Forse il momento più difficile per uno scrittore è la presa di coscienza di un'esperienza vissuta come straordinaria e l’immediata responsabilità espressiva che scaturisce da questa. Le parole da ché alleate si rivoltano al loro uso comune e ogni angolo d’osservazione diviene troppo stretto per contenere qualcosa di grande come un bosco agitato dal vento. Ma non si rinuncia mai alla perfetta traduzione, non si desiste nel dire quel che non si è colto. È il viaggio, la morte, la nascita. Proust invitava a osservare il mondo con occhi diversi più che a esplorare terre sconosciute, a Todi forse sono accadute entrambe le cose, almeno per me.
Vorrei raccontarvi di un progetto culturale che esiste dal 1985. Pier Luigi Luisi, allora professore di biochimica al Politecnico di Zurigo, decise di scavalcare le barriere imposte dall'organizzazione istituzionale delle discipline e di radunare attorno a sé le voci più autorevoli delle scienze, della letteratura, dell'arte seguendo un'intuizione che trasformerà in una domanda: come è possibile muoversi nella complessità interconnessa delle realtà create dall'uomo se la formazione che offriamo agli studenti è basata su visioni orientate alla separazione?
Pier Luigi Luisi oltre a essere stato Professore Emerito nel politecnico più importante d'Europa era ed è tuttora un'anima dalla sensibilità singolare, capace di attenzioni sincere per il futuro delle persone, bambini e giovani in particolare. Fu così che prese vita la prima Cortona week (dal nome della cittadina che ospitò l'evento), una settimana di ritiro a sfondo interdisciplinare rivolta principalmente ai dottorandi di varie università. L'idea portante di quella storica prima edizione, così come delle fortunate successive, era di creare uno spazio dove fosse possibile mettere in dialogo personalità e studenti provenienti dalle formazioni più disparate e cercare di imboccare quei camminamenti impervi che uniscono gli individui a prescindere da credo, nazionalità, e formazione culturale. Si trattava di un obiettivo ambizioso, ma l'esperienza di Todi Week avvenuta nell’appena trascorso 2018 ne ha confermato sia l'importanza che la concretezza.
Partiamo dalla sua importanza. Il tema di questa edizione era “Ecology of mind and matter” ovvero le sfide che le generazioni prossime dovranno accettare per risanare un'umanità in piena crisi. “Noi siamo il nostro pianeta, non siamo i suoi abitanti” ha sostenuto a più riprese Alok Ulfat, uno dei workshop leader che ha animato lo spirito dei partecipanti attraverso la sua arte comunicativa sempre vera e toccante. Siamo noi i responsabili diretti dei cambiamenti che stanno stravolgendo i sistemi sociali e quelli ecologici, siamo i responsabili anche quando siamo passivi o indifferenti rispetto ad essi, anche quando non facciamo nulla per nuocere siamo ugualmente responsabili, perché potremmo fare qualcosa per sanare. Quale via per abbattere le separazioni e le differenze che ci rendono insensibili a questa presa di coscienza?
La risposta veniva da sé: unire le persone e farle incontrare in un luogo dove potessero sperimentare l'interconnessione profonda che c'è tra gli uomini, le loro azioni, e il mondo che abitiamo. Dunque lezioni di grandi studiosi per illuminare le frontiere di un sapere utile alla causa, ma anche laboratori dinamici dove sospendere le differenze di titolo e dare voce alla ricchezza nascosta di ognuno. Grande spazio ha avuto la fisica quantistica, quella scienza che ha fatto da motore rivoluzionario per tutto l’asse del ‘900 e che ha incontrato l’interesse di studiosi appartenenti a culture scientifiche e umanistiche assai diverse.
Arriviamo così alla concretezza. L'incontro avviene veramente, non si è mai isolati. Tutto è pensato per uscire dalla propria zona di confort, almeno per una settimana. Si pranza insieme, si danza insieme, si discute insieme, si passeggia, dipinge, suona insieme. Quando il ragionare sulle cose eccede, si cerca allora una via per trovarsi con ironia nelle fatiche della mente. C'è sempre spazio per il privato, per il momento di confronto tra vissuti diversi, per provare a far sì che la vita non diventi un argomento avulso dai principi della fisica quantistica o della biologia. È la spiritualità, esperienza di cui pochi riescono a parlare in virtù di quel rispettoso silenzio che il pensiero tributa ad essa.
Ed è al di là di tutte le possibili parole che i partecipanti hanno riconosciuto e amato con estrema commozione il carisma di Brother David, monaco benedettino che ha saputo catturare il cuore di Todi con la semplicità propria dei grandi uomini di spirito. Sicuramente un esempio di rara vitalità per tutti quei ragazzi alla ricerca di un senso dell'agire che vada oltre schemi consolidati. E se questo senso diventerà un cammino da percorrere diverso per ognuno, in fondo, lo dovremo anche a Pier Luigi Luisi e a tutte le persone che hanno reso possibile questa meravigliosa iniziativa che proseguirà con “Todi 2019”.