Dovremmo avere una terra felice,
terra d’amore e di vino e di canti,
e non questa terra dove la gioia è umiliata.
Con i versi del poeta americano Langston Hughes (1902-1967), Paola Pace accoglie a Passopisciaro, Etna, nel luogo dove un tempo vendevano il pesce. ‘U pisciauolo lo portava dal porto di Riposto e in montagna il suo arrivo era un evento tale che il paese prese il nome dal mercato. Adesso si dovrebbe chiamare passo del vino: in contrada Sciaranuova i Planeta accudiscono vigneti lussureggianti dai pampini verdissimi che spiccano sul nero della terra vulcanica, spesso assistiti dalla volta celeste, e parrebbe un idillio, anzi lo è, a parte la grandine, temuta distruttrice, croce degli enologi.
La sciara nuova è un’imponente colata lavica che nel 1614 coprì tutto di una coltre apparentemente inospitale, custode, viceversa, di una multiforme vitalità che nutre le viti in modo originale, come, poco distante, il vulcano cresce i pistacchi di Bronte, i più prelibati del mondo.
Paola Pace è per il quarto anno consecutivo direttore artistico del festival Sciaranuova Teatro in vigna e sa raccontare bene l’atmosfera di Passopisciaro: “La peculiarità di questo contesto è l’estrema asprezza del territorio mista a una colorata dolcezza e lentezza tutta siciliana. Il fuoco misto all’aria crea surrealtà. E grandi bevute. Possiamo dire con assoluta certezza che qui c’è bellezza. Non chiedetemi com’è, perché così è”.
Ancora Langston Hughes: “Una terra di sole, di sole splendente. Una terra di acque profumate. Dove il crepuscolo sia un leggero fazzoletto colorato di rosa e d’oro, e non una terra dove è buia la vita”.
Gli spettatori arrivano verso le diciannove a Sciaranuova e inebriati dal paesaggio ancora prima che dal vino, presto versato nei calici da portare al collo (quest’estate anche un rosé debuttante, di colore delicato più albicocca che rosa), scivolano nella notte stellata quasi senza accorgersene, avventandosi a ripetizione sulle acciughe, i pomodorini secchi e i pesti di prezzemolo, adagiati su fettine di pane di casa.
Paola Pace, Alessio e Vito Planeta danno un benvenuto cordiale, ma solo se ci si imbatte in loro, perché gironzolano con una disinvoltura appena venata dalla trepidazione per lo spettacolo che verrà, non si stagliano all’ingresso obbligando al saluto ufficiale. Paola Pace, adatta di temperamento al vulcano soprastante - ma all’occorrenza pratica anche la malinconia - sfoggia, slanciata e piccante, abiti tutti suoi che sfuggono a mode presenti e passate. Può capitare che le dondoli una piuma variopinta all’orecchio destro (Langston Hughes: “Una terra di alberi, di alberi folti, chinato in basso per pappagalli chiacchierini luccicanti come il giorno e non questa terra dove gli uccelli sono grigi”), può capitare che abbia le unghie dipinte di bluette, può capitare che le abbia naturali come se fosse impossibile averle mai avute dipinte di bluette. Alessio e Vito Planeta sono bei giovanotti simpatici, ognuno a modo suo: si vede subito che appartengono alla dinastia che possiede il latifondo, ma non lo sottolineano e si mimetizzano tra vigne e cantine.
Nel cartellone dell’edizione luglio 2018 di Sciaranuova, dominato dalla Grecia con i suoi miti e i suoi filosofi, e dalla Sicilia in musica: Rosa, un concerto per contrabbasso solo di Fred Casadei; Valter Malosti con il suo sconvolgente e ironico Venere e Adone di Shakespeare (e perfino l’Etna ha sussultato per la passione); Aiace di Ritsos, con l’intensa Viola Graziosi diretta da Graziano Piazza. Anima gitana con la chitarra e voce di Marcello Savona in viaggio tra le canzoni mediterranee dall’Andalusia alla Sicilia; Fuori di chiave di Pirandello, interpretato dal giovane siciliano Fabrizio Falco già premiatissimo; Lenòr con un’eroica, così la definisce il direttore artistico, Nunzia Antonino, diretta da Carlo Bruni. Poi la passeggiata filosofica guidata dalla psicoanalista e filosofa Andrée Bella, autrice di Socrate in giardino.
“E per finire in bellezza meditativa - spiega scherzosa Paola Pace - e qui non c’è bisogno di trascendere, ma semplicemente di scendere… i gradini di pietra lavica. Sono molto eccitata di ospitare una vera star internazionale: Tiziano Fratus, poeta e drammaturgo, esperto di alberi, giardini storici e paesaggi. Insieme a lui, autore di Ogni albero è un poeta a Sciaranuova debutta un’esperienza dendrosofica, una passeggiata con meditazione fino al bosco del Parco dell’Etna”.
Il vulcano chiedeva spiegazioni sulla parola dendrosofia: s. f. [dal gr. δένδρον (déndron), «albero» e σοφία (sophìa), «sapienza, conoscenza, amore»].