In Asia e nel Pacifico, l'acqua plasma la terra e la sua gente. Dall'alba al tramonto, la vita dipende dai fiumi e dagli oceani. L’acqua dà la vita, fa crescere le piante, l’acqua, sotto forma di fiumi e mari, offre vie di trasporto e connette le città. L’acqua, nelle sua versione trasparente (sorgenti) o di tutti i colori (arcobaleno), offre giochi di magia e di sogno.
Giocare con l’acqua non è solo un passatempo divertente ma connette anche con la natura e madre terra, diverte, nutre e permette il rapporto agli altri. Proprio per questo, sono soprattutto i bambini che giocano con e nell’acqua ad essere esposti a uno dei maggiori rischi di morte a livello mondiale: l’annegamento. Perché un bambino può annegare in un solo pollice d’acqua.
Ogni minuto, un bambino annega. Ogni ora di ogni giorno, più di 40 persone perdono la vita in acqua. Può essere un bambino che scivola inosservato in uno stagno mentre sua madre si occupa delle faccende domestiche o un bambino che cade in un barile mentre cerca acqua da bere. Si può trattare di un gruppo di adolescenti che nuotano sotto l'influenza dell'alcool o di bambini che vanno a scuola attraversando risaie o zone colpite da inondazioni. Il bilancio quotidiano di questo assassino globale continua la sua silenziosa ascesa e si presenta come un'epidemia che toglie la vita a 360.000 persone ogni anno in tutto il mondo. Quasi tutti i decessi per annegamento si verificano nei paesi a basso e medio reddito e le persone sotto i 25 anni rappresentano la metà delle vite perse. Non sorprende che i bambini di età inferiore ai cinque anni corrano il rischio maggiore. Thailandia, Bangladesh e le Isole Fiji rappresentano teatri di dramma sia per la mancanza d’acqua, sia per il pericolo che rappresenta quando è di troppo.
Raccontare queste storie attraverso numeri, statistiche e grafici è importante, ma il messaggio vero colpisce i cuori attraverso le immagini. La mostra Just One Inch of Water (In un solo pollice d’acqua), appena inaugurata al Quartiere Generale delle Nazioni Unite a New York, promossa dall’associazione Lifeboats, raggruppa lavori fotografici di tre fotoreporter di fama mondiale, Poulomi Basu, Zackary Canepari, GMB Akash. I fotografi raccontano attraverso la lente della camera fotografica i tanti ruoli che l’acqua assume in questi paesi. Durante la loro missione di catturare i momenti più intimi tra le persone e l’acqua sono riusciti a portare sulla pellicola, e conseguentemente sulla tela, il rapporto profondo e essenziale tra questo elemento e l'umanità. Perché l’acqua è profonda, sia in senso letterale che poetico.
La mostra vuole attirare l’attenzione su questo problema e promuovere le iniziative che la fondazione The Royal National Lifeboat Institution (RNLI) offre per prevenire e ridurre il numero di morti per annegamento. Pochi sanno per esempio che con solo $15 la fondazione può pagare un corso di nuoto a un bambino e assicurare che per tutta la vita sappia aiutarsi da solo, e anche altri. La mostra è visibile al quartiere centrale delle Nazioni Unite di New York fino al 29 luglio 2018 ed è accompagnata da un catalogo che raccoglie le foto e ulteriori informazioni.