Difficile non conoscere la valle della Loira, la più estesa area della Francia censita nel patrimonio mondiale Unesco grazie al suo panorama ricco di castelli, dislocati in una natura rigogliosa e impreziosita da vie d’acqua.
Balzando sul lato opposto delle Alpi, un’area che condivide molte di queste peculiarità la troviamo al confine tra le province di Pavia, Novara e Vercelli: quella terra di Lomellina che si è guadagnata l’appellativo di “Piccola Loira”, seguendo l’omonimo progetto di valorizzazione del territorio a opera del locale Ecomuseo del paesaggio Lomellino.
Oltre alle numerose vie d’acqua che alimentano il famoso “mare a quadretti” delle proprie risaie, anche in Lomellina è viva la presenza di una rete di castelli, disseminati a presidio del territorio in epoche ormai remote ma mai dimenticate. Costruzioni che possono annoverare tra i loro progettisti nomi illustri come nel caso del castello di Sartirana Lomellina ideato dall’architetto Bartolomeo Fioravanti, artefice anche delle strutture fortificate del Cremlino. Architetture mirabili hanno dato rifugio a più di un notabile come accaduto al castello di Scaldasole, scelto per ospitare nel 1491 Isabella D’Aragona o nel 1497 l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo. Nel paese di Frascarolo si erge poi un grande maniero testimone degli eventi della Lomellina da tempo immemore, e ora custode di un vasto museo dedicato alla storia dell’agricoltura locale.
Per trovare una sintesi completa di architettura, cultura e tradizioni lomelline bisogna spostarsi nella cittadina di Castello d’Agogna, e già dal nome si intuisce quale sia l’edificio catalizzatore della sua vita presente e passata. Sorto come presidio fortificato in epoca romana, in età rinascimentale viene trasformato nella tipica configurazione da castello signorile adibito a residenza del feudatario, con le costruzioni annesse che vanno a formare il borgo di Castello d’Agogna, disposto lungo la via Francigena che porta i pellegrini verso Roma.
I primi proprietari dell’edificio vanno ricercati nei monaci lateranensi della vicina Mortara, per poi passare dal medioevo ai giorni nostri attraverso diversi possessori tra cui gli Isimbardi, residenti a Milano nell’omonimo palazzo, che furono i proprietari fino al 1846, mantenendo il maniero per questo motivo il nome di Castello Isimbardi di Castello d’Agogna. All’inizio del ‘900 il castello fu acquistato dalla famiglia Gregotti, la cui ultima erede Vera Coghi va poi a lasciarlo alla fondazione benefica intitolata a suo nome.
Immerso nel grande polmone verde del proprio parco, il castello risulta ora quasi completamente ristrutturato, grazie al recupero di pavimentazione, camini, soffitti e locali. Un tale edificio, rinato nel proprio fascino artistico e storico, è diventato il fulcro catalizzatore degli eventi culturali più rilevanti non solo del paese che lo circonda, ma di tutta la Lomellina.
Oltre alle numerose iniziative culturali, di notevole interesse è l’esposizione permanente al primo piano del castello di parte dell’archivio storico, con documenti che risalgono al secolo XIII, focalizzata sulle mappe e cartine relative alle vie d’acqua della zona. Magistralmente recuperate ed esposte, fungono da interessantissima chiave di studio per la storia di questo territorio, analizzata tramite la disposizione ed evoluzione di canali e risaie: la sola visita a questo allestimento merita la visita al castello. Il castello Isimbardi ospiterà dal 8 al 16 settembre la mostra Kalimantan East to West, reportage di cui WSI si è occupato.
In Lomellina c’è storia, arte, cultura e natura: una “piccola” Loira di nome, ma dai grandi contenuti.