Il borgo di Asolo, così ricco di presenti e passati splendori, non ha bisogno di presentazioni. Una giornata non basta – infatti – per godere appieno dei suoi tesori e per ripercorrere i passi di chi ha lasciato un’impronta indelebile nella sua storia.
Parliamo, soprattutto della ‘comunità britannica’ che per decenni ne ha modellato l’avvenire. Partendo da Robert Browning che lo elesse luogo di ispirazione, coniando il termine ‘Asolando’ per una raccolta di poesie ad esso dedicate, atte a indicare lo stato d’animo che lo accompagnava durante le sue passeggiate, le quali gli consentivano di perdersi nei propri pensieri grazie alle bellezze del paesaggio.
Le indelebili testimonianze britanniche e l’innamoramento verso un territorio unico – vicino idealmente ma a se stante rispetto a Venezia – sono le chiavi di partenza per iniziare la visita al Museo Civico. Non a caso la parete dedicata agli ‘Inglesi di Asolo’ costringe il visitatore a sostare qualche minuto per comprendere appieno cosa lo stia attendendo nelle varie sale.
Il già citato Robert Browning (cui è dedicata una piccola sezione) non è il solo Browning ad essere ricordato, poiché è del figlio Pen l’apertura della Tessoria Asolana per la tessitura artistica della seta. Il laboratorio fu – altresì - gestito da Flora e Freya Stark; madre e figlia le quali ebbero modo di stringere rapporti anche con la Regina Madre e la Regina Elisabetta II.
Ed è proprio la figura di Freya Stark a dominare il museo grazie alla creazione di una nuova sala a lei dedicata, nel venticinquennale dalla morte. La Stark è considerata caposcuola del moderno travel writing e grazie alla sua passione per i viaggi è stato costruito un vero e proprio ‘scrigno dei tesori’ interattivo e non, composto da tre elementi–perno da cui far partire un intenso viaggio di scoperte.
La stanza, dominata dal colore bianco, riproduce mobili originali appartenuti alla Stark: la scrivania circolare (le cui dimensioni sono state dedotte da un’immagine presente in mostra) ne rievoca la vita da esploratrice, consentendo al visitatore piacevoli scoperte cassetto dopo cassetto, tasto dopo tasto; senza mai tralasciare un appunto di viaggio, una considerazione sulla vita o un ricamo perfetto; arte - quest’ultima - (insieme al tè delle cinque) da considerarsi come sua personale finestra sul mondo.
Si passa all’armadio, cuore della sala all’interno del quale siamo invitati ad entrare per conoscere alcuni punti salienti della sua biografia, partendo da oggetti importanti che le appartennero. Tuttavia, poiché i viaggi iniziano e finiscono con una porta, prima di approcciarne una piena di immagini fotografiche, ci viene data l’opportunità di varcarne un’altra e vivere una particolare esperienza sensoriale finalizzata all’ascolto di alcuni brani tratti da un’intervista del 1963 nella quale si dichiarava: ‘naturalmente incline all’astratto’. Parole che ci rimandano alle sue indubbie qualità di disegnatrice (già decantante in una mostra del 2014) e di cartografa, abilità abbondantemente documentate in questa sezione a lei dedicata, sezione posta al centro di un piano ispirato a tre donne fondamentali per Asolo, quali la Regina Caterina Cornaro ed Eleonora Duse.
L’ampia stanza dedicata alla Divina è una camera-camerino resa possibile dalle donazioni da parte della figlia Enrichetta, cimeli che includono anche una serie di studi scenografici di Natalia Goncharova per un’opera di Ibsen, annotate dalla Duse stessa; immagini fotografiche e ritratti fra i quali spiccano i lavori di Walter Clark e Franz von Lenbach. Inoltre, per chi è in vena di una breve e suggestiva passeggiata, la Duse riposa al cimitero di Sant’Anna.
Il Museo Civico di Asolo possiede anche un’interessante sezione archeologica e una Pinacoteca di tutto rispetto. La collezione copre svariati secoli e comprende una sala dedicata al Canova, all’interno della quale sono degni di nota due Capricci oggi correttamente attribuiti a Bernardo Bellotto. I panorami di stampo impressionista ma con eco preraffaellite di Eugene Benson, giunto ad Asolo per salutare l’amico Browning e rimastone incantato, ci conducono verso la mostra monografica temporanea dedicata a Guglielmo Talamini, artista in bilico tra avanguardia e classicismo, dimenticato per lungo tempo e ora riportato a nuova luce grazie all’esposizione del lascito della vedova, donato nel 1923. Lascito non completamente gradito all’allora direttore Malipiero che oggi trova giusto risalto in questa mostra in concerto su due poli: Asolo e Pieve di Cadore di cui fu originario. Le tele richiamano lo studio sulla luce turneriano, con riflessi divisionisti e simbolisti dovuti anche ai contatti con Mario de Maria. Ci dà commiato Vendemmia asolana, la tela esposta alla Biennale del 1914, inserita nella splendida sala municipale all’insegna del mito e delle muse che tanto lo ispirarono, a chiudere la nostra visita che ci lascia ansiosi di scoprire le proposte future.