Livorno si è fatta conoscere nel mondo, fin dalla sua elevazione a città del 1606, per la peculiarità di essere una città delle Nazioni. Una città creata e progettata perché funzionasse dal punto di vista commerciale e quindi economico, insomma una fonte di ricchezza per Firenze che la definì “l'occhio del capo nostro”. Grazie alla emanazioni delle leggi livornine, la costituzione labronica, la città si popolò di persone provenienti da ogni parte del mondo che qua trovarono casa e lavoro importando le competenze e le astuzie delle loro origini.
I greci, ad esempio, furono importanti per la realizzazione e la manutenzione degli scafi, e gli ebrei per la loro abilità e conoscenza del commercio. Queste comunità crearono all'interno della città degli agglomerati con tanto di case e botteghe con prodotti peculiari, e quelle più potenti ottennero i propri luogo di culto e il relativo cimitero; in sostanza Livorno era una rappresentazione del mondo in scala ridotta, dove cultura, religione, usanze e cibo coesistevano e fluivano all'interno del tessuto urbano senza restrizioni o impedimenti, una città globale ma utopistica.
Le comunità più rappresentate e che ebbero ampi spazi furono quelle armene, con cimitero, chiesa e teatro; poi la comunità ebraica, che a Livorno non era ristretta a un ghetto chiuso, quella greca, olandese, alemanna e ovviamente inglese, che dominava gli scenari portuali con un numero di navi che raggiungeva perfino il 60% di presenze alla metà del 1700.
Con l'Unità d'Italia, Livorno perse i vantaggi del porto franco e con esso molti mercanti abbandonarono la città per mancata convenienza, lasciando così palazzi, ville e attività. Oggi Livorno gode di un patrimonio importante di lasciti culturali che si osserva nell'edilizia, oltre che nelle memorie dei suoi abitanti tracciabili attraverso le sepolture nei cimiteri.
È in atto da qualche tempo la volontà di ridare lustro alle varie comunità della città, rivalutando i lasciti storici ancora presenti. Tutto questo grazie all'importante lavoro dell'associazionismo e del volontariato, che con studi, ricerche, fondi e contatti con le ambasciate delle comunità ospitate un tempo, nonché con il sostegno di fondazioni e amministrazione, percorre la strada del recupero della memoria.
L'ultimo esempio in ordine di tempo è la restituzione della dignità alle sepolture del Cimitero degli Olandesi. Grazie a un'azione congiunta tra varie figure che hanno catalogato le essenze vegetali presenti, realizzato interventi conservativi e ricostruttivi sulla vegetazione, ripristinato il vecchio muro di recinzione e una struttura interna al giardino dei defunti, alcuni giorni fa sono “sbocciati” i risultati.
È proprio così, perché oltre al lavoro di base, strutturale ed essenziale, è grazie a un accordo con la maggiore ditta produttrice di bulbi di tulipani olandese (che ha donato 1500 bulbi alla congregazione Olandese Alemanna, tramite l'Ambasciata dei Paesi Bassi), che il giardino in questi giorni di primavera è un'esplosione di colori.
IL Garden Club di Livorno, da sempre attento alla divulgazione della cultura del verde e alla sua importanza nella città, (ha realizzato eventi come Harborea (la festa delle piante e dei giardini d'oltremare) e Verdescambio (una giornata di baratto in cui la moneta sono le piante nel giorno dell'equinozio di primavera), ha messo in azione le sue socie per la piantumazione di 1500 bulbi di tulipano arrivati a Livorno.
Con la supervisione della soprintendenza di Pisa, le pietre tombali sono state pulite dalle infestanti e dalla terra accumulata nel tempo, e si sono scoperti, oltre a nomi e date, interessanti disegni e decori. Gli spazi tra una sepoltura e l'altra sono adesso camminamenti fioriti da una varietà enorme di tulipani colorati. Il giardino riscoperto e curato è una delizia per il visitatore, un parco della rimembranza in cui i fiori fanno dimenticare la natura del luogo o quanto meno la esorcizzano, e rendono il concetto di letto eterno meno spaventoso.