Nella storia passata e in quella presente, a Ravenna, sono accaduti e accadono eventi di grande risonanza che la città apparentemente distratta ignora, o per lo meno non da loro un giusto riconoscimento.
Nel presente
Si è inaugurata nel chiostro della Biblioteca Oriani la mostra Rapsodia in Blue del Cavolo organizzata dall'associazione "Dis-ORDINE deI Cavalieri della Malta e di tutti i colori". L'esposizione fa parte del progetto Pazzi di Jazz 2018 dedicato quest'anno a George Gershwin. Ecco. Questo il risultato finale di un percorso che ha visto impegnati, nella realizzazione grafica e pittorica, un migliaio di studenti delle scuole elementari e medie di Ravenna e provincia. Quindi non una classe o una scuola e niente qui è nato per caso. È un processo che parte da lontano e che nel tempo è riuscito a coinvolgere contemporaneamente visione e suono.
Come un fiume nell'altro, l'Associazione del Dis-ORDINE confluisce nel progetto Pazzi di Jazz - ma anche viceversa - e approda nel mondo delle origini: nel mondo di bambine e bambini e ne moltiplica e ne arricchisce i saperi. Quest'anno Pazzi di Jazz dedica la sua ricerca a George Gershwin ed ecco che l'associazione del Dis-ORDINE risponde mettendo in campo le sinfonie in blu del grande maestro. Si parte dalla frase di Goethe "Un colore che nessuno guarda non esiste". Nella fucina dello stregone – la cucina di Marcello Landi – con una giusta dose di cavolo viola e di bicarbonato nasce il blu naturale. Alle maestre vengono distribuite bottigliette di colore e carta speciale. Nei laboratori si ascoltano le sinfonie in blu e gli allievi contemporaneamente creano opere grafiche e pittoriche. Nel frattempo insieme a Marcello, amiche e amici lavorano, come sempre, con grande impegno e passione trasformandosi, per l'occasione da artiste, artisti e insegnanti, in artigiani tutto fare, segretari, addetti alle pubbliche relazioni. È così la vita e il lavoro senza sosta di Elena, Catia, Edoardo, in questa occasione aiutati da Antonella e Rita.
In una scuola che con leggi distruttive e nel disinteresse generale se ne va a pezzi, qui, nella nostra città accade l'improbabile, il mai visto. Associazioni che in relazione tra di loro moltiplicano sguardi, spazi, direzioni e ostinatamente ritornano a rendere fertili i territori del degrado e dell'assenza. Ravenna straripa di turisti che ne aumentano la ricchezza e contemporaneamente l'insegnamento del mosaico sta scomparendo dai programmi delle scuole d'arte. Vi è nell'ostinazione delle artiste e degli artisti che hanno preso parte a questo progetto - ne stanno realizzando altri che nel loro percorso sono sempre in crescita - uno sguardo ben disposto verso la bellezza quando questa è rivolta alle realizzazione di un bene comune. Per questa ragione i dirigenti che governano la città dovrebbero porre grande attenzione e collaborazione nei confronti di una fucina in atto che si sviluppa come espressione di una coscienza collettiva, consapevole di valori culturali e artistici molto articolati e assai complessi, dato che rappresenta la qualità dei luoghi che quotidianamente viviamo.
Nel passato
In quasi tutte le città, forse, hanno vissuto donne e uomini preveggenti. Da questo punto di vista Ravenna ha avuto molte persone illuminate e siccome sto parlando di una mostra di disegni di bambini desidero ricordare qui la figura di Corrado Ricci e del suo volumetto L'arte dei bambini.
Corrado Ricci nasce a Ravenna il 18 aprile 1858 e muore a Roma il 5 giugno 1934. Si interessa con grande passione alla storia della cultura e dell'arte. Ne L'arte dei bambini affronta il rapporto tra vita e arte. E lo fa partendo dalle origini. Con l'aiuto di amici, maestre e maestri inizia a raccogliere disegni e lavori in plastica di bambine e bambini delle scuole materne. Dall'osservazione del materiale a sua disposizione, in un periodo di quasi totale estraneità al problema, riesce a elaborare intuizioni psicologiche e didattiche ancora attuali. Il suo percorso parte verso il quarto anno d'età quando nei disegni non è ancora presente la costruzione dell'immagine e "i bimbi prendono gusto a intrecciare segni sul foglio senza che in essi si palesi la più piccola intenzione di riprodurre qualsiasi cosa". Questa è la fase del "disordine mentale" al quale segue "il tentativo dell'ordine" e infine quello "dell'ordine".
È in questo stadio che il Ricci osserva la comparsa della figura umana e si chiede: "Ma qual è la norma che guida l'arte dei bambini?" e crede di riconoscerla nel rapporto tra "descrizione" e "rappresentazione". I bambini cioè "descrivono l'uomo e le cose... cercando di riprodurli nella loro complessione assoluta e non nella risultanza ottica. Fanno, insomma, con i segni la descrizione che né più né meno farebbero con la parola. Vi è poi l'assoluta indifferenza di ciò che può nascondere una parte dell'oggetto ai suoi occhi, difficoltà superata disegnando "tutto l'oggetto attraverso l'ostacolo: un fatto che appartiene anche all'arte primitiva..." e noi andiamo oltre aggiungendo il Cubismo, l'Espressionismo, il Surrealismo e certe tendenze dell'arte contemporanea.
Dalla conquista della figura umana i capitoli del volumetto ripercorrono, come già accennato, "lo sguardo che ricorda", "l'occhio rivolto ai particolari", "l'arte e la tecnica nei fanciulli e nei primitivi", "il bimbo e il colore", "la nascita del bello e suggestioni infantili"e "il bello e il buono". Ogni capitolo possiede intuizioni e osservazioni che riscontra sicuramente per primo e verranno poi approfonditi e arricchiti dal pensiero estetico del Croce, del Gentile e dallo studio appassionato del pedagogista Giuseppe Lombardo Radice.
E per questa via desidero concludere con le parole di Marina Cvetaeva rivolte alla pittrice Natalia Goncarova: "La prima cosa la dice un bambino, la seconda - un discepolo, la terza - un saggio. Le tre cose insieme - un creatore.
Per tutte queste ragioni e per altre ancora, nei 160 anni dalla nascita di Corrado Ricci, le istituzioni di questa città dovrebbero continuare con iniziative significative, ad approfondire e riconoscere l'arte dei bambini.