciaio d’Europa e il terzo nel mondo. Si estende su una superficie di circa 8.000 kmq e misura quasi 1000 metri di spessore nel punto più profondo, con uno spessore medio di 500 metri e un volume totale del ghiaccio di 3300 Kmq. Sotto il ghiacciaio si nasconde un altopiano ondulato di 600-800 m sul livello del mare, con numerose valli e canyon, oltre a una serie di grandi vulcani attivi tra cui il Oraefajokull (2110 m), il Bárðarbunga (2020 m) e il Grimsvotn, che ha la più alta frequenza eruttiva di tutti i vulcani in Islanda.
L'ultima eruzione del Grimsvotn è stata nel maggio 2011 ed è stata la più forte degli ultimi 100 anni, con pennacchi di fumo e lava che hanno raggiunto i 12 km di altezza, accompagnati da molteplici terremoti e una nube di cenere che si è innalzata in aria di ben 20 km. Nel 1996 l’eruzione del Grimsvotn ha provocato un massiccio jökulhlaup (inondazione dovuta allo scioglimento dei ghiacci) rilasciando 3.000 miliardi di litri cubi di acqua in poche ore, che si sono riversate fino alla pianura, portando con sé iceberg giganti.
Come tanti altri ghiacciai di tutto il mondo, il problema del riscaldamento globale e le nevicate ridotte fanno sì che questa antica calotta polare si stia sciogliendo rapidamente. Uno dei più recenti rapporti del Comitato del governo islandese sul cambiamento climatico, avverte che entro il prossimo secolo, i ghiacciai islandesi non esisteranno più. Si stima che il Vatnajökull si stia sciogliendo a una velocità di un metro all'anno e molti dei suoi ghiacciai di sbocco si stanno sciogliendo a un ritmo ancora più elevato. Il cambiamento climatico continuato potrebbe accelerarne e decretarne definitivamente la fine.
Lo scioglimento dei ghiacciai in Islanda causerà l'aumento dell'attività vulcanica secondo una nuova ricerca sull'interazione tra lo scioglimento dei ghiacciai e la produzione di magma sotto la crosta terrestre. Lo studio è stato condotto dal geofisico Thora Árnadóttir. Il volume del Vatnajokull, il più grande ghiacciaio d'Europa, è diminuito di circa 435 chilometri cubi dal 1890. Questo fenomeno produce la diminuzione della pressione sulla crosta terrestre che provoca un aumento della produzione di magma nel mantello.
Gli scienziati del BGS (British Geological Survey) hanno monitorato un ghiacciaio nel sud-est dell'Islanda che da oltre 15 anni si sta sciogliendo, facendo misurazioni dettagliate dei drammatici cambiamenti che si verificano attualmente. Negli ultimi 5 anni, la salute del ghiacciaio è notevolmente peggiorata: il fronte del ghiacciaio si è ritirato a una velocità di circa 40 m all'anno, quasi 200 m in totale dal 2007. Il nuovo lavoro non solo registra questi recenti rapidi cambiamenti, ma suggerisce che questo ritiro accelerato sia dovuto a più di un decennio di temperature medie estive più alte del normale. Le estati calde hanno causato l’assottigliamento del ghiacciaio e la stagnazione del ghiaccio che ha causato un nuovo e più insolito (oltre che più rapido) ritiro del ghiacciaio fino quasi al margine del collasso.
Dati recenti raccolti dagli scienziati del BGS, in collaborazione con l’Icelandic Met Office, che fanno parte di uno studio sul monitoraggio a lungo termine delle calotte di ghiaccio più sensibile al cambiamento climatico, mostrano con chiara evidenza che il ritiro dei ghiacciai è accelerato dal 2005. Utilizzando tecniche di scansione laser (LiDAR), una serie di fotocamere digitali ad alta risoluzione, e rilevamenti GPS, il team del BGS ha potuto creare un modello 3-D dettagliato del ghiacciaio, come una sorta di calco in gesso digitale a partire dalla fine di ogni estate dal 2009. Questo modello permette di quantificare la perdita di ghiaccio in tempo reale e di osservare le modifiche al terreno circostante. È inoltre importante ricordare che il BGS Glacier Observatory sul Virkisjökull conserva i dati digitali e gli indici di riferimento che permetteranno di misurare i futuri cambiamenti climatici e le conseguenze sui ghiacciai islandesi.
Per maggiori informazioni:
journeyintofragility@gmail.com
www.journeyintofragility.com