Esiste l’idealizzazione che provoca l’illusione in amore? Esiste e, secondo il filosofo Nietzsche, l’amore è come un impulso incomprensibile che provoca una visione dell’altro facendo risaltare solo gli aspetti più belli e non poniamo limiti nell’innalzarlo, sul metterlo sul piedistallo, quel piedistallo che vediamo solo noi nel momento in cui siamo innamorati.

Ecco perché in un articolo passato Dopo l’amore l’innamoramento sostengo che è necessario imparare ad amare e poi innamorarsi ogni giorno di più perché è lì che evitiamo l’illusione e se idealizziamo lo facciamo con la consapevolezza che quello è l’amore ideale che cercavamo.

In questo caso, l’idealizzazione, significa percepire e vedere tutte le particolarità positive senza tralasciare quei momenti che sono in disaccordo con noi ma di coloro che ci fanno da specchio. Quello specchio significa vedere sé stessi, nessuno è perfetto ma, senza illuderci, tutti siamo perfettibili.

L’ideale dell’uomo giusto, della donna giusta, di ricerca di ciò che non è illusorio è il proiettarsi verso l’altro per costruire non una relazione ma la relazione. Bisogna imparare che bisogna discernere dalla visione interna che potremmo costruirci e che alla fine non è altro che quell’idealizzazione illusoria negativa.

L’idealizzazione, secondo Freud, è la proiezione del proprio desiderio e bisogno insoddisfatto che lanciamo su chi idealizziamo. Diventa quasi un processo di difesa che potrebbe servire per proteggere il nostro “Io” da tutti quei conflitti interiori nascosti o anche manifestati per continuare a sentirci “bene” senza l’angoscia di dover vedere il vero che abbiamo davanti agli occhi.

Le idealizzazioni sono anche le aspettative che mettiamo dentro la vibrazione dell’amore che non prevede “aspettative" che inevitabilmente possono portare a delusioni e conflitti che fanno affiorare una realtà diversa da quella che abbiamo idealizzato. Tutto ciò, però, provoca un’altra stortura della realtà vera che determina la separazione di quei due sistemi che erano venuti in contatto animico e non hanno saputo trovare l’equilibrio tra l’anima che li ha fatti incontrare e la mente che mente a se stessa. Tra le aspettative che si diceva di non avere e il bisogno di costruire intorno a sé tutto ciò che le aspettative ci illudono di poter avere.

Si cercano giustificazioni che, prima che all’altro, fanno male a se stessi come il dire siamo cambiati o sei cambiato/a. In vero, nulla è cambiato, semplicemente si continua con una visione ulteriormente distorta perdendo ancora una volta la percezione del vero e commettendo, probabilmente, lo stesso errore dell’idealizzazione ma nel suo opposto.

Dall’aver innalzato, elevato, venerato, posto sul piedistallo al disprezzo, alla smitizzazione, alla divergenza, al sentirlo diverso, incompatibile perché non vibra più col proprio sentire.

E quindi? Quindi bisogna idealizzare il vero amore in cui quell’incontro di anime che proviene dal passato e che si rigenera nel presente mantenga la percezione dell’altro esaltante e, allo stesso tempo, facendosi da opposti in tutti i sensi. Si impari a vedere nell’altro il bello e il meno bello di sé stessi che non significa ignorare le cose che stridono ma, attraverso proprio questi aspetti contrari, si possa ricavarne una percezione dell’altro sempre più profonda e sempre più vera dentro la consapevolezza dei propri bisogni e sogni. Se le cose si possono sognare si possono vivere nella realtà dove l’illusione viene oscurata da una nuova realtà.

Quale realtà? Il coraggio dell’amore che sa andare oltre le illusioni, le idealizzazioni e il coraggio non è il contrario della paura perché il coraggio, se lo vogliamo guardare nel suo significato etimologico deriva dal latino coratĭcum, che è un composto da cŏrdis che significa cuore e dal verbo habere, avere.

Coraggio è avere cuore e il cuore è la sede dell’amore e l’amore è assenza di paura. È solo il coraggio che serve al cambiamento che incessantemente l’uomo dovrebbe avvertire e che non appartiene al mondo circostante ma a quel mondo dentro di noi che poi serve a farci vedere con occhi diversi il mondo fuori di noi, che cambia insieme a noi, che conduce a quella forma d’amore dove si entra dentro la definizione di verità che ha dato Jiddu Krishnamurti:

…la verità è una terra senza sentieri.

La verità è dentro l’amore e non conosce illusioni. Esiste dentro quel coraggio che non è il contrario della paura ma l’insieme delle due cose.

Per citare Osho a proposito di coraggio:

Che cos’è il coraggio? All’inizio non c’è molta differenza tra un uomo coraggioso e un codardo. L’unica differenza è che il codardo ascolta le proprie paure e le asseconda; invece l’uomo coraggioso mette da parte le proprie paure e va avanti. L’uomo coraggioso entra nell’ignoto, malgrado le proprie paure.

È il coraggio dell’amore che cancella le false illusioni e le idealizzazioni. Bisogna soltanto seguire tutto ciò che fa emozionare l’anima perché tutto sia “Il Viaggio” delle anime attraverso i corpi dove non è essenziale avere l’altro al proprio fianco perché lo si può esserlo senza esserci. Sentire l’anima che la fa vibrare in un continuo orgasmo che sconvolge tutti i sensi al solo percepirsi vivendo dentro il momento presente dove le aspettative possono distinguersi senza la logica della mente ma non separano, uniscono, anzi, di più.