L’ultimo libro di Murakami uscito in Italia per Einaudi, Ranocchio salva Tokyo (novembre 2017), e l’atteso Killing Commendatore (in giapponese Kishidancho Goroshi - nelle librerie dall’autunno del 2018), ci offrono l’occasione per comprendere il surrealismo narrativo dello scrittore giapponese più famoso al mondo e le sue connessioni con la letteratura americana e le produzioni letterarie europee.
La figura di Murakami è complessa e articolata, offre degli spunti riflessivi che spaziano dalla letteratura giapponese a quella americana post bellica fino ad arrivare a quella europea del Novecento. La sua produzione è vasta tra romanzi e racconti, saggi e traduzioni. Una produzione che potremo definire onnipresente, massiccia, eterna, che oltrepassa il tempo e lo spazio e si colloca in un “non-luogo” e in un tempo immateriale che non conosce confini estendendosi, quindi, a più culture e a più generazioni.
L’embrione della sua narrativa, nata in un contesto generazionale che lo avvicina a coloro che vengono definiti Zenkyoto Sedai (gruppi di attivisti studenteschi che rappresentano la versione giapponese di Angry Young Men in lotta contro l'imminente rinnovo del Trattato di sicurezza USA-Giappone nel 1970, la presenza continua di forze armate americane in Giappone, l'uso di basi situate a Okinawa e in altre parti del paese come aree di sosta per attività militari in Vietnam e lo spiegamento di navi nucleari americane nei porti giapponesi - Kazuhiko Goto, Postwar Japanese Novelists and American Literature, University of Tokyo) e sviluppatasi successivamente come atteggiamento di rifiuto della sua stessa generazione, assumendo ben presto il ruolo di primo scrittore letterario giapponese del dopoguerra, o almeno collocandosi tra i primi che sono liberati dall'ironia ambigua americana (Kazuhiko Goto), sembra calarsi in uno scenario letterario americano molto più di qualsiasi altro scrittore della sua generazione.
Postwar Japanese novelists have turned to American literature, not only for a usable index for understanding “America” as the most fundamentally decisive element of their postwar chronotope but also for something to stimulate their critical and creative imagination or synchronize with their aesthetic sensitivity during their search for an artistic expression under the shadow of “America.” Three influential Japanese postwar novelists have a specific American writer as his inspirational source: Mark Twain for Kenzaburo Oe (b. 1935–), William Faulkner for Kenji Nakagami (1946–1992), and Raymond Carver for Haruki Murakami (b. 1949–).
(Kazuhiko Goto, Postwar Japanese Novelists and American Literature, University of Tokyo)
Il surrealismo narrativo di Murakami si plasma sulla base delle letture voraci di romanzieri americani tra cui Kurt Vonnegut Jr., Richard Brautigan e Jack Kerouac, delle traduzioni di autori americani del calibro di F. Scott Fitzgerald, JD Salinger, Tim O'Brien, Grace Paley, ma soprattutto di Raymond Carver, tanto che arrivò a tradurre tutte le sue opere: otto volumi The Complete Works di Raymond Carver (1990-2004).
Per sua stessa ammissione, Carver divenne lo scrittore di Murakami: due figure divergenti sia per estrazione sociale sia per formazione linguistico-letteraria e culturale. Eppure la sostanziale lotta per l’indipendenza economica e la rincorsa verso l’emancipazione adulta di Murakami attraverso il lavoro e i sacrifici avvicinano l’animo dello scrittore giapponese a Raymond Carver, al suo realismo narrativo, alla sua lingua secca così poco edulcorata da quel realismo magico e dalle note surrealista di cui, invece, è pregna la narrativa di Murakami. Epifania e catarsi sono questi gli elementi che accomunano, nel tempo, i due scrittori.
Prendiamo, ad esempio, L’uccello che girava le viti del mondo l’opera nella quale il surrealismo di Murakami si avvicina al cinema David Lynch (Francesco Ursini): quest’opera della maturità si caratterizza come una produzione in cui il confine tra reale e immaginario, tra conscio e inconscio, tra simbolismo e materialismo si riduce sempre più fino a una totale compenetrazione dell’onirico nella narrazione realistica.
Sogno e realtà. Il surrealismo di Murakami è presente anche in Kafka sulla spiaggia (così come ne La strana biblioteca). La tensione dominante che lega la realtà all'elemento assurdo si scioglie (o si infittisce, dipende dai punti di vista) vero la fine del libro senza mai risolversi totalmente.
Murakami’s literature does not belong to a category of simply entertaining popular literature that endorses the contemporary trend to accept or even enjoy the status quo; that is, a trend of apathetic calmness. This trend is often mistaken to be a (dis)solution of the problem itself, immediately after the political activity around 1970 was suppressed and the rapidly accumulated wealth was made possible by being an obedient member of America’s global regime—or by being willingly subject to Pax Americana. Murakami’s is a literature of pure artistic merit (jun-bungaku) that “does accept the now progressing decay of modern negation and is determined to let it go as early as any other postwar Japanese author [around the end of 1970s] but see it off with sorrowful eyes.
(Norihiro Kato, Murakami Haruki wa muzukashii -On difficulty of Haruki Murakami- Tokyo: Iwanami-shinsho, 2015, 27).
La tensione da sempre insita nella letteratura giapponese, tra l'imitazione di modelli e forme americane ed europee e il desiderio di riconciliarsi con la propria cultura e le proprie tradizioni, fa di questa narrativa in generale e di quella di Murakami in particolare, un mondo da scoprire, ancora poco inesplorato che offrirà molte soddisfazioni alla critica letteraria futura, la quale, potrà studiare un filone nuovo del surrealismo narrativo e del realismo magico che potrebbe, addirittura, collegare autori come JJ Veiga e Murilo Rubião a Jorge Luis Borges e William S. Burroughs.