Quest'anno il Bruscello rappresentato a Montepulciano, edizione 74, merita un'attenzione particolare per un duplice motivo: un ritorno alla tradizione, da cui si andava discostando troppo, a detta della maggioranza dei bruscellanti, i dilettanti cioè che lavorano tutto l'anno per portare a buon fine l'opera che poi viene mostrata in cinque serate.
Un secondo motivo, la vicenda trattata, il tragico amore di Tristano e Isotta, che proviene da una tradizione nordica ed è da sempre, per la cultura, identificata col capolavoro wagneriano.
Un confronto dunque, fra due modi di raccontare, tutti e due attraverso scenografie, costumi, luci e musica. Il parallelo è solo formale perché nel Bruscello Poliziano c'è una scrittura a più mani che tiene in grande considerazione il pubblico cui è rivolta (per fare in modo che possa seguire il racconto). Tutto il contrario di Wagner, compositore ammiratissimo dalla critica ma che per il pubblico è da sempre di difficile lettura.
Quest'anno,per registrare l'opera, arriva addirittura un'emittente canadese, dal nome “ Evasioni ”, evocativo di viaggi e cultura. Giustamente orgogliosi, il presidente della compagnia e i bruscellanti tutti , all'idea che una tradizione popolare, molto nota localmente, sarà portata in immagini a così grande distanza. Il Bruscello Poliziano è veramente un esempio straordinario di lavoro volontario e appassionato che mette insieme generazioni di età diverse-dai bambini piccoli ai nonni- in un impegno lungo un anno che dal 1939 puntualmente si ripropone ed è indice, e insieme causa, di una grande armonia a livello sociale.
Il tema scelto per un triennio è quello dell'amore. Quest'anno la rappresentazione è liberamente tratta dal mito di Tristano e Isotta, l'anno precedente si cantava di Orfeo ed Euridice, e il prossimo anno sarà la volta di Romeo e Giulietta.
Il mito medievale dei due amanti,Tristano e Isotta, pur conservando l'epilogo tragico, è reso però più verosimile nelle sue componenti storiche ed umane , rispetto al racconto classico infarcito di magia. La storia è ridotta all'essenziale,“Abbiamo diminuito il numero dei personaggi –spiegano le autrici dei testi Irene Tofanini e Chiara Protasi – perché il Bruscello deve avere una sua struttura narrativa più semplice.
Senza minimamente nuocere alla spettacolarità, che proviene da un insieme di fattori:le dimensioni del palcoscenico, il gran numero di comparse, i costumi fatti con cura e con trovate divertenti, le colorate scenografie descrittive dei molti luoghi in cui si svolge la storia, le luci, la musica, la gioia di recitare che gli attori comunicano al pubblico. Il tutto con un linguaggio semplice e comprensibile, ogni atto introdotto dalla figura dello storico (impersonato dal presidente della Compagnia del Bruscello Marco Giannotti), e ogni scena dal cantastorie, altra figura da sempre nel copione insieme con il suonatore di fisarmonica che ne sottolinea le parole..Risultato, un grande spettacolo, che si tiene nel suggestivo palcoscenico davanti alla cattedrale di Piazza Grande a Montepulciano (Si). Teatro popolare italiano da non perdere, in programma dall'11 Agosto alle 21.30 fino a giovedì 15, giorno di Ferragosto. Contiene tutti gli ingredienti del tipico Bruscello come le quartine( per l'azione), le ottave( per la narrazione), le scene di massa, di ballo, di caccia, di bambini che giocano, e un ampio uso dei cori (il coro è quest'anno, per la prima volta, la più importante componente musicale). La piccola orchestra è composta di bravi professionisti e diretta con passione da Alessio Tiezzi, il compositore. “Abbiamo voluto dare un messaggio di coralità e condivisione delle parti cantate – ha detto il maestro – mentre l’utilizzo costante degli archi contribuisce a dare in certe parti una sfumatura più colta all’impianto popolare”. “E’ la storia che si adatta al Bruscello non viceversa”, ci tiene a sottolineare il direttore artistico Franco Romani che aggiunge”: “Il nostro spettacolo viene da lontano e ha la sua evoluzione che però non deve perdere di vista le sue radici. E poi non è mai facile recitare su un palcoscenico situato in una piazza e lungo 30 metri perché bisogna sempre mettere in conto le difficoltà ambientali e acustiche che non sono quelle di un teatro”.
Anche se alcune scene , penso a quella dei bambini fatti prigionieri, o le danze in onore delle nozze di re Marco con Isotta, o i momenti in cui gli attori scendono fra il pubblico, forse perché accompagnate da musiche particolarmente incisive, fanno raggiungere agli spettatori una tensione emotiva difficile da provocare in un teatro.