MC. Nell’ incipit del suo libro Perché Le sfide di una donna oltre l’arte, edizioni Mondadori parla di Parigi la città dove ha deciso di vivere “lontana da un’Italia , quest’Italia che non amo più “. Qual è quest’Italia che l’ha delusa così profondamente?
LDD. L’Italia è un unicum nel bene e nel male. È la mia patria che ho amato tanto per la sua grande storia e la stupenda geografia, un paese dove tutti gli uomini posseggono creatività, inventiva e gioia di vivere. Ma Questa Italia non la amo più. È divenuta come un albero che ha le radici malate e che non potrà dare mai buoni frutti. La Politica è la causa di questa grave malattia che come un cancro con le sue metastasi ha invaso e distrutto la mia Italia. A questa triste realtà va aggiunto che L’Italia purtroppo non è uno Stato Laico e quindi la situazione peggiora sempre di più. Stiamo vivendo un momento storico in cui il virus del potere ha formato un esercito di uomini che tentano di compiere il genocidio di desideri, utopie, sogni, ma principalmente cerca di trasformare la libertà in una specie di autorità democratica, dove l’obbligo della corruzione parte dalla vanità del pensiero e rapidamente si estende al buon gusto, alle buone maniere e a tutte le sfaccettature della nostra vita quotidiana invadendo dispoticamente anche l’Arte e il sistema dell’Arte. La crisi italiana è culturale, intellettuale ed etica.
Sui critici, in particolare mi rivolgo ai critici italiani assetati di potere, e sulle istituzioni del nostro paese grava la responsabilità di aver contribuito, attraverso un comportamento obsoleto e compromissorio alla perdita della dignità dell’Artista e dell’Uomo, dell’Arte e della Cultura. Si è sviluppata una sorta di fenomeno di gruppi di pressione dove gli interessi trionfano sulle loro aspirazioni e rivendicazioni, dove la trasparenza e la storia, la creatività e i valori sono stati sostituiti dall’egemonia della partitocrazia e dall’adattamento all’immagine massmediologica, dove le strategie politiche e il potere capitalistico italo americano gestiscono l’arte e la vita quotidiana dell’uomo. Inoltre sono profondamente addolorata per come è stato dimenticato Joseph Beuys in Italia proprio da quei critici che scrivevano e si contendevano sui giornali le cronache della sua presenza in discussioni e mostre. Beuys ha amato tanto l’Italia, è il paese al mondo che più di ogni altro ha visitato, in Italia ha lavorato ed ha avuto anche la Cittadinanza Onoraria di Bolognano il 13 maggio del 1984.
A Bolognano creò la Piantagione Paradise, aveva il suo emblematico Studio, mise a dimora la Prima quercia italiana, fece discussioni e la sua “utopia concreta” si trasformò in Abruzzo in Utopia della Terra. Joseph Beuys considerava l’Italia la sua seconda patria avendo lavorato negli ultimi 15 anni della sua vita alla sua famosa operazione, conosciuta in tutto il mondo della cultura internazionale, Difesa della Natura. Una Difesa non soltanto ecologica ma principalmente antropologica, Difesa dell’Uomo, della Creatività dei Valori umani. Beuys non ha inventato nessun metodo, ha lavorato generosamente in tutta la sua vita per il miglioramento dei metodi esistenti nella società. Ho proposto a cinque Musei italiani una mostra antologica della Difesa della Natura ed era mio desiderio Donare la mia intera collezione privata, ma ho avuto solo rifiuti. Ed è così che il 13 maggio del 2011 ho Donato nel contesto della Mostra Difesa della Natura tutta la mia Collezione privata di 300 lavori di Joseph Beuys alla Kunsthaus di Zurigo per due precisi motivi. Primo fra tutti perché è stata rifiutata da cinque Musei italiani e dallo Stato italiano, sia la Mostra che la Donazione. Il secondo motivo è in diretta relazione con il primo affinché la mia collezione sia custodita, visitata e protetta da uno fra i più importanti musei storici mondiali dove, già nel 1992, dopo il contenzioso durato sette anni con il Museo Rivoli, ho donato la regale opera Olivestone. In questo senso nulla del mio lavoro andrà perduto. Dopo questa grande delusione ho deciso di lasciare l’ITALIA. Allora chiedo a Lei Dr.ssa Cerretelli e a chi mi legge: un paese così confuso e corrotto come l’Italia può amare Joseph Beuys con i suoi concetti fondamentali che toccano i valori umani, il rispetto dei principi dell’Uomo e della sua Madre Natura, la sua Living Sculpture ?
