Hai il timore di fare brutte figure, non ti piace essere al centro dell’attenzione, raramente dici il tuo parere se non direttamente richiesto, cerchi di evitare lo scontro, tendi a isolarti, preferivi l’ultimo banco a scuola o eviti di intervenire in un’aula. Se alcune di queste sensazioni o peggio tutte non ti sono nuove, forse soffri della sindrome di cui ho sofferto a lungo anche io, quella della “paura del giudizio”.

Ti dico una cosa, non voglio deluderti ma probabilmente non ti libererai mai, almeno non definitivamente, di quella sensazione di disagio. Tuttavia è possibile, con l’abitudine e l’esercizio, riuscire a superare il blocco, divenire sempre più autonomi e sicuri. La definizione del coraggio infatti, non è assenza di paura, ma voglia di affrontarla.

La paura del giudizio parte da quella sensazione di sentirsi inferiore. Ci poniamo sempre un gradino sotto gli altri: il collega, l’amico, l’avversario. Soffriamo della sindrome detta “dell’impostore” ovvero di quella sensazione di avere ottenuto più di quello che realmente meritassimo, che qualcuno possa scoprirci prima o poi e rimandarci dove realmente dovremmo trovarci. Così quindi una promozione ci mette ansia invece di esaltarci, un complimento ci fa arrossire e subito tendiamo a sminuirlo invece di ringraziare e così via…

Tendiamo spesso a parlar male di qualcuno, perché questo in qualche modo ci aiuta a farci sentire meglio, perché ci paragoniamo agli altri e abbiamo bisogno, ogni tanto, di vedere che c’è di peggio. In fondo però, non è altro che il giudizio nei confronti di qualcosa o qualcuno che abbiamo paura di essere realmente. In fondo anche un bullo non è altro che un insicuro che, diversamente da un timido, combatte le sue paure e le sue insicurezze sottomettendo gli altri per sentirsi migliore. Il timido si isola, il bullo aggredisce, stessi problemi con diverse soluzioni.

Queste sensazioni, questi giudizi continui che sono solo nella nostra testa però non sono altro che una nostra creazione.

Esiste un metodo molto semplice per iniziare a uscirne: partire dalle piccole cose.

Non dico infatti di cominciare ad organizzare un convegno in cui tu sei il relatore, o di affrontare di petto il tuo peggior incubo, ma potresti cominciare da qualcosa di più semplice: magari per sfidare i tuoi timori di essere rifiutato potresti iniziare a dire di no alle richieste di quella tua amica un po’ troppo pressante e che pensi se ne approfitti di te; oppure potresti provare un capo in un negozio e poi dire che non ti convince ed uscire senza comprarlo (sì perché so già che se ti provi qualcosa il più delle volte lo acquisti). Man mano potresti renderti conto che, in fondo, quella sensazione di disagio non era poi così insopportabile. Potresti provare, ancora, a fare una domanda in qualche riunione, chiedendo semplicemente un chiarimento su di un argomento che non ti è troppo chiaro perché non ci sarebbe nulla di male; o potresti alzare la mano raccontando la tua storia (senza che questo ti faccia sentire un imbranato, ma semplicemente una persona come tante).

Sono tanti gli esperimenti che puoi fare, trova tu il punto più semplice da cui partire e mettilo in pratica. Chiediti qual è la tua paura più grande e parti dal primo, piccolo passo.

Un vecchio detto cinese recita (più o meno) che "ogni chilometro inizia con il primo metro" dunque se vuoi imparare a correre una maratona, abituati prima a correre attorno al tuo isolato, poi a due e così via. Uno dei libri più illuminanti sull’argomento è Fattore 1% di Luca Mazzucchelli, te lo consiglio. In questo libro è ben spiegata la mia filosofia di vita “uno è sempre meglio di zero”. Vuoi dimagrire? Non guardare quanti chili hai o devi perdere, inizia e basta. Devi iniziare una scalinata, uno scalino alla volta senza guardare la cima.

Se hai paura di dover affrontare le persone, se non ti senti all'altezza, se hai paura del loro giudizio, se hai paura di non reggere il confronto o di rimanere solo, in realtà è probabile che tu abbia semplicemente paura di essere visto in modo diverso da come vorresti apparire.

Magari sei un perfezionista e vorresti essere sempre impeccabile, limpido, coerente, cristallino, ma tutti sappiamo che non è possibile, non si può essere immune da errori. Hai in mente un ideale di cui sai già di non esserne all'altezza, perché gli ideali non esistono nella realtà, ma sono appunto idee. Temi che gli altri, alla fine, capiscano che tu non sei quella brava persona che provi a far credere tu sia e cerchi in ogni modo di accontentarli mettendo sempre te stesso in secondo piano. Beh, posso confidarti un segreto? Nessuno si preoccupa tanto di te quanto tu credi. Alla fine, in realtà ognuno è più preoccupato per sé stesso. Tu non sei al centro dell’universo di alcuno, al massimo dei tuoi figli (se sono piccoli) o dei tuoi cani.

Eppure sono certo che tu abbia già dimostrato a te stesso e agli altri, in diverse occasioni, che quando davvero vuoi fare qualcosa sei perfettamente in grado di farlo. Sicuramente però non te ne ricordi o peggio, sminuisci i tuoi risultati declassandoli al minimo indispensabile, magari è stato anche un caso. Quando risolvi un problema (e sono sicuro ne hai risolti tanti) te ne ricordi? Ricordi quando, invece di scappare, quel giorno hai affrontato i tuoi timori, ricordi com'è andata davvero?

No, non te ne ricordi, ricordi solo i fallimenti, quelli li hai sottolineati col rosso.

Invece lo so che quando sei ispirato, quando ne hai voglia, quando senti di potercela fare o, semplicemente, sei stanco di scappare e non ti tiri indietro, quando finalmente riesci ad affrontare i tuoi timori dimostri a te stesso e agli altri quello che vali davvero. Ebbene ricordi quella forza che avevi dentro? Ti ricordi la soddisfazione di portare a termine un progetto, un compito?

Devi solo imparare a ricordare anche i tuoi successi, tutto qui. Devi imparare a vivere i problemi come sfide, stimoli, occasioni di crescita. Certo non tutto è una sfida, ci sono problemi che sono solo problemi e tali restano. Quello che deve cambiare è la consapevolezza che puoi farcela. Quello che deve cambiare è il timore di essere giudicati se si sbaglia, perché si può e si deve anche sbagliare per capire quale sia la strada giusta.

Gli errori fanno parte del gioco anche delle persone che veneri, sono battute d'arresto su un percorso pieno di soddisfazioni e non il contrario.

Abituati a vedere le piccole sfide come allenamento, magari prova a mettertene tu stesso, così da essere pronto quando le sfide saranno più grandi, quando arriveranno da fuori. Il soldato si prepara alla guerra in tempo di pace.

Affrontare e risolvere i piccoli contrattempi significa salire ogni volta su di uno scalino più alto, significa salire di livello, significa smettere di frignare e diventare migliori di ieri e peggiori di domani. Significa sentirsi all’altezza e sempre più forti. Non affrontarli significa confermare a sé stessi di non esserne capaci.

Sei una persona unica e irripetibile e nessuno ha le tue stesse caratteristiche. Prendi le chiavi, esci di casa ed affronta le tue paure, un passo alla volta.