In questo breve lavoro si affronta lo studio della poetica di Federico García Lorca con un'attenzione specifica alla sua produzione lirica e teatrale. In particolare si vuole far luce su una parte della sua poetica e su una specifica opera teatrale, analizzando i temi analitici attraverso il fil rouge del realismo magico che unisce i vari testi.
Dalla tragica morte di Lorca in poi, la critica ha contribuito nella creazione di un'immagine bipartita che vede da un lato un Lorca popolare, legato alla sua terra dalla quale se ne distacca con rammarico e che la racconta come una terra mitica, densa di simboli legati all'infanzia; dall'altro il poeta sperimentale che si immerge nelle avanguardie, che distorce la lingua per trarne delle ricerche linguistiche non fini a se stesse. A questo proposito basta ricordare le parole del poeta "Mi arte no es popular". (Milena Locatelli, Le 'possibilità' del teatro di Federico Garcia Lorca: il caso italiano).
Negli anni mi è stato di grande utilità lo studio dell'intervento critico di Oreste Macrì, fautore e divulgatore della letteratura spagnola. Con Macrì mi sono addentrata nella poetica di Lorca, facendomi trasportare, fin dalle prime letture, dai suoi versi liberati dal pomposo giudizio della metrica classica e condotti verso allucinazioni fantasmagoriche di stampo surrealista. La lettura (e gli approfondimenti) delle rocambolesche vicissitudini che videro il poeta protagonista nel viaggio dall’America latina alla grande mela passando per Parigi e Roma, danno vita a una scrittura prolifica dove non si può non riconoscere la freschezza di una scrittura, stagliata sulla pagina tersa, incrinata talvolta da un dolore sotterraneo, accolto e allontanato, abbracciato e detestato dal poeta stesso. Trattasi di un’inquietudine, una sorta di ricerca fanatica di ciò che, di fatto, Lorca non riuscì mai a possedere. È il possesso che mi ha meravigliato, quel possesso difeso fino alla morte, quel bisogno di sentirsi parte di qualcosa e che, invece, ha portato Lorca a riconoscere (erroneamente) un fallimento superiore, il disagio di una diversità che va oltre la comprensione stessa. Tra le pieghe delle sue poesie, il possesso è riscontrabile nel rapporto con New York, nel rapporto (doloroso e continuamente ricordato e rivissuto) con il compagno Emilio Aladrén, nel rapporto, burrascoso e solo a tratti sereno, con la poesia. L’affermazione del dolore rafforza la genialità di un’anima sola in perenne conflitto con la modernità capitalista.
Siamo negli anni '30 e il poeta vive un periodo di forte egocentrismo poetico, tipicamente surrealista. Le sperimentazioni risentono della sensibilità di un’anima sofferente, in perenne ricerca di certezze, di risposte alternative al terribile vivere imposto dal mondo moderno, così cieco e indifferente al dolore degli uomini. È un cuore grande quello di Lorca, che trattiene le emozioni, capisce la tragedia che sta vivendo l’uomo moderno e la traduce nelle sue poesie.
"García Lorca ha voluto riflettere, attraverso la sua drammaticità, la realtà della Spagna, e ha voluto trasmettere allo spettatore la vera immagine della vita che ha sostenuto il popolo spagnolo" (Manuel Antonio Arango). Siamo a metà degli anni '30 e Lorca scrive un'opera pensata per il teatro pubblicata postuma nel 1945: La casa di Bernarda Alba. L'opera teatrale rappresenta il punto più alto del realismo di Lorca: attraverso la sua scrittura, Lorca mette in scena i conflitti sociali, economici e ideologici che sono alla base dei dissidi tra Adela e Bernarda, che possono essere visti come riflesso del difficile momento che stava attraversando il Paese in quegli anni.
Lorca raggiunge il punto più elevato del realismo con l'opera La casa di Bernarda Alba poiché mostra come questi conflitti funzionano a livello personale. "Un teatro realistico è un teatro che descrive (criticamente) i rapporti umani all'interno di una particolare struttura sociale": i problemi tra Bernarda e le sue figlie indicano problemi socio-economici che vanno al di là delle singole manifestazioni e allo stesso tempo determinano le situazioni individuali e i comportamenti degli individui stessi. Lorca ha drammatizzato la storia di una passione, ma ciò che ha scoperto è il carattere divorante di una certa struttura sociale" (Notas sobre el realismo de La casa de Bernarda Alba, de García Lorca. Revista Canadiense de Estudios Hispánicos).
La casa di Bernarda Alba riflette un realismo poetico e a tratti magico. Sebbene Lorca abbia cercato di dimostrare la realtà della vita nelle città spagnole del momento, la realtà che presenta è distorta ed esagerata. Lorca non cerca di rappresentare i valori borghesi, il suo è un teatro simile alle rappresentazioni nude di Unamuno. Il teatro di Lorca è un teatro concentrato dove tutti gli elementi utilizzati lavorano per comunicare lo stesso obiettivo e la stessa idea. I personaggi di Lorca sono visti dall'interno e acquisiscono la vita umana attraverso i loro sentimenti e pensieri. Le figure create da Lorca sono reali, con sentimenti contraddittori, definiti da fattori interni e non esterni. Sebbene sia un'opera realistica (i problemi socio-economici della Spagna in quel momento, la protesta sociale, la critica della classe liberale per la mancanza di consapevolezza e di unità), l'elemento poetico e magico dei sentimenti, del contesto umano, dei caratteri dei personaggi, così ben delineati e vividi da restare nella memoria dell'osservatore e del lettore, crea un legame con il pubblico ponendo l'opera come un lavoro altamente innovativo all'interno del panorama teatrale spagnolo.
Dalla poetica di Lorca ai sentimenti che emergono della sua principale opera teatrale: il fil rouge del realismo poetico e magico non si esaurisce in questa, seppur vasta, porzione di letteratura lorchiana ma sembrerebbe esserci una correlazione linguistica e letteraria tra il teatro e le rappresentazioni rurali di Lorca e la narrativa di Gabriel García Márquez soprattutto nella costruzione dei personaggi femminili (Manuel Cabello Pino Università di Huelva 2016).
Il realismo velato di poesia e magia di Lorca appare come un'estensione dello stesso poeta, quasi un pretesto, inconsapevole e ancora acerbo, per raccontare la sua storia personale, di uomo tra gli uomini, e la storia collettiva, politica e sociale. Un realismo poetico e magico che si veste di impegno politico e storicizzato dove alla realtà oggettiva si contrappone una pluralità di sentimenti e ideologie.