Chi incontra Lucrezia De Domizio Durini si rende conto all’istante di quel fuoco vivo che la anima e che costituisce da tantissimi anni il suo impegno, la sua passione e il suo amore per l’arte . Nella sua autobiografia parla di “una creatività che ha sempre cercato “ e del suo maestro Joseph Beuys che ha cambiato la sua intera esistenza. Come si alimenta l’amore per l’arte?
L’amore per l’arte si alimenta giorno dopo giorno seguendo e amando gli artisti che sono al centro dell’universo. L’artista è colui che pone l’Arte a svolgere la funzione centrale della nostra vita, una funzione che cambia innanzitutto il nostro modo di vivere, di pensare, di vedere. Un mutamento di dinamicità e di apprendimento radicale e senza fine. La zona intellettuale dell’artista gioca un ruolo importante nello scorrere e nell’evolversi del tempo, un ruolo che illumina le menti confuse e ottenebrate, svela il segreto dell’arte e indica la strada ai viaggiatori erranti. L’artista oggi ha un ruolo chiave in questa trasformazione sociale in atto. Una responsabilità che dimostra la propria sostanziale necessità. Un potere che coglie, trattiene e dà forma all’umanità. È questo il compito dell’artista perché l’arte si nutre di ciò che la società condanna, esclude, accantona e dimentica. E sono proprio tutti gli artisti che ho incontrato e incontro a essere i miei unici Sponsor culturali che mi hanno educato e mi insegnano ad amare sempre di più l’arte. Ed è solo grazie a loro che devo la mia esistenza nel mondo culturale internazionale. Il resto è solo Silenzio.
Il suo libro è anche un "J’accuse" al modello economico e sociale esclusivamente basato sul guadagno immediato …” come scrive dell’Introduzione del libro Pierparide Tedeschi. Quali sono i suoi suggerimenti per le nuove generazioni per combattere questo malcostume?
Bisogna sedimentare antropologicamente il Passato e metterlo in analisi comparata con le realtà del Tempo Presente per tentare di creare un futuro sempre migliore per l’umanità. E l’Arte è l’unica possibilità per il mutamento sociale. È necessario quindi lavorare con passione, con libertà assoluta senza mai compromettersi a qualunque tipo di potere, essere coraggiosi e molto umili. Ma principalmente credere nel Tempo poiché il Tempo è l’unica verità di noi stessi ed è l’unico patrimonio che ci appartiene totalmente, che possiamo gestire con indipendenza e libertà.
Nel suo libro narra dei suoi centri dedicati all’arte. Il piccolo borgo di Bolognano è un grandioso esempio della sua attività di collezionista di rapporti umani, cenacolo e terra d’ispirazione di tanti artisti, punto focale di creatività costruito con Joseph Beuys e suo marito Buby Durini. E poi l’intera Piantagione Paradise. Quale sarà il futuro di questo Paese dell’Arte?
Benché la situazione attuale sia di estrema crisi etica, io sono ottimista.
Siamo veramente molto stanchi di vedere artisti che ripropongono il dejà vu delle televisioni, gli avvenimenti delle strade, delle pubblicità e delle riviste alla moda o, spodestando personaggi e fatti storici, sigillano la loro Arte malata con il consenso di quella critica di potere venduta al sistema politico o al capitalismo italo-americano. Siamo disgustati delle false innovazioni, dei riciclaggi.
Bisogna cambiare radicalmente il Sistema dell’Arte.
Sono d’accordo con Benjamin … “tra i grandi creatori ci sono stati sempre gli implacabili che per prima cosa facevano piazza pulita …”
Per secoli il sistema dell’arte ha concepito e istituito categorie e metodi, ha circoscritto artisti, intrappolandoli in una struttura di rappresentazione comunitaria. Dall’impressionismo alla Pop fino all’Arte Povera e la Transavanguardia ….
