Una mostra nel cuore di Milano concepita e realizzata dal Civico Museo Archeologico di Milano e dalla Fondazione Luigi Rovati in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana mette in luce il legame tra Milano e la civiltà degli Etruschi.
Il viaggio della Chimera racconta in cinque sezioni e con l’esposizione di oltre duecento reperti provenienti dai maggiori musei archeologici italiani, dalle collezioni del Civico Museo Archeologico di Milano e dalle collezioni della Fondazione Luigi Rovati, gli sviluppi di una scienza, l’etruscologia, che ha reso possibile la scoperta di reperti di straordinaria bellezza.
Il percorso parte dalle origini del collezionismo etrusco a Milano e la grande mostra del 1955 aperta da Massimo Pallottino a Palazzo Reale, punto di partenza di un rinnovato interesse per lo studio di questa cultura che confluirà in una serie di campagne di scavo scientifico. La terza sezione si concentra sulle Università di Milano e le ricerche archeologiche con le prospezioni Lerici, gli scavi a Tarquinia, Capua e Populonia mentre la quarta vede protagonisti gli scavi sul territorio regionale che hanno evidenziato la presenza etrusca in Lombardia.
Il collezionismo contemporaneo: il futuro Museo Etrusco a Milano è l’ultima parte dell’itinerario espositivo e manifesta la passione per l’arte e a cultura etrusca. E proprio qui è presentata in anteprima una piccola selezione di reperti della Fondazione Luigi Rovati che confluiranno per l’estate del 2020 nel Museo d’arte Etrusca nella sede di Palazzo Bocconi-Carraro, in corso Venezia, a Milano.
Il collezionismo etrusco è una passione di famiglia nata con Luigi Rovati, imprenditore farmaceutico, ricercatore, fondatore di Rottapharm e grande appassionato di arte classica ereditata da Lucio Rovati, il figlio che, dopo una visita a Tarquinia ha iniziato una vasta collezione di reperti etruschi. E per la prossima estate si corona il sogno di Lucio Rovati e della moglie Giovanna Forlanelli Rovati, anche lei medico, alla guida della casa editrice Johann &Levi dal 2005, vicepresidente della Fondazione Rovati e futura direttrice del museo. Ora in fase di progettazione, il palazzo ospiterà 4200 reperti, la straordinaria collezione Cottier-Angeli acquisita in Svizzera e riportata in Italia grazie a un accordo con il Ministero dei Beni per le attività culturali e le raccolte Cremonini e Cambi. Il restauro del museo è firmato da Mario Cucinella, lo spazio sarà anche un centro di riferimento per il restauro e la ricerca, e in linea con i nuovi centri museali, prevede l’apertura di una caffetteria, un bookshop e un ristorante stellato. Giovanna Forlanelli sarà affiancata dal conservatore Giulio Paolucci e dal curatore Luca Massimo Barbero.
E, in attesa dell’apertura al pubblico nel Palazzo di Corso Venezia del nuovo museo dedicato all’Etruria antica, Lucio Rovati presenta nella sede del Civico Museo Archeologico, tra la varietà del prezioso patrimonio artistico etrusco, esposto lungo il percorso di Il viaggio della Chimera, testimonianze di scrittura etrusca come la paletta di bronzo con una dedica a Selvans, divinità dei boschi, dei terreni e anche dei confini, ma anche raffinate oreficerie e oggetti di alto artigianato.
“È un po’ una promessa che avevamo fatto a Milano quando eravamo partiti con l’idea del museo. Questo ci dà la possibilità di rispettarla e di fare qualcosa per la città, con questa straordinaria mostra di coproduzione tra noi e ovviamente tutte le istituzioni. È stata veramente una collaborazione che ci dà modo di far vedere un po’ quello che abbiamo intenzione di fare con il museo. Io non oso definirci mecenati perché è veramente un termine che va al di là del nostro piccolo contributo, però vogliamo instaurare una nuova forma di collaborazione con le istituzioni e in questo caso con gli studiosi di archeologia, ma anche con i comuni e i musei, una forma in cui il collezionista mette a disposizione la propria collezione o meglio la costruisce, perché in questi ultimi due anni abbiamo davvero ingrandito le nostre collezioni, costruendole proprio con il proposito di metterle poi in mostra nel museo e anche con l’intento di prestarle. È uno scopo di ricerca e deriva in diretta dal mio mestiere. Faccio il ricercatore, sono medico, ricerco nuovi farmaci ma in tutte le mie attività mi chiedo sempre perché, da dove viene, come si sviluppa. E in questo caso io vorrei diventasse un polo di attrazione per la ricerca in particolare etrusca che si svilupperà a partire dalla nostra modesta collezione ma si amplierà con collaborazioni straordinarie e con tutte le altre istituzioni e i musei nazionali e internazionali. In questa mostra abbiamo cercato di collaborare il più possibile. È ovvio che abbiamo messo una quindicina dei nostri pezzi sulle centinaia che poi saranno al museo e alcuni sono veramente molto importanti ma abbiamo voluto che ci fossero i pezzi del Civico Museo Archeologico di Milano e quelli prestati da altri musei, pezzi straordinari e reperti a volte mai usciti da musei che sono tra i più importanti di questo settore. Inizia quella che sarà la collaborazione e fin da questa mostra, con tutti gli altri attori principali in questa sede. E anche con i comuni più importanti del territorio etrusco proprio per testimoniare il percorso che cercheremo di fare da oggi in avanti. E poi naturalmente esprimo il nostro orgoglio di collezionisti di mettere a disposizione quelle poche cose che siamo riusciti a portare in Italia perché la gran parte di questi pezzi erano dispersi in tutto il mondo”.