Cosa è accaduto o meglio cosa ancora accade?…
Nelle posizioni iniziali gli appartenenti al gruppo tendono a legarsi per acquisire quella forza subalterna che unisce gli uni agli altri. Il dominio del gruppo è sottoposto sempre al potere del critico che, esorcizzando contenuti e valori di ogni singolo artista, esercita sovranità e autorità di totale diritto giurisdizionale sull’intera rappresentazione del gruppo, classificandola come sua creatura. Il potere del critico si fonda sull’insicurezza dell’artista che vede nel critico: vox populi, vox dei… In questo senso vive la seducente follia della gloria in cui la fragilità del successo conduce il gruppo a disgregarsi, a una dolorosa necessità di far trionfare ognuno le proprie aspirazioni. Conduce all’innaturale della guerriglia dove le armi della tattica e delle strategia, elevate a radice quadrata, svelano l’artificio e rivelano inconfutabilmente che la verità non è nei sistemi ma nella realtà (J. Beuys)
In questo senso l’Arte e la Cultura del XXI secolo esigono un’ evoluzione, una rottura radicale con il Sistema dell’Arte, che negli ultimi decenni si è impregnato di abuso di potere.
In questi ultimi decenni alcuni artisti hanno deliberatamente scelto il silenzio, perché il silenzio è anche logos ed è proprio in questo tessuto di silenzio e parola che hanno lavorato per creare un sano, benefico linguaggio, continuo e irrefutabile, emesso dalla profondità dello spazio e del tempo dove vive e convive il loro grande segreto: l’acustica dell’anima.
Io li chiamo Gli Artisti del Silenzio. Appartengono ad una visione aperta e mai circoscritta a metodo. Sono artisti di differenti nazioni, differenti stati generazionali e di diverse ricerche, legati insieme da un forte senso di reciproca libertà e di scelta di un lavoro profondo, che porta in sé il confronto e il rispetto dei principi fondamentali dell’Uomo e della sua Madre Natura. Posso dire che ho creato una specie di silenzioso Movimento: Gli Artisti del Silenzio sempre aperto a nuovi incontri. Posseggono in comune un pensiero forte e un messaggio di rinascita sociale, etica, culturale ed economica. Con questi artisti promuovo mostre, scrivo libri e, da operatrice culturale, tento di diffondere il loro pensiero con qualsiasi mezzo. Il rapporto è sempre alla pari: apprendo ed insegno.
L’Arte del Terzo Millennio ha necessità di un cambiamento di rotta a 360 gradi. L’Artista oggi deve essere al Servizio della Società.
Vive a Parigi e continua la sua attività con la stessa passione di sempre. Quali sono i nuovi progetti ?
A Parigi vivo serena e lavoro tanto nel mondo, quel mondo etico che rispetta i valori e le qualità dei progetti. Da due anni mi è stata data per onorificenza dal Presidente Emerito Prof. Giancarlo Trentini di La Maison de l’Italie la libertà di curare Eventi internazionali ed ho impegnato l’intero 2014 con particolari operazioni culturali. I progetti immediati importanti sono: l’8 febbraio prossimo una grande mostra a Zagabria nel famoso spazio dell’Art Padiglion dove curo la Mostra Gli Artisti del Silenzio che, in seguito, proporrò ad altri Musei internazionali. Il progetto con il mio amico di sempre Yvon Lambert di Donazione dell’intera mia collezione di opere di artisti con i quali ho lavorato negli anni al Museo d’Avignon in Francia e che ora si trova nel mio Palazzo Durini in Bolognano. Altro progetto: Presentazione Muta in tutta Italia del mio libro Perché, e inizio il 23 settembre al Teatro Out Off di Milano. Ma, ciò che mi sta più a cuore è un lavoro segreto di scrittura: un grande libro di uno tra i maggiori storici dell’arte mondiale, un lavoro di analisi, di lavoro e di vita molto delicato di cui sono onorata di essere stata scelta e spero di riuscire a creare un capolavoro pedagogico quale messaggio ed esempio rivolto al rispetto della storia per il miglioramento della comprensione dell’Arte e dell’ Umanità. E, per finire, Il Five Free International Forum dal titolo Life sabato 28 giugno 2014 con l’inaugurazione nel cimitero di Bolognano della straordinaria Cappella Durini con opere atipiche di artisti e il libro Ante Mortem.
Vi sono altri lavori in incubazione a New York. dove sono in partenza il 25 agosto e in altri paesi. Dopo la tragica scomparsa di mio marito Buby Durini l’arte è divenuta per me l’unica possibilità per esistere.